Italia - 3 gennaio 1925, Discorso sul delitto Matteotti: differenze tra le versioni

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<div style="margin-left:10em; width:22em; text-align:justify;"><small>''L’anno 1925 s’inizia con questo discorso che segna una data fondamentale nella storia del Fascismo. Fra il novembre e gli inizî del dicembre del 1924 — come si è visto nel volume precedente — le opposizioni erano sgominate, l’Aventino cadeva nel ridicolo. A questo punto — e precisamente nella seconda metà del dicembre 1924 — l’Aventino tentò un ultimo sforo disperato. I liberali, che al congresso di Livorno si erano dichiarati ostili al Regime riuscirono a rimorchiare anche quei liberali di destra che erano entrati a far parte della maggioranza parlamentare. {{WAc|Antonio Salandra|Salandra}}, leader di questo esiguo gruppo, parve unirsi a Orlando e a {{AutoreCitato|Giovanni Giolitti|Giolitti}} per tentare di rovesciare il Governo Fascista. Nel tempo stesso si scatenava una violentissima campagna di stampa, capeggiata dal ''«Corriere della Sera»'' di Milano, organo del sen. Albertini, e dal ''«Mondo»'' di Roma, organo dell’on. {{AutoreCitato|Giovanni Amendola|Amendola}}. I giornali d’opposizione cercarono un colpo di scena che doveva sembrare sensazionale: pubblicarono un calunnioso memoriale, scritto da un ex-fascista incarcerato per l’affare Matteotti.<br />Lo sciagurato autore del memoriale, {{W|Cesare Rossi|Cesare Rossi}}, cercava un alibi alle proprie colpe sollevando una presunta «questione morale» contro il Capo del Governo.<br />In questa atmosfera si chiuse l’anno 1924, e poiché il Duce aveva convocato per il 31 dicembre il Consiglio dei Ministri si sparse ad arte la voce che il Governo dovesse presentarsi dimissionario alla Camera: già si parlava d’un Ministero Salandra-Giolitti, già qualche pennaiolo si preparava il terreno per ingraziarsi il nuovo Governo — mentre nelle vie, nelle piazze delle città d’Italia, l’anima popolare fremeva e i fascisti erano pronti a una reazione che sarebbe stata violentissima e inesorabile.<br />Ma le speranze dell’Aventino furono deluse in ventiquattro ore. Il Consiglio dei Ministri prese severissime disposizioni contro la stampa; il Duce strinse disciplinatamente ed energicamente le file del Partito; e forte del consenso popolare — che si dimostrava in continue manifestazioni in ogni parte d’Italia — si presentò alla Camera (ove la secessione della destra non era riuscita che a diminuir di poco la maggioranza) e pronunciò — nella tornata del 3 gennaio 1925 — questo discorso che rivelò all’opinione pubblica l’ignominia delle manovre antifasciste e la forza severa del Governo, del Regime e del partito Fascista:''</small></div>