A Carlo Alberto di Savoia un Italiano: differenze tra le versioni

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<span style="font-variant:small-caps">Sire</span>! non avete cacciato mai uno sguardo, uno di que’ sguardi d’aquila, che rivelano un mondo, su questa Italia, bella del sorriso della natura, incoronata da venti secoli di memorie sublimi, patria del genio, potente per mezzi infiniti, a’ quali non manca che unione, ricinta di tali difese, che un forte volere e pochi petti animosi basterebbero a proteggerla dall’insulto straniero? E non avete mai detto: la è creata a grandi destini? Non avete contemplato mai quel popolo che la ricopre, grande tuttavia malgrado l’ombra che il servaggio stende sulla sua testa, grande per istinto di vita, per luce d’intelletto, per energia di passioni, feroci, o stolte, poiché i tempi contendono l’altre, ma che son pure elementi dai quali si creano le nazioni: grande davvero, poiché la sciagura non ha potuto abbatterlo, e togliergli la speranza? Non v’è sorto dentro un pensiero traggi, come Dio dal caos, un mondo da questi elementi dispersi: riunisci le membra sparte, e pronuncia: <span class="T2">È mia tutta e felice</span>: tu sarai grande siccom’è Dio creatore, e venti milioni d’uomini sclameranno: Dio è nel cielo, e Carlo Alberto sulla terra!
 
<span style="font-variant:small-caps">Sire</span>! voi la nudriste cotesta idea: il sangue vi fermentò nelle vene, quando essa vi s’affacciò raggiante di vaste speranze e di gloria; voi divoraste i sonni di molte notti dietro a quell’unica idea, voi vi faceste cospiratore per essa. E badate a non arrossirne, <span style="font-variant:small-caps">Sire</span>! Non v’è carriera più santa al mondo di quella del cospiratore che si costituisce vindice dell’umanità, interprete delle leggi eterne della natura. I tempi allora furono avversi; ma perché dieci anni e una corona precaria avrebbero distrutto il pensiero della vostra gioventù, il sogno delle vostre notti? Dieci anni e una corona avrebbero ricacciata nel fango l’anima che passeggiava sui re dell’Europa? Onta a voi! La posterità perdona ogni cosa ad un re, fuorché la viltà: e cos’è l’uomo che può essere grande e non è? Quel concetto, <span style="font-variant:small-caps">Sire</span>, è pur sempre il maggior titolo, l’unico forse, che voi abbiate alla stima degli uomini italiani; e voi rinneghereste la parte che aveste in esso? Tutta l’Italia non sarebbe che illusa? E mentre ognun crede che {{AutoreCitato|Carlo Alberto di Savoia|Carlo Alberto}} ambisse d’esser da più degl’altri uomini, non avrebbe egli ambito che pochi anni di trono, prima del tempo? Perdio, <span style="font-variant:small-caps">Sire</span>! che i dominatori de’ popoli abbiano ad essere diseredati dalla natura di tutte quante le generose passioni! Che un cuore di re non abbia a battere mai per quanto fa battere i cuori delle migliaia! Che il sole d’Italia non abbia a fecondare d’affetti magnanimi che petti di cittadini! Che i tiranni stranieri abbiano soli accarezzata per secoli questa idea, e l’accarezzino tuttavia, un principe italiano non mai!
 
<span style="font-variant:small-caps">Sire</span>! se veramente l’anima vostra è morta a’ forti pensieri, se non avete, regnando, altro scopo che di trascinarvi nel cerchio meschino de’ re che vi han preceduto, se avete anima di vassallo, allora rimanetevi; curvate il collo sotto il bastone tedesco, e siate tiranno: ma tiranno vero, perché un sol passo che accenniate di movere al di là dell’orma segnata, vi fa nemica quest’Austria che voi temete. L’Austriaco diffida di voi; ma cacciategli a’ piedi dieci, venti teste di vittime: aggravate le catene sugli altri: pagategli, colla sommessione illimitata, il disprezzo di che dieci anni addietro v’abbeverò! forse il tiranno d’Italia dimenticherà che avete congiurato contro di lui; forse concederà che gli serbiate per alcuni anni la conquista, ch’ei medita dal 1814.