Pagina:Emma Perodi - Roma italiana, 1870-1895.djvu/290: differenze tra le versioni
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sotto le finestre della sua casa in via Monte della Farina. A Roma produceva un grande effetto che uno dei cittadini fosse al ministero, ma per quanto i dimostranti gridassero, il Baccelli non si fece vedere e alcuni suoi amici dissero alla folla che egli non era in casa. |
sotto le finestre della sua casa in via Monte della Farina. A Roma produceva un grande effetto che uno dei cittadini fosse al ministero, ma per quanto i dimostranti gridassero, il Baccelli non si fece vedere e alcuni suoi amici dissero alla folla che egli non era in casa. |
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Ma non erano tutte rose quelle che si spargevano sul cammino del nuovo ministro. I giornali gli rammentavano che come cittadino di Roma aveva tre quistioni da risolvere: quella dell’Orto Botanico a Panisperna col prolungamento delle vie Viminale e Milano, desiderio non mai esaudito; quella dell’isolamento del Pantheon, e quella dei restauri al portico di Veio. Vedremo in seguito come queste due ultime questioni si risolvessero sotto il suo ministero. |
Ma non erano tutte rose quelle che si spargevano sul cammino del nuovo ministro. I giornali gli rammentavano che come cittadino di Roma aveva tre quistioni da risolvere: quella dell’Orto Botanico a Panisperna col prolungamento delle vie Viminale e Milano, desiderio non mai esaudito; quella dell’isolamento del Pantheon, e quella dei restauri al portico di Veio. Vedremo in seguito come queste due ultime questioni si risolvessero sotto il suo ministero. |
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I Sovrani, dopo i ricevimenti del Capodanno, dopo aver accolto al Quirinale i granduchi di Russia, erano partiti per visitare la Sicilia. Le LL. MM., il duca d’Aosta, il principe di Napoli, il presidente del Consiglio, on. Cairoli, e il ministro della Marina, avevano lasciato |
I Sovrani, dopo i ricevimenti del Capodanno, dopo aver accolto al Quirinale i granduchi di Russia, erano partiti per visitare la Sicilia. Le LL. MM., il duca d’Aosta, il principe di Napoli, il presidente del Consiglio, on. Cairoli, e il ministro della Marina, avevano lasciato Roma col cattivo tempo. A Napoli essi dovevano imbarcarsi sulla «Roma», che sarebbe stata scortata dal «Duilio», il quale navigava per la prima volta, dalla «Principe Amedeo», dalla «Maria Pia» e dalla «Staffetta», che doveva, dopo accompagnati i Sovrani a Palermo, andare a Tunisi a prendere il principe Hussein, nipote del Bey, e la deputazione italiana guidata dal console generale Macciò, che si recavano a far atto d’omaggio al Re. |
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Il ministro Acton, che era nel treno reale, riceveva |
Il ministro {{Wl|Q1406068|Acton}}, che era nel treno reale, riceveva alle diverse stazioni di fermata, dispacci da Napoli sullo stato del mare, e tutti quei telegrammi indicavano che il tempo era cattivo e non accennava a migliorare. Il ministro trasmetteva quei dispacci al Re. Uno ne lesse la Regina ed ella, come risposta, vi scrisse sotto col lapis a grandi caratteri: «Il motto della mia casa è: Avanti sempre, Savoia!». |
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Il mare non sgomentava l’Augusta Dama e i Sovrani s’imbarcarono senza indugio su quella « |
Il mare non sgomentava l’Augusta Dama e i Sovrani s’imbarcarono senza indugio su quella «Roma» che teneva male il mare e aveva un forte rullio, mentre il maestoso «Duilio», che suscitava tante apprensioni, navigava magnificamente e le onde che battevano furiosamente contro i suoi fianchi poderosi, lo facevano appena oscillare. |
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Moltissime persone avevano seguito i Sovrani nel loro viaggio e fra quelle tutti i deputati e senatori siciliani, e diversi direttori di giornali. A Roma si leggevano avidamente i telegrammi recanti le notizie delle festosissime accoglienze che il Re e la Regina avevano ovunque. |
Moltissime persone avevano seguito i Sovrani nel loro viaggio e fra quelle tutti i deputati e senatori siciliani, e diversi direttori di giornali. A Roma si leggevano avidamente i telegrammi recanti le notizie delle festosissime accoglienze che il Re e la Regina avevano ovunque. |
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I Sovrani, traversando lo stretto di Messina, andarono in Calabria, e di là si restituirono alla capitale il 28 gennaio alle 2 dopo la mezzanotte. Essi trovarono alla stazione una folla di dimostranti, non sgomentati dal freddo, né dall’ora tarda, e che li |
I Sovrani, traversando lo stretto di Messina, andarono in Calabria, e di là si restituirono alla capitale il 28 gennaio alle 2 dopo la mezzanotte. Essi trovarono alla stazione una folla di dimostranti, non sgomentati dal freddo, né dall’ora tarda, e che li seguì con fiaccole fino al Quirinale. Il Principe ereditario, ammalatosi leggermente durante il faticoso viaggio, era rimasto a Napoli per rimettersi, ma pochi giorni dopo tornava a Roma guarito. |
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La Camera, che aveva preso il lutto per la morte dell’on. Eugenio Corbetta, non incominciò i suoi lavori altro che il 1° febbraio, e l’on. Massari prese subito di mira il nuovo ministro Baccelli accusandolo di ateismo per la nomina |
La Camera, che aveva preso il lutto per la morte dell’on. {{Wl|Q63396663|Eugenio Corbetta}}, non incominciò i suoi lavori altro che il 1° febbraio, e l’on. Massari prese subito di mira il nuovo ministro Baccelli accusandolo di ateismo per la nomina dell’{{AutoreCitato|Roberto Ardigò|Ardigò}}, e gli on. {{AutoreCitato|Raffaello Giovagnoli|Giovagnoli}} e {{Wl|Q22069587|Trinchera}} lo interrogarono per sapere quali misure intendeva prendere contro il direttore del Museo Kirckeriano, il quale avendo mosso causa per diffamazione al ''Popolo Romano'', che rivelava i gravi disordini avvenuti nel Museo, aveva avuto una sentenza contraria. |
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Alla prima interrogazione l’on. Baccelli rispose con una certa violenza sostenendo che della fede non doveva curarsi il Governo, al quale spettava soltanto l’affermare impavido l’umano sapere; alle seconde |
Alla prima interrogazione l’on. Baccelli rispose con una certa violenza sostenendo che della fede non doveva curarsi il Governo, al quale spettava soltanto l’affermare impavido l’umano sapere; alle seconde replicò evasivamente. Erano scaramucce quelle e il ministro dovè sostenere in seguito ben più violenti attacchi. |
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