Fermo e Lucia/Tomo Primo/Cap IV: differenze tra le versioni

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{{Qualità|avz=75%|data=9 novembre 2008|arg=Romanzi}}{{Intestazione letteratura
|Nome e cognome dell'autore=Alessandro Manzoni
|Titolo=Fermo e Lucia
|Iniziale del titolo=F
|Nome della pagina principale=Fermo e Lucia
|Eventuale titolo della sezione o del capitolo=[[Fermo e Lucia/Tomo Primo|Tomo Primo]] - Capitolo Quarto<br />Il Padre Galdino
|Anno di pubblicazione=
|Secolo di pubblicazione=XIX secolo
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|URL della versione cartacea a fronte=
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| CapitoloPrecedente = Capitolo III
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| NomePaginaCapitoloPrecedente = Fermo e Lucia/Tomo Primo/Cap III
'''Il Padre Galdino'''
| CapitoloSuccessivo = Capitolo V
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| NomePaginaCapitoloSuccessivo = Fermo e Lucia/Tomo Primo/Cap V
 
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Era un bel mattino di novembre; la luce era diffusa sui monti e sul lago: le più alte cime erano dorate dal sole non ancora comparso sull'orizzonte, ma che stava per ispuntare dietro a quella montagna che dalla sua forma è chiamata il Resegone (segone), quando il Padre Galdino a cui Fra Canziano aveva esposta fedelmente l'ambasciata si avviò dal suo Convento per salire alla casetta di Lucia. Il cielo era sereno, e un venticello d'autunno staccando le foglie inaridite del gelso le portava qua e là. Dal viottolo guardando sopra le picciole siepi e sui muricciuoli si vedevano splendere le viti per le foglie colorate di diversi rossi; e i campi già seminati, e lavorati di fresco spiccavano dall'altro terreno come lunghi strati di drappi oscuri stesi sul suolo. L'aspetto della terra era lieto; ma gli uomini che si vedevano pei campi o sulla via mostravano nel volto l'abbattimento e la cura. Ad ogni tratto s'incontravano sulla via mendichi laceri e macilenti invecchiati nel mestiere, fra i quali molti si conoscevano per forestieri che la fame aveva cacciati da luoghi più miserabili, dove la carità consueta non aveva mezzi per nutrirli; e che passando a canto ai pitocchi indigeni del cantone gli guardavano con diffidenza e ne erano guardati in cagnesco come usurpatori. Di tempo in tempo si vedevano alcuni i quali dal volto dal modo e dall'abito mostravano di non aver mai tesa la mano e di essere ora indotti a farlo dalla necessità. Passavano cheti a canto al Padre Galdino, facendogli umilmente di cappello, senza dirgli nulla, perché la sola parola che indirizzavano ai passaggeri era per chiedere l'elemosina, e un capuccino, come ognun sa non aveva niente. Ma il buon Padre Galdino si volgeva a quelli che apparivano più estenuati, più avviliti, e diceva loro in aria di compassione: «andate al convento, fratello; finché ci sarà un tozzo per noi, lo divideremo». I contadini sparsi pei campi non rallegravano più la scena di quello che facessero i poverelli. Salutavano essi umilmente il Padre Galdino, e quelli a cui egli domandava come l'andasse: «Come vuole padre?» rispondevano: «la va malissimo». Alcuni, che in tempi ordinarj non avrebbero osato fermare e interrogare il Padre Guardiano, fatti più animosi per la miseria dei tempi gli dicevano: «Come anderà questa faccenda, Padre Galdino?»
 
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Ma frattanto che noi siamo stati a raccontare i fatti del Padre Cristoforo, egli è giunto, si è affacciato alla porta; e le donne lasciando il manico dell'aspo che facevano girare e stridere, si sono alzate, dicendo ad una voce: «Oh Padre guardiano!»
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| CapitoloPrecedente = Capitolo III
 
| NomePaginaCapitoloPrecedente = Fermo e Lucia/Tomo Primo/Cap III
 
| CapitoloSuccessivo = Capitolo V
{{Fermo e Lucia - tomo I}}
| NomePaginaCapitoloSuccessivo = Fermo e Lucia/Tomo Primo/Cap V
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