Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo III.djvu/579: differenze tra le versioni

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<section end="s1" /><section begin="s2" />{{Ct|t=1|v=1|{{Type|l=0.3em|CAPO}} XXXIII.}}
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{{smaller block|c=is|''''Narsete rimanda i Langobardi. Verona indarno assediata da Valeriano. — Elezione di Teia a re de’ Gotti. Narni, Spoleto e Perugia occupati dagli imperiali. - Questi assalgono le mura di Roma e rendonsene agevolmente padroni.''}}
{{smaller block|c=is|''Narsete rimanda i Langobardi. Verona indarno assediata da Valeriano. — Elezione di Teia a re de’ Gotti. Narni, Spoleto e Perugia occupati dagli imperiali. - Questi assalgono le mura di Roma e rendonsene agevolmente padroni.''}}


I. Narsete lieto dei riportati vantaggi riferivali di continuo ai Nume, siccome vero autore, a non dubiarne, del tutto, e provvedeva con sollecitudine ad ogni bisogno. Fu dunque prima sua cura di risarcire a prezzo i danni arrecati dall’indegna licenza dei Langobardi condotti seco, i quali per non dire delle altre sozzissime sceleraggini perpetrate, incendiavan le case a cui avvenivansi ed oltraggiavano le femmine riparate ne’ sacri templi. Di più accomiatata lor turba con larghissimo danaro la rimandò in patria, commettendo a Valeriano ed a suo aipote Damiano di scortaria insino alle frontiere del romano impero, acciocchè lungo il cammino la raffredasse da guasti e ribalderie. Valeriano, fattala valicare il confine, si pose a campo vicino alla città di Verona, sperando coll’assedio venirne al possesso. A tale comparsa il presidio la entro pigliato da forte spavento diputò oratori al duce per capitolare; se non che i Franchi a stanza nell’agro veneto avutane contezza efficacemente vi si opposero, e dichiaratisi<section end="s2" />
I. Narsete lieto dei riportati vantaggi riferivali di continuo ai Nume, siccome vero autore, a non dubiarne, del tutto, e provvedeva con sollecitudine ad ogni bisogno. Fu dunque prima sua cura di risarcire a prezzo i danni arrecati dall’indegna licenza dei Langobardi condotti seco, i quali per non dire delle altre sozzissime sceleraggini perpetrate, incendiavan le case a cui avvenivansi ed oltraggiavano le femmine riparate ne’ sacri templi. Di più accomiatata lor turba con larghissimo danaro la rimandò in patria, commettendo a Valeriano ed a suo aipote Damiano di scortaria insino alle frontiere del romano impero, acciocchè lungo il cammino la raffredasse da guasti e ribalderie. Valeriano, fattala valicare il confine, si pose a campo vicino alla città di Verona, sperando coll’assedio venirne al possesso. A tale comparsa il presidio la entro pigliato da forte spavento diputò oratori al duce per capitolare; se non che i Franchi a stanza nell’agro veneto avutane contezza efficacemente vi si opposero, e dichiaratisi<section end="s2" />