Pagina:Manzoni.djvu/88: differenze tra le versioni

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Seutìr, ripreso, e meditar; di poco
Esser contento; dalla mèto mai *
Non torcer gli occhi; conservor la mono
Puro e lo mente; delle umane cose
Tomto sperimentar, quanto ti basti
Per non cwmrle; non ti far maiservo; l M
Non fer tregua coi riti; il santo vero
Mai non tradir; mè proferir mai verbo, `
Che plauda al vizio, 0 la virtù derida.
0 maestro, o, gridai,kscorta amorosa,
Non mi lasciar; del tuo consiglio il raggio ,,
Non mi sia spento, a governar rimani
Me, cui natura e gioventù fa cieco
L' ingegno e serva la ragion del core. e
Cosi parlava e lagrìmava ; al mio A
Pianto ei compianse, E, non e questa, disse,
Quella città, dove sarem compagni ‘
Eternamente. Gra colei, cui figlio
Se' per natura e, per eletta, amico,
Ama ed ascolta, e di figlia] dolcezza ~
L' intensa amaritudine le molci; `
Dille clfìo so ch' ella sol cerca il piede
Metter su 1’ orme mie ; dillo che i ñori N, V
Che sul mio cener sponde, io li raccolgo, M
b Eli rendo immortali; e tal ne tesso È »
Serto che solnontemerà ne bruma, ' A
Ch' lo stesscrin fronte riporrolle, ancora
Delle sue bello lagrime irrorato. E • "· ‘
Dolce tristezza, amor, d' affetti mille 2
Turha m' assalse; e, da seder levato, ~
Amho le braccia con voler tendea
Alla cara cervice. A quella scossa, i
Quasi al partir di sonno, io mi rimasi ;,
E con l' acume del veder tentando
E con la man, solo mi vidi ; e calda
Mi ritrovai la lagrime sul ciglio. a
é —