Pagina:Il Sofista e l'Uomo politico.djvu/74: differenze tra le versioni

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{{Pt|bile|comunicabile}} o, come noi diremmo, più generale; ciò per cui tutti e materialisti e spiritualisti di volta in volta diciamo che una cosa è. A definire l’Essere anzi Platone comincia di qui, come da quel punto su cui non si può non esser d’accordo: anche questa definizione per altro è definizione dell’idea dell’Essere, badiamo bene, e non in generale delle idee. Vero è che, poichè anche le altre idee ''sono'', in quanto ''sono'' e partecipano della natura dell’Essere, ciò che si dice per questo vale anche per quelle; non vale però in quanto ne differiscono.
{{Pt|bile|comunicabile}} o, come noi diremmo, più generale; ciò per cui tutti e materialisti e spiritualisti di volta in volta diciamo che una cosa è. A definire l’Essere anzi Platone comincia di qui, come da quel punto su cui non si può non esser d’accordo: anche questa definizione per altro è definizione dell’idea dell’Essere, badiamo bene, e non in generale delle idee. Vero è che, poichè anche le altre idee ''sono'', in quanto ''sono'' e partecipano della natura dell’Essere, ciò che si dice per questo vale anche per quelle; non vale però in quanto ne differiscono.


La prima definizione dunque che Platone dà dell’Essere mettendosi nel punto di vista dei materialisti è<ref>Pag. 247 E.</ref> che esso non sia altro che potenza o attitudine connaturata<ref>Questa definizione risale ad {{AutoreCitato|Ippocrate}}, com’è attestato dal {{TestoAssente|Fedro}}, p. 270 C-E, e da {{AutoreCitato|Galeno}} nel commentario ''in Hipp. de natura hominis'', XV, 102 (ed. {{AutoreCitato|Karl Gottlob Kühn|{{Sc|Kühn}}}}). Che Platone poi non intendesse affatto questa definizione di farla sua, è tanto chiaro che pare impossibile si sia potuto porre in dubbio: egli dice infatti subito che la propone soltanto provvisoriamente, e realmente poi la modifica: la capacità di fare o di patire si riduce al conoscere ed esser conosciuto. Piuttosto mi pare degno di nota che la definizione introdotta dal punto di vista materialistico che nega l’esistenza del mondo spirituale, e perciò riduce tutto a materia e a forza, dapprima è posta in sostituzione del principio parmenideo, poi la si applica con qualche modificazione a questo principio, senza dimostrare prima che essa non basta ad eliminarlo, come i materialisti sostengono.</ref> di fare o di patire. Perchè di patire? Evidentemente da una parte perchè i materialisti riferiscono l’Essere al mondo dei sensi, e il mondo dei sensi diviene, e divenire è fare e patire insieme, più patire che fare; dall’altra parte l’Essere qui è considerato non ancora come soggetto, ma come oggetto del conoscere; ed esser conosciuto, vedremo tosto, è esser passivo. Ma se i materialisti di questa definizione per ora si accontentano, non la accettano invece gli amici delle idee: se l’Essere, dicono, è diverso dal divenire, non è
La prima definizione dunque che Platone dà dell’Essere mettendosi nel punto di vista dei materialisti è<ref>Pag. 247 E.</ref> che esso non sia altro che potenza o attitudine connaturata<ref>Questa definizione risale ad {{AutoreCitato|Ippocrate|Ippocrate}}, com’è attestato dal {{TestoAssente|Fedro}}, p. 270 C-E, e da {{AutoreCitato|Galeno|Galeno}} nel commentario ''in Hipp. de natura hominis'', XV, 102 (ed. {{AutoreCitato|Karl Gottlob Kühn|{{Sc|Kühn}}}}). Che Platone poi non intendesse affatto questa definizione di farla sua, è tanto chiaro che pare impossibile si sia potuto porre in dubbio: egli dice infatti subito che la propone soltanto provvisoriamente, e realmente poi la modifica: la capacità di fare o di patire si riduce al conoscere ed esser conosciuto. Piuttosto mi pare degno di nota che la definizione introdotta dal punto di vista materialistico che nega l’esistenza del mondo spirituale, e perciò riduce tutto a materia e a forza, dapprima è posta in sostituzione del principio parmenideo, poi la si applica con qualche modificazione a questo principio, senza dimostrare prima che essa non basta ad eliminarlo, come i materialisti sostengono.</ref> di fare o di patire. Perchè di patire? Evidentemente da una parte perchè i materialisti riferiscono l’Essere al mondo dei sensi, e il mondo dei sensi diviene, e divenire è fare e patire insieme, più patire che fare; dall’altra parte l’Essere qui è considerato non ancora come soggetto, ma come oggetto del conoscere; ed esser conosciuto, vedremo tosto, è esser passivo. Ma se i materialisti di questa definizione per ora si accontentano, non la accettano invece gli amici delle idee: se l’Essere, dicono, è diverso dal divenire, non è