Decameron/Giornata settima/Novella prima: differenze tra le versioni

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La pioggia dalle mie parti non e' un evento al quale siamo abituati. Vivo al sud, in una delle zone piu' belle ed assolate d'Italia: il Salento. Temperature miti, estati molto calde e non eccessivamente umide, mare splendido. La pioggia e' un evento non particolarmente frequente e comunque mai avevo visto un temporale cosi' forte, specialmente alla fine di maggio. Auto ferme ai lati delle strade, signore impacciate sotto gli ombrelli con le gambe nell'acqua fino al ginocchio e le macchine in panne, uomini imprecanti fuori dalle loro vetture contro chissa' chi che aveva ostacolato i loro programmi di lavoro. Di sicuro il peggior temporale degli ultimi anni.
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== Novella Prima ==
Anche io, a modo mio, ero stato tra le vittime della cosa: una signora che probabilmente pensava di poter diminuire i rischi aumentando la velocita', si era scagliata sulla mia auto frantumando il paraurti. Il mio primo incidente, ed ero molto contrariato.
 
''Gianni Lotteringhi ode di notte toccar l'uscio suo; desta la moglie, ed ella gli fa accredere che egli è la fantasima; vanno ad incantare con una orazione, e il picchiar si rimane.''
Il danno era evidentemente grande, e decisi di affrontare il problema il giorno successivo, recandomi da un carrozziere non lontano da casa mia. Ne avevo sentito parlare come uno dei 'piccoli carrozzieri' ancora esistenti nella mia citta'. Per natura fuggo dalle grandi officine o dalle concessionarie, che spesso lavorano 'su larga scala' trascurando i rapporti umani e svolgendo lavori spesso approssimativi. La mia auto per me e' solo un mezzo di trasporto, ma mi piace averla efficiente da ogni punto di vista.
 
Signor mio, a me sarebbe stato carissimo, quando stato fosse piacere a voi, che altra persona che io avesse a così bella materia, come è quella di che parlar dobbiamo, dato cominciamento; ma, poi che egli v'aggrada che io tutte l'altre assicuri, e io il farò volentieri. E ingegnerommi, carissime donne, di dir cosa che vi possa essere utile nell'avvenire, per ciò che, se così son l'altre come io, tutte siamo paurose, e massimamente della fantasima, la quale sallo Iddio che io non so che cosa si sia, né ancora alcuna trovai che 'l sapesse, come che tutte ne temiamo igualmente. A quella cacciar via, quando da voi venisse, notando bene la mia novella, potrete una santa e buona orazione e molto a ciò valevole apparare.
Rocco, il carrozziere, e' un uomo che abita nel rione nel quale vivo anche io, una zona bella, periferica, ma molto popolare del mio quartiere. Lo incontravo spesso al tabaccaio, quando andavo a giocare la schedina. Un uomo sui 45 anni, alto circa 178, un 90 di chili ben distribuiti su una struttura massiccia e soda. Decisamente un uomo del sud, ad eccezione degli occhi, di un celeste disarmante. Pelosissimo, capelli cortissimi, collo taurino, cosce sode e torace ampio. Mi sorprendevano le sue mani rudi ma aggraziate, ed il suo viso, forte e rude ma nello stesso tempo dolce. Lo incontravo spesso dal macellaio, nella sua tuta azzurra, sempre cortese nel suo parlare un dialetto perfetto che lo rendeva ancora piu' maschio.
 
