Qui freno al corso a cui tua man mi ha spinto, Onnipossente Iddio, tu vuoi ch'io ponga? Io qui starò. — Di Gelboè son questi I monti, or campo ad Israel, che a fronte Sta dell'empia Filiste. Ah! potessi oggi Morte aver qui dall'inimico brando! Ma, da Saùl deggio aspettarla. Ahi crudo Sconoscente Saùl! che il campion tuo Vai perseguendo per caverne e balze, Senza mai dargli tregua. E David pure Era già un dì il tuo scudo; in me riposto Ogni fidanza avevi; ad onor sommo Tu m'innalzavi; alla tua figlia scelto Io da te sposo.... Ma, ben cento e cento Nemiche teste, per maligna dote, Tu mi chiedevi: e doppia messe appunto Io ten recava.... Ma Saùl, ben veggio, Non è in se stesso, or da gran tempo: in preda Iddio lo lascia a un empio spirto: oh cielo! Miseri noi! che siam, se Iddio ci lascia? — Notte, su, tosto, all'almo Sole il campo Cedi; ch'ei sorger testimon debb'oggi Di generosa impresa. Andrai famoso Tu, Gelboè, fra le più tarde etadi, Che diran: David qui se stesso dava Al fier Saulle. — Esci, Israèl, dai queti Tuoi padiglioni; escine, o re: v'invito Oggi a veder, s'io di campal giornata So l'arti ancora. Esci, Filiste iniqua; Esci, e vedrai, se ancor mio brando uccida.