Pagina:Foscolo, Ugo – Prose, Vol. III, 1920 – BEIC 1824364.djvu/35: differenze tra le versioni
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sentenza, ella avea fatto da dieci o dodici passi lungo la via. e m’affrettai dietro a lei per farle con bella maniera la mia proferta: ma notai ch’ella se n’andava con la guancia appoggiata alla palma, col tardo e misurato portamento della meditazione, e con gli occhi fitti di passo in passo sul suolo; onde venni in pensiero ch’andasse anch’ella agitando la stessa lite. — Dio l’aiuti! — diss’io — ch’ella avrà al pari di me alcuna suocera, o zia pinzochera, o vecchia scema da consultar sul partito! — Né mi parve bene d’interrompere quel litigio, stimando atto più cavalleresco di pigliarla a patti, anziché di sorpresa. Voltai dunque le spalle, e me n’andava in giú e in su davanti l’uscio della rimessa, mentre la signora ruminando se n’andava dall’altra parte. |
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<ref follow="p34">io l’antepongo, perché il parroco Yorick solea conferire molti punti morali e teologici con tutti i reverendi ecclesiastici della sua provincia; non però gli ascoltava. E un giorno gli ebbe tutti a mensa e a concilio, e lesse una sua predica, richiedendoli del loro saggio parere: ma, com’ebbe finito, e tutti lo lodavano a cielo, egli, ringraziandoli umilmente, la lacerò; e regalò i brani del manoscritto a’ suoi commensali, tanto che potessero allumare le loro pipe e fumassero in santa pace con lui. ''Tristram Shandy'', vol. {{Sc|iv}}, cap. 27 [F.].</ref> |
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sentenza, ella avea fatto da dieci o dodici passi lungo la via. |
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e m’affrettai dietro a lei per farle con bella maniera la mia |
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proferta: ma notai ch’ella se n’andava con la guancia appoggiata alla palma, col tardo e misurato portamento della meditazione, e con gli occhi fitti di passo in passo sul suolo ; onde |
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venni in pensiero ch’andasse anch’ella agitando la stessa lite. |
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Avendo io e la mia fantasia, come prima vidi quella signora, già stabilito che fosse una delle predilette della Natura, e piantato per secondo e non meno incontrastabile assioma che essa era vedova e che vestiva i caratteri della sventura, non andai punto piú in là; io aveva terreno bastante alla posizione che mi giovava; e, quand’anche ella fosse restata meco braccio a braccio sino a mezza la notte, io mi sarei attenuto leale al mio sistema, considerandola sempre ed unicamente con quell’idea generale. |
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— Dio l’aiuti ! — diss’io — ch’ella avrá al pari di me alcuna suocera, o zia pinzochera, o vecchia scema da consultar sul partito! — Né mi parve bene d’interrompere quel litigio, stimando |
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atto piu cavalleresco di pigliarla a patti, anziché di sorpresa. |
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Voltai dunque le spalle, e me n’andava in giú e in su davanti |
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l’uscio della rimessa, mentre la signora ruminando se n’andava |
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dall’altra parte. |
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Avendo io e la mia fantasia, come prima vidi quella signora, giá stabilito che fosse una delle predilette della Natura, |
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e piantato per secondo e non meno incontrastabile assioma |
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che essa era vedova e che vestiva i caratteri della sventura, |
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non andai punto piú in lá; io aveva terreno bastante alla posizione che mi giovava; e, quand’anche ella fosse restata meco |
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braccio a braccio sino a mezza la notte, io mi sarei attenuto |
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leale al mio sistema, considerandola sempre ed unicamente con |
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quell’idea generale. |
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io l’antepongo, perché il parroco Yoriclc solea conferire mol i punti morali e teologici con tutti i reverendi ecclesiastici della sua provincia; non però gli ascoltava. |
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E un giorno gli ebbe tutti a mensa e a concilio, e lesse una sua predica, richiedendoli del loro saggio parere: ma, com’ebbe finito, e tutti lo lodavano a cielo, egli, |
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ringraziandoli umilmente, la lacerò; e regalò i brani del manoscritto a’suoi commensali, tanto che potessero allumare le loro pipe e fumassero in santa pace con |
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lui. Tristram Shandy, voi. iv, cap. 27 [F.J. |