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Con la presentazione del bilancio comunale si ebbe a Roma un’altra notizia consolante: si vide quanto il Municipio aveva fatto per l’insegnamento. Da quel bilancio risultava che nel 1873 il Comune spendera 800,009 lire annue per l’istruzione, e nel 1886, 1,804,000 lire. Le cifre, in questo caso, indicavano che si erano aumentate scuole e insegnanti, e che se maggiori fossero stati i bisogni, il Comune avrebbe continuato nell’aumento. Che ci fosse bisogno di riforme era evidente. I locali delle scuole non erano nè sufficienti nè igienici, e la distribuzione dell’insegnamento poco efficace. L’assessore {{Wl|Q15676636|Tommassini}} incominciò dall’abolire le scuole preparatorie e a sostituirle con asili ordinati sul metodo frœbeliano, con aumentare le classi quarte e quinte, coll’alternare le lezioni con le ricreazioni, e col dare incremento al metodo oggettivo per l’insegnamento. Era quasi un programma da ministro più che da assessore; ma l’intelligente e coltissimo uomo riuscì in parte ad attuarlo.
Con la presentazione del bilancio comunale si ebbe a Roma un’altra notizia consolante: si vide quanto il Municipio aveva fatto per l’insegnamento. Da quel bilancio risultava che nel 1873 il Comune spendera 800,009 lire annue per l’istruzione, e nel 1886, 1,804,000 lire. Le cifre, in questo caso, indicavano che si erano aumentate scuole e insegnanti, e che se maggiori fossero stati i bisogni, il Comune avrebbe continuato nell’aumento. Che ci fosse bisogno di riforme era evidente. I locali delle scuole non erano nè sufficienti nè igienici, e la distribuzione dell’insegnamento poco efficace. L’assessore {{Wl|Q15676636|Tommassini}} incominciò dall’abolire le scuole preparatorie e a sostituirle con asili ordinati sul metodo frœbeliano, con aumentare le classi quarte e quinte, coll’alternare le lezioni con le ricreazioni, e col dare incremento al metodo oggettivo per l’insegnamento. Era quasi un programma da ministro più che da assessore; ma l’intelligente e coltissimo uomo riuscì in parte ad attuarlo.


Anche il Re volle fare un dono di capo d’anno all’Associazione della Stampa; essa aveva chiesto che la sua opera pia della Cassa di previdenza fosse innalzata ad ente morale; il Sovrano nel firmare il decreto inviò 20,000 lire d’offerta per quel fondo e fecela accompagnare con una let-
Anche il Re volle fare un dono di capo d’anno all’Associazione della Stampa; essa aveva chiesto che la sua opera pia della Cassa di previdenza fosse innalzata ad ente morale; il Sovrano nel firmare il decreto inviò 20,000 lire d’offerta per quel fondo e fecela accompagnare con una {{Pt|let-|}}