Egli fu già in Firenze nella contrada di San Brancazio uno stamaiuolo, il qual fu chiamato Gianni Lotteringhi, uomo più avventurato nella sua arte che savio in altre cose, per ciò che, tenendo egli del semplice, era molto spesso fatto capitano de' laudesi di Santa Maria Novella, e aveva a ritenere la scuola loro, e altri così fatti uficietti aveva assai sovente, di che egli da molto più si teneva; e ciò gli avvenia per ciò che egli molto spesso, sì come agiato uomo, dava di buone pietanze a' frati.
Non ho mai fatto sesso con un uomo. Sono per natura molto tollerante e non ho alcun tipo di blocco o inibizione sessuale, ma credo di essere una delle tante persone che sono cresciute senza porsi interrogativi sulla propria natura, seguendo un cammino probabilmente delineato da altri: famiglia, cultura, societa'. Ero fidanzato con Giulia, una donna molto bella e disinibita, 5 anni piu' piccola di me (io ne ho 38). Eppure, da tempo, pur nel pieno soddisfacimento delle sue voglie, sentivo nascere in me un forte desiderio quando incontravo persone con le caratteristiche di Rocco. Anche io sono un bel maschietto: 170 80, fisico molto muscoloso ma non palestrato, pelosissimo ovunque, culetto tondo e sodo, gambe pelose e muscolose, capelli rasati e pizzetto, viso carino e maschile. Mi ero spesso chiesto perche' mi attraevano molto figure piu' grandi di me, dall'aspetto un po' rozzo (manovali, meccanici, muratori, camionisti) del tutto diverse dalle figure che il mio lavoro (sono un esperto di informatica aziendale) mi faceva incontrare normalmente, ovvero gli uomini incravattati, tutti uguali, i cosiddetti 'uomini grigi' di una bella favola moderna. Spesso, scopando con Giulia, pensavo alla possibilita' di avere un corpo maschio e peloso al posto di quello splendido corpo femminile. La crisi con Giulia era arrivata a piccoli passi, perche' non accettavo di mentire ad una persona cosi' bella. Ma avevo deciso di prendere tempo e capire.
 
Li quali, per ciò che qual calze e qual cappa e quale scapolare ne traevano spesso, gli insegnavano di buone orazioni e davangli il paternostro in volgare e la canzone di santo Alesso e il lamento di san Bernardo e la lauda di donna Matelda e cotali altri ciancioni, li quali egli aveva molto cari, e tutti per la salute dell'anima sua se gli serbava molto diligentemente.
Arrivai da Rocco alle 18:30. Rocco era splendido, nella sua tuta, anche se affaticato ed unto. I suoi occhi celesti ed il suo sguardo dolce erano uno splendido contrasto rispetto all'aspetto tozzo e burbero del suo fisico. 'Come sta, Dottore?', mi disse. 'Bene, Rocco, ma per favore io sono Luca'. 'Grazie Dottore, e mi tese la mano in segno di gratitudine'. Strinsi quella mano forte, e ne assaporai la decisione ed il calore. Mi sembro' stupendo stringerla, ed indugiai, guardando sempre Rocco in viso, in quegli occhi dolci e maschi.
 
Ora aveva costui una bellissima donna e vaga per moglie, la quale ebbe nome monna Tessa e fu figliuola di Mannuccio dalla Cuculia, savia e avveduta molto. La quale, conoscendo la semplicità del marito, essendo innamorata di Federigo di Neri Pegolotti, il quale bello e fresco giovane era, ed egli di lei, ordinò con una sua fante che Federigo le venisse a parlare ad un luogo molto bello che il detto Gianni aveva in Camerata, al quale ella si stava tutta la state; e Gianni alcuna volta vi veniva la sera a cenare e ad albergo, e la mattina se ne tornava a bottega e talora a' laudesi suoi.
Dopo un intervallo di tempo che mi sembro' durare un,eternita', ci recammo a vedere l'ammontare dei danni. 1500 euro, il terribile preventivo. Cazzo, in quel difficile momento, era complicato affrontare una spesa cosi' grande, avevo altre priorita', ma decisi di eseguire in ogni caso il lavoro. Chiesi a Rocco se potevo offrirgli un caffe', e lui accetto' con piacere, dicendomi che la sua giornata di lavoro era conclusa. Mi disse che doveva cambiarsi, e mi chiese di attenderlo un momento. Lo seguii con gli occhi, mentre si dirigeva verso lo spogliatoio, abbassando la zip della tuta e scoprendo cosi', appena, un enorme torace contentuto da una canottiera a costine, dalla quale emergevano peli neri e riccioloni. Cazzo, come avrei voluto seguirlo in quello spogliatoio e guardarlo mentre si spogliava. Non so cosa avrei potuto fare, ma lo stimolo era quello di guardarlo. Difficile fare con lui le cose che f acevo con Giulia. Cosa si puo' fare con un corpo cosi' maschio. Nel pensarlo mi eccitavo ed essendo piuttosto dotato (ho un cazzo non molto lungo, ma molto grosso e con una grande cappella) credo che la mia erezione fosse evidente.
 
