Pagina:La leggenda di Tristano, 1942 – BEIC 1854980.djvu/382: differenze tra le versioni

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Versione delle 16:15, 25 ott 2021

Cap. II. «lo dolore del suo ventre»; il ms. aggiunge «ciò è nel suo ventre»; ho espunto, seguendo il Parodi. — «non odano mai [parola]»; ho integrato, in conformitá della chiusa del precedente capoverso. — «e prendete lo re Meliadus.» Cosi il cod. P, Il Parodi, con R, e prendere (il discorso lo fa cominciare con: e uccidete). Cap. III. «[e parleranno] dela bestia saivaggia.» L’integrazione, che mi sembra indispensabile, la si ricava dal testo francese (cfr. l’opera del Lòseth, p. 17). — «molto oro e molto argento d’assai.» Il Parodi «ed assai»; il cod. P assai. L’avverbio «d’assai» è qui, come in altri casi, di rafforzamento all’aggettivo «molto». — Non mi pare abbia senso il testo del Parodi, basato, al solito, sui mss. «E dappoi che l’ebe menata nella corte deio re Meliadus e vide» ; deio è certo una svista per lo. — Accolgo (dalle Aggiunte e correzioni del Parodi, p. 462) «[né] si bello». — «Vae prendi quella coppa e dami bere.» Ho soppresso la virgola dopo Vae (trattasi di una caratteristica forma di duplice imperativo, in uso anche ora in qualche dialetto) e, col conforto di un ms., «a» dopo «dami». — «rendute cotale cagione.» Cosi il Parodi, con R (cioè col ms. base). Ma gli affini hanno «ragione». — «Ma la reina la quale è diliverata per amore [di T. non pensa...].» Ho integrato, seguendo P (potrei citare parecchi esempi di confusione tra «amore» e «morte» negli antichi mss., confusione che giustifica il salto del nostro codice). — «vide che la reina, [per] quello che sovra li era detto, ch’iera incolpata.» Colla mia integrazione, si rimedia al guasto dei mss. che il Parodi non volle (perché non era suo compito) correggere (né qui nè in molti altri passi). È ovvio il pleonasmo della congiunzione in «ch’iera»; gli esempi antichi abbondano. — «dissero: E non verae T. ? E Governale disse che non sapea.» Le ultime sette parole mancano nell’ediz. Parodi ; ma si traggono con tanta sicurezza dai mss. affini che non ho creduto chiuderle in parentesi. Cap. VII. «deio re Ferramonte di folle amore.» Il Parodi, col ms., «fello». Gli affini e l’ultimo inciso del capitolo giustificano la nostra correzione (e poi , fello amore significò «amore traditoresco»). Cap. Vili. Anche a giudizio del Parodi, il primo periodo è piú regolare e meno tautologico negli affini; ed io li ho seguiti. Cap. X. «lo convenentre eh’è stato intra la figliuola»: cosi gli affini (il Parodi, con R, eh’è inira).