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Dante e Virgilio entrano in Dite “senza alcuna guerra„. La guerra c’era stata e l’ira c’era voluta, e un’alta ira animatrice d’una eroica fortezza: la fortezza di lui che già nella Eneide presentava la spada nuda alle ombre e ai mostri dell’Averno; di lui pio, le cui parole sono sante.<ref>{{TestoCitato|Divina Commedia/Inferno/Canto IX# |
Dante e Virgilio entrano in Dite “senza alcuna guerra„. La guerra c’era stata e l’ira c’era voluta, e un’alta ira animatrice d’una eroica fortezza: la fortezza di lui che già nella Eneide presentava la spada nuda alle ombre e ai mostri dell’Averno; di lui pio, le cui parole sono sante.<ref>{{TestoCitato|Divina Commedia/Inferno/Canto IX#riga105|Inf. IX 105 seg.}}</ref> Ora sono, al medesimo piano, presso a poco, della palude stigia, lungo gli spaldi della città roggia, in un cimitero.<ref>{{TestoCitato|Divina Commedia/Inferno/Canto X#riga12|Inf. X 13.}}</ref> I coperchi delle arche sono alzati: nessuno fa guardia. È il fatto, per una parte, degl’ignavi del vestibolo, che non escono sebbene la porta sia aperta. E per l’altra è il fatto del limbo, anzi del nobile castello; che qui sono grandi e sapienti, e nessun male di loro si può raccontare, salvo che uno: ''mala luce''.<ref>{{TestoCitato|Divina Commedia/Inferno/Canto X#riga99|ib. 100.}}</ref> In verità sono eresiarche; e sono di loro i seguaci d’{{AutoreCitato|Epicuro|Epicuro}}<ref>{{TestoCitato|Divina Commedia/Inferno/Canto X#riga15|ib. 15.}}</ref> |
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che l’anima col corpo morta fanno.</poem></div> |
che l’anima col corpo morta fanno.</poem></div> |