Pagina:Chi l'ha detto.djvu/576: differenze tra le versioni

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{{Cld
544 Chi l'ha detto? [1625-1628]
|1625|Dolce stil nuovo.
|{{Sc|{{AutoreCitato|Dante Alighieri|Dante}}}}, ''{{TestoCitato|Divina Commedia/Purgatorio|Purgatorio}}'', c. XXIV, v. 55}}


{{indent|0|vale a dire della nuova scuola poetica fiorentina, capitanata da
1625. Dolce stil nuovo.
Dante, e illustrata da {{AutoreCitato|Guido Cavalcanti|Guido Cavalcanti}}, {{AutoreCitato|Lapo Gianni|Lapo Gianni}}, {{AutoreCitato|Dino Frescobaldi|Dino Frescobaldi}}, {{AutoreCitato|Gianni Alfani|Gianni Alfani}}. A proposito di questo stil nuovo si ricordi anche il bel verso del {{Sc|{{AutoreCitato|Francesco Petrarca|Petrarca}}}}:}}


{{Cld
(Dante, Purgatorio, e. XXIV. v. 55).
|1626
|Tra lo stil de' moderni e ’l sermon prisco.
|''Sonetti sopra vari argomenti'', son. VII, com.: ''{{TestoCitato|Canzoniere (Rerum vulgarium fragmenta)/S'Amore o Morte non dà qualche stroppio|S’Amore o Morte non da qualche stroppio}}''; son. XXXII nell’ed. Mestica}}


{{Cld
vale a dire della nuova scuola poetica fiorentina, capitanata da
|1627|Il più bel fior ne coglie.}}
Dante, e illustrata da Guido Cavalcanti, Lapo Gianni, Dino Fre-
scobaldi, Gianni Alfani. A proposito di questo stil nuovo si ri-
cordi anche il bel verso del Petrarca :


{{indent|0|è il motto che accompagna l’impresa del Buratto, insegna della fiorentina Accademia della Crusca, fondata nel 1582. Il primo libro mandato fuori dall’Accademia coll’insegna del Buratto sul frontespizio è la ''Difesa dell’Orlando Furioso dell’Ariosto'' stampata in Firenze nel 1584; ma non vi si vede il motto, il quale, dopo vari contrasti, fu stabilito dall'Accademia il dì 14 marzo 1590; ed era leggiera variante di un emistichio petrarchesco, ''El più bel fior ne colse'', che si trova nella ''{{TestoCitato|Canzoniere (Rerum vulgarium fragmenta)/Poi che per mio destino|Canzone in vita di M. Laura}}'', che secondo il Marsand è il num. VIII, nell’ediz. Mestica è la X, e che comincia ''Poi che per mio destino''. L’emistichio citato è nel verso 36. Esso può applicarsi a chi sa trarre abilmente ma onestamente partito delle gemme sparse dei lavori di chi lo ha preceduto, ma non al plagiario, per il quale conviene piuttosto la citazione francese:}}
1626. Tra lo stil de' moderni e '1 sermon prisco.


{{Cld
(Sonetti sopra vary argomenti, son. VII,
|1628|Je reprends mon bien partout où je le trouve.|traduzione=Io riprendo la roba mia dovunque la trovo.}}
com. : S' Amore o Morte non da qualche
stroppio ; son. XXXII nell'ed. Mestica).


{{ni}}Era la scusa che {{Sc|{{AutoreCitato|Molière|Molière}}}} ripeteva volentieri giustificandosi di avere tolte dal ''Pedant joué'' di {{AutoreCitato|Savinien Cyrano de Bergerac|Cyrano de Bergerac}} (1654) alcune scene, che egli poi introdusse nelle sue ''Fourberies de Scapin'' (1671). Se si ha da credere a Grimarest (''Vie de Molière'', pag. 13-14), Cyrano avrebbe profittato di cose dette da Molière medesimo nei circoli di comuni amici ; quindi Molière avrebbe giustamente ripreso il suo, secondo l'aforisma giuridico: ''Ubi rem meam invenio,''
1627. Il più bel fior ne coglie.

è il motto che accompagna l' impresa del Buratto, insegna della
fiorentina Accademia della Crusca, fondata nel 1582. Il primo li-
bro mandato fuori dall'Accademia coli' insegna del Buratto sul
frontespizio è la Difesa dell' Orlando Furioso dell'Ariosto stampata
in Firenze nel 1584; ma non vi si vede il motto, il quale, dopo
vari contrasti, fu stabilito dall'Accademia il dì 14 marzo 1590;
ed era leggiera variante di un emistichio petrarchesco, El più bel
fior ne colse, che si trova nella Canzone in vita di M. Laura, che
secondo il Marsand è il num. Vili, nell' ediz. Mestica è la X,
e che comincia Poi che per mio destino. L' emistichio citato è nel
verso 36. Esso può applicarsi a chi sa trarre abilmente ma one-
stamente partito delle gemme sparse dei lavori di chi lo ha pre-
ceduto, ma non al plagiario, per il quale conviene piuttosto la
citazione francese :

1628. Je reprends mon bien partout où je le trouve.

Era la scusa che Molière ripeteva volentieri giustificandosi di
avere tolte dal Pedant joué di Cyrano de Bergerac (1654) alcune
scene, che egli poi introdusse nelle sue Fourberies de Scapin (167 1).
Si si ha da credere a Grimarest ( l'ir de Mo Hin , pag. 13-14),
< ivi .1110 avrebbe profittato di cose dette da Molière medesimo nei
circoli di comuni amici ; quindi Molière avrebbe giustamente ri-
preso il suo, secondo l'aforisma giuridico: Ubi rem menni inverno.

[698. I" riprendo la robe mia dovunque la trovo