La massoneria e l'età delle rivoluzioni: differenze tra le versioni

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E’ un dato ormai acquisito dagli storici, che la Libera Muratoria non giocò mai un ruolo diretto, istituzionale, nelle contingenze di cui qui ci occupiamo. Il “lealismo” proclamato dagli Antichi Doveri orientò sempre, in generale, il comportamento collettivo dei Corpi Massonici, ancorché singole Logge si siano prestate a fungere da punti di aggregazione politica.
 
E’ un dato indubitabile che quest’ultimo fenomeno toccò in progressione alcune Officine della Massoneria francese, soprattutto a partire dagli anni ’40 dell’Ottocento. In Francia ebbe luogo un fenomeno strano: si formarono Logge “ideologiche” o quantomeno prevalentemente frequentate da membriseguaci di questo o quell’orientamento politico (lo “spirito di corpo” muratorio catalizzò le energie, talora un po’ centrifughe, di repubblicani, socialisti, ecc.): peculiare versione del fenomeno inglese delle Logge professionali (a prevalenza o di esclusiva castrense, impiegatizia, artigianale, ecc.).
 
Dalla Francia l’impronta impegnata (o “storica”) di tali Logge - e di una organizzazione proiettata nella storia politica quale la Carboneria, che si manifestò oltralpe già alla fine del ‘700 - passò nel nostro Paese, e indusse Fratelli, oltre che profani, a sovrapporre idealmente l’Ordine al murattismo prima, a questo o quel filone risorgimentale poi (peraltro con notevoli approssimazioni: tra cavourismo, mazzinianesimo e garibaldinismo, solo quest’ultimo - per l’esplicito ed autorevole status massonico dell’ispiratore - era in linea di massima sgombro da pregiudiziali o sospetti nei confronti dell’Ordine).
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Certo, le vicende storiche nelle tre aree di cui sopra sono state molto diverse (Inghilterra e America hanno conosciuto solo le primizie dell’età rivoluzionaria, e nel mondo germanico i moti rivoluzionari furono spesso percepiti come minacce disgregative rivolte a una civiltà che – diversamente da quella italica – aveva un’organicità storica piuttosto rassicurante), ma non si può escludere che il potente filtro storico-culturale al quale ci stiamo riferendo sia stato capace di portare alla luce e rinsaldare tratti in qualche modo costitutivi di questo o quel “genio” massonico nazionale.
Un interrogativo conclusivo: qual deve essere la posizione di una Massoneria autentica rispetto alla forbice socioculturale che ha diviso la storia massonica mondiale? Forse, quella di assumere in sé tanto i tratti iniziatici tradizionali del ceppo anglosassone, quanto - dopo averli depurati da qualsiasi faziosità o demagogia - quelli socialmente orientati del ceppo latino, ritenendo che la forbice di cui ho parlato sopra abbia costituito - come tutte le “crisi” individuali e sociali, d’altronde - un’opportunità di integrazione e di perfezionamento del carattere massonico. In continuità, peraltro, con l’eredità tradizionale dell’Ordine: non erano forse le Corporazioni, le Gilde medievali i luoghi in cui, contemporaneamentenel contempo, si trasmettevano i “segreti” e le leggende delle Arti e si dava corpo ad una organica solidarietà sodale, paradigmatica per tutto l’edificio sociale ?
 
Quel che potremmo lamentare è proprio l’insufficiente saldatura, che si rileva ancor oggi a distanza di due secoli, tra istanza iniziatico-morale e istanza sociale in tanta parte del panorama massonico mondiale.
 
Convinta che i codici simbolici tradizionali restino imprescindibili, ma altresì interessata più alla giustizia sociale che alla beneficenza, una Massoneria vitale deve guardare a un avvenire in cui l’Arte Muratoria diventi - o torni ad essere - la felice configurazione delle sue due antiche e sempre attuali attitudini.