Pagina:Il cavallarizzo.djvu/221: differenze tra le versioni

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<center>''PROSPERO ET CLAUDIO.''</center>
<center>''PROSPERO ET CLAUDIO.''</center>


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P. PRIMA ''ch'io altro dica vorrei sapere da voi Messer Claudio mio, se volete ch'io vi proponga tutte le proposte insieme ch'io penso farvi, overo ad una per una? perche se le vi proponerò tutte le proposte insieme ancor voi sarete obligato à risolverle per ordine tutte. C. Fate pur mò come volete Cavallier mio, ch'io son'apparecchiato à farla con esso voi, come vi pare; & ancora ch'io non habbi così tenace memoria come havete voi; pur non dimeno ho speranza di saper rispondere à tutto quello che in questa lite voi mi saprete proponere. P. Bel modo d'argomentare è certo quello, che s'usa in alcune Academie, che tutti gli argomenti fanno prima che far vogliono in una conclusione, & dipoi dal catedrante n'aspettano tutte le risposte insieme; circa che si vede dall'una parte, & dall'altra; memorie grandi, & ingegni sottilissimi; ma, perche in vero la cosa non è senza qualche ostentatione, fuoco, & fumo di lattantia, & vanagloria, non voglio che seguitiamo quest'ordine; ma si bene quell'altro più chiaro, & agevole dell'arguire argomento per argomento, e risolvere cosa per cosa. Dico adunque che quanto al Proemio prima non mi pare che sia vero che il saper comandare sia meglio del saper fare; perche più difficil credo che sia il fare che il dire; così ancora l'osservanza delle leggi, che l'ordinarle; essendo che ogni virtù nell'attione consiste; facilmente di ordinano le leggi, ma con difficoltà certo si esseguiscano; perche per ordinarle vi sono mille, & chi l'esseguisca & osservi, pochi si trovano. C. Vi rispondo che nelle cose, che alla giustitia s'apartengano egli è verissimo quel che dite, ma non già nell'arti virtuose; delle quali ragionav'io là in quel luogo, & che sia vero mirate gli essempi ch'io vi diedi de i Medici, Architettori & altri. Oltra che non niego che nel caso che noi havemo per le mani, non sia necessario in fatto saper ben cavalcare, & altro se noi vogliamo saperne ben ragionare, & dire quello che à perfetto cavallarizzo si conviene. Ma non però potrassi dare precetti buoni senza il sapere (oltra la pratica) la teorica. La quale io reputo che sia molto meglio, & giovi più in generale, & habbi più dell'ingegnoso; dove il saper cavalcar schietto in atto del fatigoso. P. Se il cavalcar bene, & operare è più faticoso, dev'esser anco di ragione più facile, & meglio del saperlo comandare; & ordinare con precetti. C. Vi si potrebbe concedere in quanto alle fatiche del corpo, ma non à quelle dell'intelletto; l'attioni del quale quanto siano migliori delle corporali, & anco più faticose, lascio''
:{{Sc|Prima}} ''ch'io altro dica vorrei sapere da voi Messer Claudio mio, se volete ch'io vi proponga tutte le proposte insieme ch'io penso farvi, overo ad una per una? perche se le vi proponerò tutte le proposte insieme ancor voi sarete obligato à risolverle per ordine tutte. ''
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:''Fate pur mò come volete Cavallier mio, ch'io son'apparecchiato à farla con esso voi, come vi pare; & ancora ch'io non habbi così tenace memoria come havete voi; pur non dimeno ho speranza di saper rispondere à tutto quello che in questa lite voi mi saprete proponere.''
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:''Bel modo d'argomentare è certo quello, che s'usa in alcune Academie, che tutti gli argomenti fanno prima che far vogliono in una conclusione, & dipoi dal catedrante n'aspettano tutte le risposte insieme; circa che si vede dall'una parte, & dall'altra; memorie grandi, & ingegni sottilissimi; ma, perche in vero la cosa non è senza qualche ostentatione, fuoco, & fumo di lattantia, & vanagloria, non voglio che seguitiamo quest'ordine; ma si bene quell'altro più chiaro, & agevole dell'arguire argomento per argomento, e risolvere cosa per cosa. Dico adunque che quanto al Proemio prima non mi pare che sia vero che il saper comandare sia meglio del saper fare; perche più difficil credo che sia il fare che il dire; così ancora l'osservanza delle leggi, che l'ordinarle; essendo che ogni virtù nell'attione consiste; facilmente di ordinano le leggi, ma con difficoltà certo si esseguiscano; perche per ordinarle vi sono mille, & chi l'esseguisca & osservi, pochi si trovano.''
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:''Vi rispondo che nelle cose, che alla giustitia s'apartengano egli è verissimo quel che dite, ma non già nell'arti virtuose; delle quali ragionav'io là in quel luogo, & che sia vero mirate gli essempi ch'io vi diedi de i Medici, Architettori & altri. Oltra che non niego che nel caso che noi havemo per le mani, non sia necessario in fatto saper ben cavalcare, & altro se noi vogliamo saperne ben ragionare, & dire quello che à perfetto cavallarizzo si conviene. Ma non però potrassi dare precetti buoni senza il sapere (oltra la pratica) la teorica. La quale io reputo che sia molto meglio, & giovi più in generale, & habbi più dell'ingegnoso; dove il saper cavalcar schietto in atto del fatigoso. ''
;P.
:''Se il cavalcar bene, & operare è più faticoso, dev'esser anco di ragione più facile, & meglio del saperlo comandare; & ordinare con precetti.''
;C.
:''Vi si potrebbe concedere in quanto alle fatiche del corpo, ma non à quelle dell'intelletto; l'attioni del quale quanto siano migliori delle corporali, & anco più faticose, lascio''