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ottenuto da robusti intelletti coll’esservisi adoperati intorno vivamente, quanto anche, e forse più, alla lucida e invariabile dichiarazione di quei principii fondamentali, che governar debbono rettamente ogni consorzio di fratelli, ma più specialmente questo, il quale comprender debbe tutti i figli della stessa patria in una grande e medesima famiglia. Sì, i principii fermati nel ''Programma'' del 6 settembre, modificati, emendati sebben leggiermente nel dì successivo, come consta dagli atti, non potrebbero essere nè più giusti, nè più ragionevoli, nè più schiettamente italiani. Imperocchè noi facemmo capo dalla ''assoluta'' indipendenza di tutta Italia che vogliamo emancipata dalla tutela e dal giogo straniero per riuscire all’unione ed al conquisto della nazionalità. Nè quella, ben s’intende, potremo sperar di ottenere senza l’opera di questa; perchè le forze smembrate addeboliscono i popoli, e i popoli non sono mai potenti se non allora, che per la riunione delle varie loro famiglie costituiscono un solo braccio, una sola potenza. A raggiungere più facilmente questo grande, questo supremo scopo, noi pensammo di propugnare con ogni guisa di mezzi legittimi il mantenimento di que’ ''fatti compiuti'', che il voto libero e solennemente invocato dei popoli creò; fra i quali sta principalmente lo incorporamento in un solo reame di quante terre distendonsi nella gran valle del Po, dall’Isonzo al Varo. Questo fatto è il primo e il più grave, perchè mezzo efficacissimo e non dubbio a mantenere l’indipendenza quando sia conquistata, e a dar forza alla nazione italica di respingere ogni prepotenza oltramontana. Imperocchè per questo forte regno popolare sotto la dinastia di Savoia proclamato in diritto e in fatto può Italia contrastare ad ogni evento od insulto straniero, e trascinare nella comune vendetta le restanti parti della penisola; ciò che non si potrebbe così facilmente sperare dallo scompartimento delle terre italiche in frammenti di repubbliche, o in governi deboli e smembrati.
ottenuto da robusti intelletti coll’esservisi adoperati intorno vivamente, quanto anche, e forse più, alla lucida e invariabile dichiarazione di quei principii fondamentali, che governar debbono rettamente ogni consorzio di fratelli, ma più specialmente questo, il quale comprender debbe tutti i figli della stessa patria in una grande e medesima famiglia. Sì, i principii fermati nel ''Programma'' del 6 settembre, modificati, emendati sebben leggiermente nel dì successivo, come consta dagli atti, non potrebbero essere nè più giusti, nè più ragionevoli, nè più schiettamente italiani. Imperocchè noi facemmo capo dalla ''assoluta'' indipendenza di tutta Italia che vogliamo emancipata dalla tutela e dal giogo straniero per riuscire all’unione ed al conquisto della nazionalità. Nè quella, ben s’intende, potremo sperar di ottenere senza l’opera di questa; perchè le forze smembrate addeboliscono i popoli, e i popoli non sono mai potenti se non allora, che per la riunione delle varie loro famiglie costituiscono un solo braccio, una sola potenza. A raggiungere più facilmente questo grande, questo supremo scopo, noi pensammo di propugnare con ogni guisa di mezzi legittimi il mantenimento di que’ ''fatti compiuti'', che il voto libero e solennemente invocato dei popoli creò; fra i quali sta principalmente lo incorporamento in un solo reame di quante terre distendonsi nella gran valle del Po, dall’Isonzo al Varo. Questo fatto è il primo e il più grave, perchè mezzo efficacissimo e non dubbio a mantenere l’indipendenza quando sia conquistata, e a dar forza alla nazione italica di respingere ogni prepotenza oltramontana. Imperocchè per questo forte regno popolare sotto la dinastia di Savoia proclamato in diritto e in fatto può Italia contrastare ad ogni evento od insulto straniero, e trascinare nella comune vendetta le restanti parti della penisola; ciò che non si potrebbe così facilmente sperare dallo scompartimento delle terre italiche in frammenti di repubbliche, o in governi deboli e smembrati.


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