Pagina:Settembrini, Luigi – Ricordanze della mia vita, Vol. II, 1934 – BEIC 1926650.djvu/139: differenze tra le versioni

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ma ragionevole, e di persone sennate e bene informate, tu me le scriverai. Se bisogna far l’affare, tuo zio dovrá decidere se conviene, se si può sperare altro, o non si può; perché poi è meglio sofferire altri sei, otto, dodici mesi che esporsi ad un pericolo. Insomma dev’egli dire: «Non si può sperare altro, questo è l’unico espediente». Qui seguitano le voci, ma non cosí come prima: si dice ancora che amnistia non se ne fará piú, perché si voleva non solo l’amnistia ma la costituzione: si dicono insomma mille sciocchezze. Io per me credo che la voce dell’amnistia sia uscita proprio dal re, il quale sapendo e temendo che si parlerebbe dei fatti suoi nelle conferenze, spacciò che direbbe e farebbe: veduto che non han parlato di lui (e non potevano) non ha piú detto nulla né fatto nulla, e ride ora di tutti quelli che han creduto alle sue parole, e credono ancora, e non si vogliono discredere. Io credo d’indovinarla. Forse ancora fará grazie particolari ai relegati, ai condannati a ferri, ed a qualche ergastolano ancora, ma dei meno invisi: si fará una nota degli aggraziati, si pubblicherá sul giornale uffiziale, si griderá: «Né volete piú? ecco le grazie». Ma indulto generale non mai finché Ferdinando sará Ferdinando; né io, se fossi suo consigliere, glielo consiglierei. Ti ho scritto anch’io quattro chiacchiere fra tante che se ne dicono per farti conoscere come io penso.
ma ragionevole, e di persone sennate e bene informate, tu me le scriverai. Se bisogna far l’affare, tuo zio dovrá decidere se conviene, se si può sperare altro, o non si può; perché poi è meglio sofferire altri sei, otto, dodici mesi che esporsi ad un pericolo. Insomma dev’egli dire: «{{spaziato|Non si può sperare altro, questo è l’unico espediente}}». Qui seguitano le voci, ma non cosí come prima: si dice ancora che amnistia non se ne fará piú, perché si voleva non solo l’amnistia ma la costituzione: si dicono insomma mille sciocchezze. Io per me credo che la voce dell’amnistia sia uscita proprio dal re, il quale sapendo e temendo che si parlerebbe dei fatti suoi nelle conferenze, spacciò che direbbe e farebbe: veduto che non han parlato di lui (e non potevano) non ha piú detto nulla né fatto nulla, e ride ora di tutti quelli che han creduto alle sue parole, e credono ancora, e non si vogliono discredere. Io credo d’indovinarla. Forse ancora fará grazie particolari ai relegati, ai condannati a ferri, ed a qualche ergastolano ancora, ma dei meno invisi: si fará una nota degli aggraziati, si pubblicherá sul giornale uffiziale, si griderá: «Né volete piú? ecco le grazie». Ma indulto generale non mai finché Ferdinando sará Ferdinando; né io, se fossi suo consigliere, glielo consiglierei. Ti ho scritto anch’io quattro chiacchiere fra tante che se ne dicono per farti conoscere come io penso.


Seguita a mettere le letterine nel lino; ma accomodale bene e fa che sieno di piccolo volume.
Seguita a mettere le letterine nel lino; ma accomodale bene e fa che sieno di piccolo volume.