Federigo, che ciò senza modo disiderava, preso tempo, un dì che imposto gli fu, in su 'l vespro se n'andò lassù, e non venendovi la sera Gianni, a grande agio e con molto piacere cenò e albergò con la donna; ed ella, standogli in braccio, la notte gl'insegnò da sei delle laude del suo marito.
Fortunatamente non c'era nessuno in giro, a parte Rocco, che nel frattempo si era rivestito: un paio di jeans, scarpe da lavoro beige e camicia cotone a scacchi rossa e nera, con addosso un gilet da escursionista: ero preso dal suo aspetto, e mi chiedo se avesse notato il mio interesse acerbo o la mia erezione.
 
Ma, non intendendo essa che questa fosse così l'ultima volta come stata era la prima, né Federigo altressì, acciò che ogni volta non convenisse che la fante avesse ad andar per lui, ordinarono insieme a questo modo: che egli ognindì, quando andasse o tornasse da un suo luogo che alquanto più su era, tenesse mente in una vigna la quale allato alla casa di lei era, ed egli vedrebbe un teschio d'asino in su un palo di quelli della vigna, il quale quando col muso volto vedesse verso Firenze, sicuramente e senza alcun fallo la sera di notte se ne venisse a lei, e se non trovasse l'uscio aperto, pianamente picchiasse tre volte, ed ella gli aprirebbe; e quando vedesse il muso del teschio volto verso Fiesole, non vi venisse, per ciò che Gianni vi sarebbe. E in questa maniera faccendo, molte volte insieme si ritrovarono.
Andammo in un bar vicino: l'officina di Rocco si trovava in una zona periferica, molto popolare, la zona nella quale ero cresciuto. Il bar era pieno di bulletti, di 18 enni in scooter, di gente semplice ma interessante. Rocco mi chiese subito se facevo sport: a suo avviso dovevo allenarmi ogni giorno, a giudicare dal fisico possente che avevo. Gli dissi che facevo arti marziali, lotta, e lui disse che ora si spiegava quel fisico massiccio e quella muscolatura. Mi tasto' i bicipiti, ma lo fece in un modo bellissimo, chiudendo la sua possente mano quasi a voler misurare la cinronferenza del mio braccio, non a volerne constatare da durezza. Poi disse che per fortuna pero', non ero come quei body builders senza un pelo e tutti gonfi, e si soffermo' a guardare la panzetta che emergeva dai jeans e poggio' la sua mano, con segno di ammirazione. Non so cosa abbia provocato quel tocco maschio e gentile, sicuro ma sensuale, ma ebbi un'erezione spaventosa, e credo di essere diventato rosso in viso.
 
Ma tra l'altre volte una avvenne che, dovendo Federigo cenar con monna Tessa, avendo ella fatti cuocere due grossi capponi, avvenne che Gianni, che venir non vi doveva, molto tardi vi venne; di che la donna fu molto dolente, ed egli ed ella cenarono un poco di carne salata che da parte aveva fatta lessare; e alla fante fece portare in una tovagliuola bianca i due capponi lessi e molte uova fresche e un fiasco di buon vino in un suo giardino, nel quale andar si potea senza andar per la casa, e dov'ella era usa di cenare con Federigo alcuna volta, e dissele che a piè d'un pesco, che era allato ad un pratello, quelle cose ponesse.
La cosa divento' incontenibile quando Rocco mi disse che lui non faceva sport, e che si vedeva dalla sua pancetta. Per dimostrarlo sollevo' la canottiera, e mire in mostra una pancia non troppo pronunciata, pelosissima. Non era una pancia informe e gonfia, ma un addome spesso e duro. Ci poggiai la mano, e la mia erezione fu totale. Credo che Rocco abbia notato il mio coinvolgimento. I suoi occhi avevano mostrato un,espressione splendida, si erano inumiditi e si erano illuminati, assumendo un colore piu' vivo, ed arricchendosi di una dolcezza incredibile.
 
