Pagina:Pietro Gori - Alarico Carli. Un galantuomo, un valentuomo, un patriotta, 1900.djvu/26: differenze tra le versioni

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li facemmo fuggire. Qui moltissimi dei nostri morirono da eroi. Il povero Beraudi cadde a poco da me, poi altri miei due amici che mi erano accanto, nell’inoltrarmi altri tre mi caddero ai piedi, e già si camminava sui morti tanto era il numero fra i nostri e i nemici. Uno ne ammazzai anch’io che feroce alla baionetta mi veniva incontro. Gli tirai alla distanza di 12 passi per esser sicuro di ammazzarlo e lo vidi cadere, e gli saltai addosso per prendergli qualche cosa, ma ripensando al pericolo che mi circondava mi sdraiai in terra accanto e mi contentai di prendergli il porta baionetta che primo mi dette alle mani facile a tagliarsi. In questo tempo erano già le 4 pomeridiane Curtatone sopraffatto dal numero aveva ceduto, ed i nemici passati di lì erano arrivati ad assaltarci alla porta di Montanara dietro di noi. Eravamo circondati. Battè la ritirata e questa fece in tutti gran sensazione. Infatti ordinatici in ritirata a stento passata la porta un cannone nemico ci mitragliava di fronte e Giovannetti comandando che inoltrassimo sui prati ai fianchi del nemico perchè i nostri cannoni lavorassero capimmo tutti che era tempo di fuggire e disordinati ci trovammo, da un’altra parte a fronte del nemico. Fu fatto il quadrato ma fu rotto colla mitraglia. Allora i Napoletani si misero a gambe e ci salvarono tutti. Buono però fu di tentare di far passare i fossi ai nostri cannoni con i cavalli morti quasi tutti, pure tentammo, ma dopo uno ne trovammo un altro e dovemmo abbandonarli mezzo rovesciati allorchè una cannonata uccise quasi una trentina dei nostri cannonieri a cui aiutavamo coll’Antinori. Giovannetti il primo ad avanzare, l’ultimo a retrocedere gridava alto alto un’altra volta, ed io chiamai l’Antinori che mi era vicino e con pochi altri corremmo a lui, ma il nemico incalzava ed eravamo soli, così che Giovannetti ci disse è tempo di salvarsi. Ma progredendo avevamo dietro ai fianchi il nemico. Eravamo quasi alle Grazie e costà trovammo resistenza anche di fronte dalla cavalleria ulana e fanteria croata, così che dovemmo sempre scappare per campi siepi e fosse dove potevamo credere meno nemici. La ritirata ci costò più assai della battaglia, perchè molti anche caddero sfiniti dalla fatica pei fossi dove il diaccio dell’acqua li levava i sensi ed era già il sole tramontato. Molti nel pantano restarono scalzi altri anche senza calzini e un napoletano nudo affatto. Ora con Napoleone noi possiam dire, le palle che dovevano ucciderci non son fuse. Molti la stessa sera passarono l’Oglio e andarono chi a Gazzoldo, chi a Viadana passò anche il Pò: chi
li facemmo fuggire. Qui moltissimi dei nostri morirono da eroi. Il povero Beraudi cadde a poco da me, poi altri miei due amici che mi erano accanto, nell’inoltrarmi altri tre mi caddero ai piedi, e già si camminava sui morti tanto era il numero fra i nostri e i nemici. Uno ne ammazzai anch’io che feroce alla baionetta mi veniva incontro. Gli tirai alla distanza di 12 passi per esser sicuro di ammazzarlo e lo vidi cadere, e gli saltai addosso per prendergli qualche cosa, ma ripensando al pericolo che mi circondava mi sdraiai in terra accanto e mi contentai di prendergli il porta baionetta che primo mi dette alle mani facile a tagliarsi. In questo tempo erano già le 4 pomeridiane Curtatone sopraffatto dal numero aveva ceduto, ed i nemici passati di lì erano arrivati ad assaltarci alla porta di Montanara dietro di noi. Eravamo circondati. Battè la ritirata e questa fece in tutti gran sensazione. Infatti ordinatici in ritirata a stento passata la porta un cannone nemico ci mitragliava di fronte e Giovannetti comandando che inoltrassimo sui prati ai fianchi del nemico perchè i nostri cannoni lavorassero capimmo tutti che era tempo di fuggire e disordinati ci trovammo, da un altra parte a fronte del nemico. Fu fatto il quadrato ma fu rotto colla mitraglia. Allora i Napoletani si misero a gambe e ci salvarono tutti. Buono però fu di tentare di far passare i fossi ai nostri cannoni con i cavalli morti quasi tutti, pure tentammo, ma dopo uno ne trovammo un altro e dovemmo abbandonarli mezzo rovesciati allorchè una cannonata uccise quasi una trentina dei nostri cannonieri a cui aiutavamo coll’Antinori. Giovannetti il primo ad avanzare, l’ultimo a retrocedere gridava ''alto alto'' un altra volta, ed io chiamai l’Antinori che mi era vicino e con pochi altri corremmo a lui, ma il nemico incalzava ed eravamo soli, così che Giovannetti ci disse ''è tempo di salvarsi''. Ma progredendo avevamo dietro ai fianchi il nemico. Eravamo quasi alle Grazie e costà trovammo resistenza anche di fronte dalla cavalleria ulana e fanteria croata, così che dovemmo sempre scappare per campi siepi e fosse dove potevamo credere meno nemici. La ritirata ci costò più assai della battaglia, perchè molti anche caddero sfiniti dalla fatica pei fossi dove il diaccio dell’acqua li levava i sensi ed era già il sole tramontato. Molti nel pantano restarono scalzi altri anche senza calzini e un napoletano nudo affatto. Ora con Napoleone noi possiam dire, le palle che dovevano ucciderci non son fuse. Molti la stessa sera passarono l’Oglio e andarono chi a Gazzoldo, chi a Viadana passò anche il Pò: chi