I suicidi di Parigi/Episodio secondo/I: differenze tra le versioni

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A capo di Lamb’s-Conduit street, a Londra, sorge un grande edificio che occupa un considerevole posto nella strada.
 
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Il pubblico è ammesso a visitarlo ogni domenica, mediante una retribuzione di sei pence (dodici soldi), che si lascia in un vassoio tenuto da uno degli amministratori dello stabilimento, alla porta della cappella. Gli altri giorni l’ingresso è interdetto.
 
Vi si va la domenica per udirvi suonar l’organo, il quale non à altro merito che quello di essere stato regalato da Haendel. Vi si va per ammirare il ritratto del capitano Thomas Coram - il fondatore dell’ospizio - magnifico dipinto di Hogarth, e qualche altro quadro più o meno
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bello di Ramsay, di Shackleton, di Hudson e di Joshua Reynold. Vi si va per udir cantare e veder mangiare i figli del luogo; osservare come sono coricati e con quanta nettezza tenuti.
 
Ed invero, non poche tenere madri augurano ai loro propri figliuoli la sorte di quelli abbandonati - mentre tanti fra costoro invidiano la felicità dei fanciulli che ànno una madre!
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Laonde, il portinaio, che aveva contemplato tutto codesto, non oppose la minima difficoltà agli ordini del lacchè del visitatore, e la carrozza entrò trionfalmente.
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Allora, il personaggio che l’occupava cavò dal taccuino una lettera e la rimise al valletto.
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Bisogna credere che la si aspettasse ad altro, perchè una tal quale sorpresa si dipinse sul suo viso all’aspetto di colui che si avanzava verso di lei.
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D’ordinario, i visitatori serii che picchiano alla porta di questi ospizi sono dei pubblicisti - i quali si occupano di scienze sociali - o di uomini di una certa età e mica ricchi.
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Uno sguardo opaco e chiuso in di dentro spiccava d’ordinario dai suoi occhi di smeraldo. Per momenti però, quello sguardo si allumava, come le lanterne cieche che si animano di botto quando le si dirigono verso l’oggetto cui si vuole rischiarare. Per ciò, appunto, il suo sembiante dal color scialbo ed inespressivo di già, si velava inoltre di uno strato di ghiaccio. Quell’uomo diventava allora un mistero. Tanto più che la sua bocca si componeva di raro al sorriso, quantunque facesse mostra di denti magnifici, fra due labbra pallide nascoste sotto lunghi batti.
 
Quell’aspetto sofferente non si spiegava. Imperciocchè, non magrezza, non linee curve, non contrazioni violente di muscoli, non rughe, nulla insomma, l’abbiam detto, che dinotasse il disordine dell’esistenza di certi chiostri, un
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guasto permanente nella salute. Nulla che indicasse la causa, a quell’età, di quel tono freddo, di quell’aria molle, di quello spossamento di fluido che, dal primo incontro, teneva a distanza coloro che l’avvicinavano.
 
Non svegliava alcuna simpatia. Ma eccitava una specie di sorpresa curiosa, e forse un po’ di paura - sopratutto quando la sua faccia si oscurava ed e’ rientrava in sè o si stecchiva sotto il sentimento della collera.
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Lo straniero le offerse il braccio, e cominciarono la visita dello stabilimento.
 
Mistress Grown, pur volendo mostrarsi graziosa verso colui cui le avevano raccomandato, bruciava di voglia di conoscere lo scopo di quella visita. Come non era guari a presumere che quel giovane signore avesse dimandato una lettera ad una dama della corte, per andare personalmente, in treno di gala, a scegliere una cameriera in un ospizio, la sua curiosità doveva avere un altro interesse.
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un ospizio, la sua curiosità doveva avere un altro interesse.
 
- Non è nemmanco possibile - ruminava nel suo capo mistress Grown - che egli venga a visitare i quadri della sala del comitato. La Marcia di Finchley di Hogarth, il cartone di Raffaello, l’Angelo ed Ismaele di Highmore, il Cristo di Willis, il Moise di Hayman, belli che siano, non richiedono un così alto intervento per essere ammirati. Verrebb’egli dunque per conoscere la storia del capitano Thomas Coram, e come quel bravo uomo fondò l’ospizio? Vien’egli per apprendere i nostri regolamenti e paragonarli a quelli del continente; per osservare come lo stabilimento è tenuto ed amministrato; per ottenere la statistica dei trovatelli raccolti? Non ne so nulla. Come dunque posso soddisfare ai suoi desideri se non l’indovino?
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Quando ognuna fu al suo posto, un momento di silenzio seguì. Poi, dal centro delle tavole, una modesta ragazza di diciassette a diciott’anni, la più attempata della compagnia, intonò il benedicite di una voce dolce ed un poco commossa.
 