E tanto fu il cruccio che ella ebbe, che ella non si ricordò di dire alla fante che tanto aspettasse che Federigo venisse, e dicessegli che Gianni v'era e che egli quelle cose dell'orto prendesse. Per che, andatisi ella e Gianni al letto, e similmente la fante, non stette guari che Federigo venne e toccò una volta pianamente la porta, la quale sì vicina alla camera era che Gianni incontanente il sentì, e la donna altressì; ma, acciò che Gianni nulla suspicar potesse di lei, di dormire fece sembiante.
Avevo fretta di riavere la mia auto, ed esposi la cosa a Rocco, che mi suggeri' un trucco per risolvere il problema: gli avrei dovuto portare l'auto l'indomani mattina (un sabato), giornata in cui normalmente lui non lavorava. Sarebbe cosi' stato libero di lavorare solo sulla mia auto.
 
E stando un poco, Federigo picchiò la seconda volta; di che Gianni maravigliandosi punzecchiò un poco la donna, e disse:
Cosi' feci, e l'indomani mattina, alle 6:30 (l'orario estivo era dalle 6 alle 14) giunsi assonnato da Rocco, nei miei calzoncini militari e con la mia tshirt verde, cappellino mimetico e scarpe da trekking. Rocco era appena arrivato, e quando mi vide mi squadro' da capo a piedi ed esplose in un non atteso 'Complimenti, Dotto'', che mi lascio' senza fiato. Corse a cambiarsi e, a differenza del giorno precedente, torno' con un paio di calzoni blu ed una tshirt bianca, che mettevano in risalto il suo corpo meraviglioso. La zip era aperta a meta', lasciando intravedere maglieria intima bianca a costine.
 
- Tessa, odi tu quel ch'io? E' pare che l'uscio nostro sia tocco. -
'Normalmente in officina non e' ammesso nessuno, Dotto'', mi disse Rocco, ma se chiudiamo la saracinesca sarei contento che lei restasse qui, il lavoro sara' meno pesante'. Accettai con piacere e, dopo essere andato a comprare due caffe' dal bar vicino, chiusi alle mie spalle la saracinesca.
 
La donna, che molto meglio di lui udito l'avea, fece vista di svegliarsi, e disse:
Rocco si mise subito al lavoro. Ero vicino a lui, e gli reggevo la lampada con la quale illuminavo la zona del paraurti sulla quale lavorava. Lui era steso sul piccolo carrello con 4 ruote, che gli consentiva di infilarsi sotto l'auto, dal lato anteriore. Io dovevo illuminare la zona anteriore del sotto l'auto. Usavo un plaid a scacchi, per evitare di insudiciarmi, messo che il pensiero di sporcarmi passasse anche di striscio per la mia mente.
 
- Come di'? Eh? -
Ero vicinissimo a Rocco. Sentivo il suo respiro, sentivo l'aroma del suo corpo, l'odore intenso che veniva fuori da quella zip semiaperta. Sentivo le sue espressioni di strizza quando un bullone non si allentava, rispondevo alle sue richieste quando mi diceva di illuminare meglio una zona. Si era creata un'intesa molto bella, e mi sentivo sempre piu' vicino ed attratto da quel corpo. Ad un tratto non riuscii a controllare piu' le mie emozioni. Rocco era steso, la schiena ricurva per cercare la forza per allentare un bullone, le gambe leggermente divaricate a far da spinta sui polpacci per raccogliere la forza, quella zip semi aperta, e la pancia scoperta con il pelo che fuoriusciva. Tremavo ma desideravo non so neanche io cosa, forse solo guardare quel corpo, forse solo sentire quel calore piu' vicino a me. Rocco mi chiese di illuminare un po, piu' in fondo, e dovetti spingermi quasi al suo fianco, per raggiungere la zona indicata. A quel punto posai la mano sinistra, per restare in equilibrio, sul suo torace. Il mio viso e quello di Rocco erano vicini. Al tocco della mia mano, Rocco socchiuse gli occhi, e sentii tutta la sua forza e la sua tensione rilassarsi. Riapri' gli occhi e fisso' i miei, senza dire nulla, poi li riarpri', e vidi gli occhi piu' belli che mi fosse mai capitato di vedere.
 
