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dell’Inghilterra e della Francia, perché almeno ha mostrato un po’ di saldezza di animo, e fermezza di carattere. E che? deve sempre questo povero paese essere esso ed i suoi governanti a discrezione dei piú forti? Che c’entrano i forestieri nelle quistioni interne? È forse il regno infeudato a Francia o ad Inghilterra? E quelli che sperano libertá per le mani de’ forestieri<ref>Da Murat. [''N. di R. S.'']</ref>, sono parricidi, sono scellerati, sono simili a quei ribaldi figliuoli, che per vendicarsi d’un’ingiuria ricevuta da un cattivo padre, si uniscono allo strano per nuocergli. Ed amano la patria costoro? e si chiaman liberali? Io per me vorrei che Ferdinando fosse giusto, ragionevole, leale, ma non vorrei che egli fosse disprezzato e conculcato, perché egli è, vogliamo o non vogliamo, il capo dello stato, e il disprezzo suo è disprezzo di tutta la nazione. Io cosí l’intendo, e credo che pochi la intendono cosí, perché pochi sono i ragionevoli. Io fui condannato a morte, io sono nell’ergastolo per causa di stato, ma io darei il mio sangue e la mia vita a Ferdinando, se lo straniero volesse insultare lo stato, occuparlo, invaderlo, impadronirsene. Io non guardo l’uomo ma guardo il re rappresentante dello stato, capo della nazione. Io vorrei uscir di prigione, sí, ma piú di questo io desidero che il paese non sia avvilito, e sprezzato; piú del mio bene, io amo il bene e l’onore pubblico. Tu ti meraviglierai che Ferdinando trovi un amico in chi forse egli crede che è un suo nemico: ma tu pure sai che piú di tutto io amo il vero, e il giusto: e quando anche chi mi ha mandato all’ergastolo ha ragione, io mi dimentico che sono nell’ergastolo, e gli do ragione.
dell’Inghilterra e della Francia, perché almeno ha mostrato un po’ di saldezza di animo, e fermezza di carattere. E che? deve sempre questo povero paese essere esso ed i suoi governanti a discrezione dei piú forti? Che c’entrano i forestieri nelle quistioni interne? È forse il regno infeudato a Francia o ad Inghilterra? E quelli che sperano libertá per le mani de’ forestieri<ref>Da {{AutoreCitato|Gioacchino Murat|Murat}}. [''N. di R. S.'']</ref>, sono parricidi, sono scellerati, sono simili a quei ribaldi figliuoli, che per vendicarsi d’un’ingiuria ricevuta da un cattivo padre, si uniscono allo strano per nuocergli. Ed amano la patria costoro? e si chiaman liberali? Io per me vorrei che Ferdinando fosse giusto, ragionevole, leale, ma non vorrei che egli fosse disprezzato e conculcato, perché egli è, vogliamo o non vogliamo, il capo dello stato, e il disprezzo suo è disprezzo di tutta la nazione. Io cosí l’intendo, e credo che pochi la intendono cosí, perché pochi sono i ragionevoli. Io fui condannato a morte, io sono nell’ergastolo per causa di stato, ma io darei il mio sangue e la mia vita a Ferdinando, se lo straniero volesse insultare lo stato, occuparlo, invaderlo, impadronirsene. Io non guardo l’uomo ma guardo il re rappresentante dello stato, capo della nazione. Io vorrei uscir di prigione, sí, ma piú di questo io desidero che il paese non sia avvilito, e sprezzato; piú del mio bene, io amo il bene e l’onore pubblico. Tu ti meraviglierai che Ferdinando trovi un amico in chi forse egli crede che è un suo nemico: ma tu pure sai che piú di tutto io amo il vero, e il giusto: e quando anche chi mi ha mandato all’ergastolo ha ragione, io mi dimentico che sono nell’ergastolo, e gli do ragione.


Se sai novelle dimmele, specialmente di Napoli: se no, tanto meglio: abbiamo altro che ci cuoce piú da vicino, i guai nostri. Qui le solite voci pazze, e le solite speranze piú pazze. Oh! senza speranze come si vivrebbe nell’ergastolo? Io che ne ho pochissime sento quanto m’è grave il vivere qui. Fortunato chi crede, e spera!
Se sai novelle dimmele, specialmente di Napoli: se no, tanto meglio: abbiamo altro che ci cuoce piú da vicino, i guai nostri. Qui le solite voci pazze, e le solite speranze piú pazze. Oh! senza speranze come si vivrebbe nell’ergastolo? Io che ne ho pochissime sento quanto m’è grave il vivere qui. Fortunato chi crede, e spera!