Pagina:Catullo e Lesbia.djvu/23: differenze tra le versioni
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La corruzione dei costumi tenne dietro alle conquiste d’Asia, s’estese e divampò sempre più col divampare delle guerre intestine. Il popolo romano somiglia a quei giovanetti, educati rigidamente in famiglia, tenuti lontani da ogni piacere, custoditi, spiati, sindacati in ogni cosa, fin dentro al pensiero. Hanno un tantino di libertà? Addio: non c’è più verso di tenerli in freno. La nostra natura è una molla: più la premi e meglio scatta. |
La corruzione dei costumi tenne dietro alle conquiste d’Asia, s’estese e divampò sempre più col divampare delle guerre intestine. Il popolo romano somiglia a quei giovanetti, educati rigidamente in famiglia, tenuti lontani da ogni piacere, custoditi, spiati, sindacati in ogni cosa, fin dentro al pensiero. Hanno un tantino di libertà? Addio: non c’è più verso di tenerli in freno. La nostra natura è una molla: più la premi e meglio scatta. |
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La voluttà era un mondo ignoto ai Romani: bisognava conquistarlo. I fichi di Cartagine, mostrati al popolo da {{Ac|Marco Porcio Catone|Catone}}, son come il primo e più volgare indizio di quel mondo. La conquista fu intera e completa: cominciò ai tempi di Silla<ref>{{AutoreCitato|Sallustio}}, ''Catil.'', IX.</ref> e finì coll’impero. Il rispetto alla legge avea fatto i Romani più che uomini; la licenza li fece men che femmine. Gli ambiziosi facevano a gara per corrompere il popolo; e mentre questo divora spensierato alle diecimila mense imbandite da Crasso,<ref>{{AutoreCitato|Plutarco}}, ''in Crasso''.</ref> si pasce di squisite vivande mollemente sdraiato sui ventiduemila triclinii ordinati da Cesare,<ref>{{AutoreCitato|Plutarco}}, ''in Caesare''.</ref> s’accarezza soddisfatto la pancia, che gli ha impinzata Lucullo<ref>{{Ac|Gaio Plinio Secondo|Plinio}}, ''Hist. Nat.'', XIV, 14.</ref> o Pompeo; essi hanno tempo ed agio di far man bassa su tutto. Dalle grandi ricchezze, dice Sallustio, cadde la gioventù romana in grande lussuria, |
La voluttà era un mondo ignoto ai Romani: bisognava conquistarlo. I fichi di Cartagine, mostrati al popolo da {{Ac|Marco Porcio Catone|Catone}}, son come il primo e più volgare indizio di quel mondo. La conquista fu intera e completa: cominciò ai tempi di Silla<ref>{{AutoreCitato|Gaio Sallustio Crispo|Sallustio}}, ''Catil.'', IX.</ref> e finì coll’impero. Il rispetto alla legge avea fatto i Romani più che uomini; la licenza li fece men che femmine. Gli ambiziosi facevano a gara per corrompere il popolo; e mentre questo divora spensierato alle diecimila mense imbandite da Crasso,<ref>{{AutoreCitato|Plutarco|Plutarco}}, ''in Crasso''.</ref> si pasce di squisite vivande mollemente sdraiato sui ventiduemila triclinii ordinati da Cesare,<ref>{{AutoreCitato|Plutarco|Plutarco}}, ''in Caesare''.</ref> s’accarezza soddisfatto la pancia, che gli ha impinzata Lucullo<ref>{{Ac|Gaio Plinio Secondo|Plinio}}, ''Hist. Nat.'', XIV, 14.</ref> o Pompeo; essi hanno tempo ed agio di far man bassa su tutto. Dalle grandi ricchezze, dice Sallustio, cadde la gioventù romana in grande lussuria, |