- Dico, - disse Gianni - ch'e' pare che l'uscio nostro sia tocco. -
Rocco aveva mollato la tensione fisica, si era lasciato andare, aveva disteso le gambe, lasciandole sempre divaricate. Lascio' la chiave inglese che aveva nella sua mano sinistra, e mise la mano forte e calda dietro la mia nuca, sempre guardandomi negli occhi. 'Dotto'', mi disse, 'Dotto' e tiro' dolcemente a se il mio capo, fino a far venire a contatto le nostre bocche. Mi baciava intensamente, prendendo nella sua bocca la sua saliva, ripassandomi la sua, in un intreccio totale, in un abbandono immediato. Anche io aprivo la mia bocca in maniera diversa da come facevo normalmente. I baci con Giulia erano belli, ma qui mi rendevo conto che anche io potevo ricevere qualcosa. Tremavo, ero rosso in viso, e desideravo esprimere tutto quello che sentivo per quell,uomo. 'Usciamo da qui, Dotto'', mi disse Rocco. Sentivo l'imbarazzo di interrompere quel momento, di ritrovarmi al cospetto di quell'uomo cosi' come lo avevo visto fino al giorno prima: il mio carrozziere, ma nello stesso tempo volevo creare condizioni di maggiore comodita'. Rocco continuava a baciarmi. Ci sollevammo in piedi, e Rocco mi strinse forte, infilando la lingua nel mio orecchio destro, neanche avesse capito che quello mi avrebbe fatto perdere il controllo. Ed infatti le mie gambe tremavano, ed il fiato divenne piu' pesante. Rocco mi prese per mano. Non avevo mai visto due uomini prendersi per mano, e forse se mi fossi visto da lontano mi sarei sentito ridicolo, ma quell'uomo maschio e sudato mi teneva per mano, e mi portava nel suo ufficio, e la cosa mi sembrava tutto fuorche' che grottesca.
 
Disse la donna:
Rocco mi fece stendere per terra, su un tappeto ampio e soffice, perfettamente pulito. Sempre baciandomi, mi tolse la t-shirt,, ed inizio' a leccare e mordere i miei capezzoli. Mai nessuno mi aveva stimolato li'. Ero io, normalmente, a torturare i capezzoli di Giulia, ma perche' questa cosa mi stava facendo impazzire? Piu' Rocco continuava a leccarmi i capezzoli, piu' imarcavo la schiena, in preda a veri e propri spasmi che riuscivo a contenere con difficolta'. Rocco tolse i calzoncini. Lo faceva con la mano destra, mentre con la sinistra mi teneva la nuca, piantandomi la lingua nel collo. Anche io avevo voglia di toccarlo, e provai a muovere la mano verso il suo cazzo, ma Rocco mi blocco' il polso, dicendomi deciso 'Dopo, Dotto', dopo: ora tocca a me'. Ero nudo. Rocco toccava tutto il mio corpo con ogni mezzo, mani, lingua, strusciandosi su di me col cazzo duro e grosso. Era un cazzo di 18 cm, ma enorme, grosso, con una cappella gigante, con una grande fessura e molta pelle intorno.Lo sentivo sull'ombelico, lo sentivo sui coglioni, lo sentivo sulla pancia, ne sentivo l'aroma. Avevo il bisogno di annusarlo, anche di leccarlo, di succhiarlo e di provare a fare quello che non avevo mai fatto ma che Giulia mi faceva regolarmente: prendere il suo cazzo in bocca, e farlo godere nella mia pancia. Ed invece fu Rocco a scendere verso il mio cazzo ed a prenderlo in bocca. Non avevo mai sentito una sensazione cosi' forte. Rocco era dolcissimo, stimolava il mio cazzo in maniera delicata, facendo roteare la lingua alla base della mia grande cappella, infilando la lingua nella fessura.
 