Aveva questa terminato appena la preghiera, che un’altra giovinetta cominciò a dispensare con rapidità ed appropriatamente
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le porzioni di carne e legumi, ammonticchiate nel piatto a lei dinanzi.
 
La direttrice ed il visitatore percorrevano il refettorio silenziosi e lenti.
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Lo straniero camminava adesso un poco più sollecito, dirigendosi verso un viale ombrato da folti platani, al coperto dal sole che cadeva a piombo sui praticelli. Delle
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grandi magnolie, in vasi, riempivano l’aria di olezzo. Le aiuole spiegavano i loro addobbi di girani, di viole, di flussie, mentre le ravanelle; gli anthemi, le cobee, le volubili si arrampicavano su per i tralicci verdi del muro e li tappezzavano di fiori di oro, di zaffiro e di argento.
 
La caldura e la luce sembravano risvegliare in quel giovane signore una certa animazione; perocchè, forzando il grave suo silenzio, chiese:
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Lo straniero si tacque di nuovo. Ma mistress Grown, che si accorgeva con soddisfazione il ghiaccio cominciare a fondere, e se ne attribuiva modestamente il merito, dimandò:
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- Milord, desidera egli la statistica dei resultati morali e materiali del nostro ospizio - che è lo più considerevole di Londra?
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Mistress Grown guidò la ragazza vicino ad un pergolato di clematite, come in passeggiando, parlandole con dolcezza,
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sorridendole con bontà. Ella non aveva coscienza di ciò che faceva. Ma pensava che il personaggio, il qual le era stato raccomandato di sì alto, e che pareva sì colmo di dignità e di distinzione, non poteva pigliarla a complice di una cattiva azione. Si prestava quindi adesso con non troppa repugnanza ai desiderii dello straniero. Poi una luce le traversò per la mente:
 
- Vorrebb’egli riparare un torto? - si dimandò ella interiormente. È troppo giovane, pertanto! Lo si sarebbe incaricato... Di che?
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- Chi sa, piccina mia - sclamò mistress Grown, volgendo gli occhi verso il traliccio di liane. Non sareste voi la prima creatura abbandonata che avrebbe trovato di un tratto una famiglia e l’opulenza.
 
- Sì madama - replicò Maud - ma Dio è troppo in
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alto per guardar sovente a di sì piccoli atomi e seminare miracoli. O’ letto nella Bibbia...
 
- Come, figlia mia - l’interruppe la direttrice con tristezza - disperereste voi dunque della bontà di Dio?
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- Voi disperate, allora?
 
- Talvolta, madama. Perchè, ecco lì due anni, che non è scorsa un’ora della mia giornata, una sola delle mie notti, in cui io non mi abbia delirato di quell’assente. È dessa morta? mi dico. Ebbene, che mi si indichi la sua fossa, perchè io mi vada talvolta a piangervi e portarvi dei fiori. È dessa povera? io so lavorare; lavorerò per lei. È dessa colpevole? io le perdono - di gran cuore le perdono. Arrossisce di me? ebbene, che me la si mostri soltanto, ed io andrò alla sua porta a vederla passare e benedirla di tutte le forze dell’anima mia. Mi à dessa obliata? ma che la mi oblii. Io non le dimando nulla: non voglio che vederla una volta sola, una volta, per dare
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una forma al mio sogno implacabile, un obietto al mio amore assetato; per sapere ove volgere il mio sguardo nell’orizzonte, su quale testa invocare la benedizione di Dio, quale angelo adorare nella mia preghiera. Ò io torto, madama, di disperare talvolta, di aspettar sempre, malgrado ciò?
 
Mistress Grown si tacque un istante, non sapendo che rispondere.
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Mistress Grown alzò gli occhi su di lui con un certo piglio di osservazione, poi rispose lentamente e con gravità:
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- Lo si può, milord, conformandosi a certe regole stabilite dai fondatori.