Oro incenso e mirra/L'omnibus: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Nessun oggetto della modifica
Phe-bot (discussione | contributi)
m Candalua: match
Riga 7:
<section begin="arg"/>Romanzi<section end="arg"/>
</div></onlyinclude><!-- a qui -->{{Qualità|avz=75%|data=3 giugno 2008|arg=Romanzi}}{{IncludiIntestazione|sottotitolo=L'omnibus|prec=../Testa o lettera?|succ=../La città}}
 
==__MATCH__:[[Pagina:Oriani - Oro incenso mirra, Bologna, Cappelli, 1943.djvu/243]]==
La notte era fosca.
 
Line 17 ⟶ 18:
Laggiù c’era dunque un altro che naufragava nelle tenebre.
 
E d’improvviso credette di udire un rotolare sordo ed insieme fragoroso che s’inoltrasse: l’ombra rimaneva immobile, la terra tremava. Egli attese;
==[[Pagina:Oriani - Oro incenso mirra, Bologna, Cappelli, 1943.djvu/244]]==
in quella precipita ruina s’intendeva già la cadenza di un ritmo che la precedeva e la guidava. Poi due lampi forarono la tenebra, mentre le foglie degli alberi palpitavano perdutamente, e lontano, al disopra dell’ombra che pareva precipitare giù nel fossato, quei due lampi rossi tingevano di sangue i merli delle mura. D’un tratto una fanfara di sonagli scoppiò come un riso di pazzia davanti a quel terrore invisibile: quindi una ondulazione di ombre leggere e galoppanti rimbalzò sulla strada, coi sonagli che tintinnivano disperatamente e i due fanali rossi fiammeggianti come due occhi dinanzi ad una massa più nera delle tenebre, più alta degli alberi. I platani tremavano, ma più in alto ancora, su quella massa cubica, un’altra ombra, dritta come un camino sopra una casa, aveva una luce pallidissima alla punta.
 
Era un omnibus a tre cavalli, quella ombra in alto il cocchiere. I cavalli, coperti da un immenso velo nero che svolazzava tratto tratto sui fanali con un battito di palpebre, si riconoscevano appena.
Line 31 ⟶ 34:
- Vuoi salire? -
 
L’omnibus era lunghissimo: qualche vetro dei suoi sportelli riverberava al raggio obliquo di un
==[[Pagina:Oriani - Oro incenso mirra, Bologna, Cappelli, 1943.djvu/245]]==
fanale; l’interno non si discerneva, le ruote arrivavano ai vetri.
 
- Vuoi salire? - ripeté per la terza volta. La sua faccia irriconoscibile nella ombra ebbe come un bagliore di maiolica.
Line 43 ⟶ 48:
Aperse la porta colla chiave, salì le scale coperte da un tappeto così grosso che soffocava ogni rumore di passi, e sempre al buio infilò l’appartamento. Un violento profumo di fiori gli batté sul viso. L’appartamento era piccolo, dall’ultimo uscio socchiuso sboccava un’onda di luce. Egli lo spinse insensibilmente e si arrestò.
 
Il gabinetto giallo, poco più grande di una tenda, era illuminato da un lampadario di bronzo dorato carico di candele trasparenti: un enorme specchio
==[[Pagina:Oriani - Oro incenso mirra, Bologna, Cappelli, 1943.djvu/246]]==
riluceva nel fondo, i mobili erano dorati; nel mezzo, sdraiata sopra una pelle di orso nero, una donna vestita di bianco fumava una sigaretta.
 
Ella si era passata un braccio sotto la testa e guardava in alto colle spalle rivolte all’uscio. I suoi capelli, neri, diffusi, si discernevano appena sulla pelle della belva; mentre una delle sue pantofole dorate fuori della veste sembrava battere nervosamente la musica di un sogno. In un angolo, sopra un plinto di marmo giallo, un’onda di garofani traboccava da un vaso d’argento.
Line 73 ⟶ 80:
- Quindi non mi riconoscerai sempre.
 
Ella si era fatta malinconica, egli era rimasto tetro: il gabinetto pieno di luce e di profumi li avvolgeva come in un’onda d’oro. Ella si levò, rimase un istante in piedi a guardarlo così sprofondato in quella meditazione, poi andò a sedersi sopra una poltrona nascondendovi il volto contro lo
==[[Pagina:Oriani - Oro incenso mirra, Bologna, Cappelli, 1943.djvu/247]]==
schienale. Passò del tempo: quando si alzò aveva gli occhi rossi; tornò a sedergli vicino, lo prese per le spalle ed arrovesciandosi la sua bella testa in grembo:
 
- Rodolfo… - esclamò rabbrividendo alla fissazione del suo sguardo: - tu guardi nel vuoto.
Line 86 ⟶ 95:
 
- Fermarsi è morire.
==[[Pagina:Oriani - Oro incenso mirra, Bologna, Cappelli, 1943.djvu/248]]==
 
- No, non ancora. Se quando tu cerchi nelle tenebre dell’ignoto io avessi per te conforti di luce e di rivelazioni; se quando tutto oscilla nel dubbio del tuo pensiero io restassi salda nella fede del tuo cuore; se quando tu lotti io fossi sempre la vittoria; se quando tu vinci io fossi sempre il premio… se io fossi nel tuo ieri eterno e nel tuo dimani immortale?…
Line 100 ⟶ 110:
 
Ella chinò scoraggiata la fronte, mormorando:
==[[Pagina:Oriani - Oro incenso mirra, Bologna, Cappelli, 1943.djvu/249]]==
 
- Mi soffochi.
Line 129 ⟶ 140:
Quando fu presso la città, egli piegò macchinalmente a dritta lungo lo stesso viale. Le mura non si discernevano ancora, i platani facevano sempre sul suo capo una volta anche più nera dell’ombra. D’improvviso quel medesimo fracasso rotolò lontanamente: poi quegli occhi rossi riavvamparono, i sonagli tintinnirono, gli alberi tornarono a tremare e l’ombra indietreggiò fuggendo giù nel fossato, mentre una macchia di sangue lambiva sinistramente le mura e l’ondulazione di un galoppo leggero e cadenzato rimbalzava sulla strada.
 
L’omnibus sembrava illuminato anche di dentro. Lo schiocco della frusta imitava la battuta delle nacchere.
==[[Pagina:Oriani - Oro incenso mirra, Bologna, Cappelli, 1943.djvu/250]]==
Lo schiocco della frusta imitava la battuta delle nacchere.
 
Egli era venuto sul ciglio della strada.
Line 167 ⟶ 180:
- Non li conto io.
 
Vi fu una pausa. L’omnibus rotolava furiosamente, la città si era già perduta in lontananza,
==[[Pagina:Oriani - Oro incenso mirra, Bologna, Cappelli, 1943.djvu/251]]==
un gran viale fiancheggiato di lunghi cipressi appariva.
 
- Dove vai?