- Tocco? Ohimè, Gianni mio, or non sai tu quello ch'egli è? Egli è la fantasima, della quale io ho avuta a queste notti la maggior paura che mai s'avesse, tale che, come io sentita l'ho, ho messo il capo sotto né mai ho avuto ardir di trarlo fuori sì è stato dì chiaro. -
Nello stesso tempo, solleticava il buchetto peloso del mio culo, con un dito. Era una sensazione strana, e mi contraevo ogni volta che provava a spingerlo dentro, ma Rocco mi diceva di calmarmi, mi avrebbe solo fatto godere. Ed era vero, provavo sensazioni splendide, quando il suo pompino inesorabilmente mi portava a due passi dal piacere, lentamente, per poi fermarsi proprio quando stavo per sborrare. Era una stimolazione incredibile, ma Rocco si fermava sempre. Ad un tratto si sollevo' su di me, in piedi, e prese a spogliarsi completamente. Era un toro, un gigantesco uomo che guardavo dal basso con ammirazione e passione. Rocco si mise in modo che io potessi succhiare il suo cazzo, e prese in bocca il mio, in un meraviglioso 69. Avere il suo cazzo in bocca non fu una sorpresa: mi sorpresi a muovermi all'unisono con lui, ad accogliere il suo cazzo nella mia gola come lui accoglieva il mio, in una sintonia quasi magica. Rocco era forte, e comandava, essendo in alto, i ritmi della cosa, ma i nostri corpi si erano sincronizzati, ed il ritmo era simultaneo.
 
Disse allora Gianni:
Quando il piacere stava per esplodere, Rocco mi si avvicino', guardandomi dolcemente e toccandomi tra le cosce, e mi disse 'Voglio entrare dentro di te, ma so che sei vergine, e so che se ci provo perderai l'eccitazione. Prima che questo accada ti voglio dentro di me, ti va?'. Lo guardavo. Mi sorrideva dolcemente, e si vedeva che le parole venivano da una parte molto profonda di lui.
 
- Va, donna, non aver paura, se ciò è, ché io dissi dianzi il "Te lucis" e la " 'ntemerata" e tante altre buone orazioni, quando al letto ci andammo, e anche segnai il letto di canto in canto al nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, che temere non ci bisogna, ché ella non ci può, per potere ch'ella abbia, nuocere. -
Lo feci adagiare sulla spalla, e lui inarco' il bacino, dopo aver messo un cuscino sotto la schiena. Leccai il suo buchetto con sapienza, sentendolo gemere per il piacere. Mi tirava per la nuca a se', spingeva la mia lingua dentro il suo buco, mugolando, e fremendo di piacere.
 
La donna, acciò che Federigo per avventura altro sospetto non prendesse e con lei si turbasse, diliberò del tutto di doversi levare e di fargli sentire che Gianni v'era, e disse al marito:
Mi sollevai e risalii percorrendo la sua pancia con la mia lingua, piano, indugiando sull'ombelico, risalendo ai capezzoli, leccando i lobi delle sue orecchie, finche' la mia cappella venne a contatto con il suo buco. Lo sentivo aprirsi, chiamarmi dentro, lo sentivo desiderarmi.
 
- Bene sta, tu di'tue parole tu, io per me non mi terrò mai salva né sicura, se noi non la 'ncantiamo, poscia che tu ci se'. -
Entrai piano, ogni centimetro del mio cazzo penetrava lentamente allargandolo dolcemente, ed ad ogni lenta avanzata, lui spalancava gli occhi e mi sorrideva, tirando a se' il mio viso per baciarmi. Mai una fusione cosi' forte, nella mia vita, mai una tale esaltazione di passione e desiderio. Rocco si inarcava, mi tirava per i fianchi con le sue gambe possenti, gestiva il suo ed il mio ritmo, si apriva risucchiandomi, facendomi sentire quanto mi desiderava, ed in che modo mi voleva. Ad un certo punto sentii che il piacere stava per giungere. Sentii la mia prostata pulsare, e sentii un calore incredibile partire dal mio bacino e salire verso le ascelle. Frenai, perche' volevo che anche Rocco godesse con me, ma Rocco mi disse ancora, sorridendo 'Dopo, Dotto', dopo'. Rallentai il ritmo, riservandomi energia per le botte finali. L'orgasmo giunse fragoroso, e spinsi il mio cazzo completamente nel corpo di Rocco. Il mio sperma venne fuori copioso (ho uno sperma molto denso, ma non abbondantissimo, ma credo di averlo inondato), e Rocco mi guardo' costantemente in viso, sorridendo per le espressioni del mio piacere e per i suoni che emettevo. 'Resta dentro di me', mi disse Rocco, 'non muoverti, fammi sentire che non e' stato solo un momento'. La cosa mi infiammo', mi riempi' di un calore strano. Che stava succedendo. Ero dentro un uomo, una persona del mio stesso sesso, e mi sentivo unito a lui come mai ero stato unito a qualcuno. Ero fortemente preso dalla cosa, e sentivo che il mio cazzo si riprendeva, sotto la spinta di quest'enorme stimolo mentale, quasi affettivo, anche se avevo paura a dirmelo. Quando tirai fuori il mio cazzo semirigido da Rocco, mi resi conto che lo sperma doveva essere stato molto piu' abbondante del solito. A quel punto Rocco mi bacio' nuovamente, mi fece stendere sulle spalle, a pancia in su, e scese a succhiarmi il cazzo, ripulendolo completamente dalle tracce di sperma che c'erano. Lo faceva con la sua solita dolcezza di maschio, e guardandomi in viso con complicita'. Nulla mi infastidiva di quello che accadeva, tutto mi sembrava enormemente pulito e bello.
 
Disse Gianni:
Scese a leccarmi il buchetto. Lo apriva con le dita, e vi ficcava la lingua. Non avevo mai sentito nulla nel mio buchetto, neanche il dito di Giulia, quando cercava di provocarmi sensazioni diverse mentre mi faceva un pompino. Mi irrigidivo all'idea che lei potesse penetrarmi. Ma perche' allora cercavo il dito di Rocco? Perche' lo desideravo cosi' tanto al punto quasi da succhiarlo dentro? Perche' ricercavo avido la sua lingua quando la posava sui contorni del mio buchetto, sussultando e contraendomi quando entrava dentro?
 
- O come s'incanta ella? -
Ad un tratto Rocco si fece deciso. Mi guardo' in viso, mi bacio' e mi accarezzo' dolcemente. Si avvicino' a me e, fra un bacio e l,altro, mi disse teneramente 'Luca, io non voglio farti male, ma ti desidero, e purtroppo so che ti faro' un po' di male. Ma voglio unirmi a te, voglio sentirti mio e farti sentire il mio piacere, il mio corpo. Lo vuoi? Se non ti va, aspettero''. Per tutta risposta lo baciai, teneramente, e gli offrii il mio corpo, inarcandomi. Mi disse che voleva guardarmi in viso, mentre lo ricevevo, anche se in questa posizione avrei sofferto di piu'. Gli dissi che andava bene. Poso' la sua cappella enorme sul mio buchetto umido e completamente bagnato. Disse di rilassarmi, di spingere delicatamente fuori, di guardarlo in viso e di lasciarlo entrare. Mi preparavo a questa sensazione, completamente rilassato, quando Rocco entro' piano ma inarrestabile dentro di me, senza fermarsi prima che i suoi coglioni fossero arrivati a contatto del buco. Poi una leggera e veloce marcia indietro, per far risistemare i miei tessuti, e poi tutto dentro. Fu un lento ed inesorabile trasalire, che potetti soffocare solo grazie ad un bacio passionale, durante il quale ingoiai la sua lingua. Un forte stimolo, anche doloroso, ma potente e concreto, che mi riempii di calore ed energia. Si, io e Rocco ci scambiavamo energia. Si fermo', baciandomi a lungo. Poi i suoi occhi si fecero maschi e decisi, ed inizio' a lavorarmi. Era doloroso, ma la mia mente voleva avere quell'uomo dentro, e facilitava le cose producendo un livello di rilassatezza incredibile e per me inimmaginabile. Rocco inizio' a cavalcarmi, forte e deciso, estraendo tutto il suo cazzo completamente fuori e rinviandolo, facendomi gridare ad ogni nuovo inserimento di quell'enorme cazzo. Lo volevo, lo volevo dentro di me, e glielo comunicavo c on gli occhi. Rocco incalzo' il ritmo, prese a penetrarmi quasi con furia, ed il mio dolore si tramuto' in piacere, un piacere che rincorrevo con lui. Ad un certo punto i muscoli di Rocco si tesero, rocco spalanco' gli occhi e mi guardo' con passione e dolcezza dicendomi che stava per godere. Due o tre altre botte, e la mia prostata fu stimolata a punto tale che godetti proprio mentre sentivo nell'addome un caldo getto di sborra, poi un secondo, poi sentii il fiato del mio uomo, avvertii il battito del suo cuore, vidi gli occhi che si schiudevano dopo un'espressione dolcissima.
 
Disse la donna:
Rocco rimase dentro di me per tanto tempo, a lenire quel dolore con baci e piccole stimolazioni.
 
- Ben la so io incantare; ché l'altrieri, quando io andai a Fiesole alla perdonanza, una di quelle romite, che è, Gianni mio, pur la più santa cosa che Iddio tel dica per me, vedendomene così paurosa, m'insegnò una santa e buona orazione, e disse che provata l'avea più volte avanti che romita fosse, e sempre l'era giovato. Ma sallo Iddio che io non avrei mai avuto ardire d'andare sola a provarla; ma ora che tu ci se', io vo' che noi andiamo ad incantarla. -
Io e Rocco viviamo ora insieme. Ho lasciato Giulia e vivo sentendomi uomo come forse mai mi ero sentito prima.
 
Gianni disse che molto gli piacea; e levatisi, se ne vennero amenduni pianamente all'uscio, al quale ancor di fuori Federigo, già sospettando, aspettava. E giunti quivi, disse la donna a Gianni:
 
- Ora sputerai, quando io il ti dirò. -
 
Disse Gianni:
 
- Bene. -
 
E la donna cominciò l'orazione, e disse:
 
- Fantasima, fantasima che di notte vai, a coda ritta ci venisti, a coda ritta te n'andrai; va nell'orto a piè del pesco grosso, troverai unto bisunto e cento cacherelli della gallina mia; pon bocca al fiasco e vatti via, e non far male né a me né a Gianni mio; - e così detto, disse al marito:
 
- Sputa, Gianni; - e Gianni sputò.
 
E Federigo, che di fuori era e questo udiva, già di gelosia uscito, con tutta la malinconia, aveva si gran voglia di ridere che scoppiava; e pianamente, quando Gianni sputava, diceva:
 
- I denti. -
 
La donna, poi che in questa guisa ebbe tre volte la fantasima incantata, al letto se ne tornò col marito.
 
Federigo, che con lei di cenar s'aspettava, non avendo cenato e avendo bene le parole della orazione intese, se n'andò nell'orto e a piè del pesco grosso trovati i due capponi e 'l vino e l'uova, a casa se ne gli portò e cenò a grande agio. E poi dell'altre volte, ritrovandosi con la donna, molto di questa incantazione rise con essolei.
 
Vera cosa è che alcuni dicono che la donna aveva ben volto il teschio dello asino verso Fiesole, ma un lavoratore, per la vigna passando, v'aveva entro dato d'un bastone e fattol girare intorno intorno, ed era rimaso volto verso Firenze, e per ciò Federigo, credendo esser chiamato, v'era venuto; e che la donna aveva fatta l'orazione in questa guisa: - Fantasima, fantasima, vatti con Dio, che la testa dell'asino non vols'io, ma altri fu, che tristo il faccia Iddio, e io son qui con Gianni mio; - per che, andatosene, senza albergo e senza cena era la notte rimaso.
 
Ma una mia vicina, la quale è una donna molto vecchia, mi dice che l'una e l'altra fu vera, secondo che ella aveva, essendo fanciulla, saputo; ma che l'ultimo non a Gianni Lotteringhi era avvenuto, ma ad uno che si chiamò Gianni di Nello, che stava in porta San Piero, non meno sofficiente lavaceci che fosse Gianni Lotteringhi.
 
E per ciò, donne mie care, nella vostra elezione sta di torre qual più vi piace delle due, o volete amendune. Elle hanno grandissima virtù a così fatte cose, come per esperienzia avete udito; apparatele, e potravvi ancor giovare.