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quello! Quanta consolazione, e quanta amarezza! Prima delle due afflitte, erano venuti ordini al comandante la piazza di Ventotene, e al comandante l’ergastolo, «di vigilare la nominata Raffaela Settembrini che con la figlia Giulietta va a visitare il noto condannato di tal nome, e d’imporle di ritirarsi al piú subito dopo di aver veduto il marito». Si voleva eseguire l’ordine a puntino: che mia moglie mi vedesse una sola volta, e partisse nello stesso giorno. Ma la bonarietá degli uomini, la mancanza di barche che partissero subito, le ragioni, le persuasioni ed un argomento che fece dare sepoltura a Giacomo Leopardi, fecero sí che mia moglie stette sei giorni, e partí il 4 luglio.
quello! Quanta consolazione, e quanta amarezza! Prima delle due afflitte, erano venuti ordini al comandante la piazza di Ventotene, e al comandante l’ergastolo, «di vigilare la nominata Raffaela Settembrini che con la figlia Giulietta va a visitare il noto condannato di tal nome, e d’imporle di ritirarsi al piú subito dopo di aver veduto il marito». Si voleva eseguire l’ordine a puntino: che mia moglie mi vedesse una sola volta, e partisse nello stesso giorno. Ma la bonarietá degli uomini, la mancanza di barche che partissero subito, le ragioni, le persuasioni ed un argomento che fece dare sepoltura a {{AutoreCitato|Giacomo Leopardi|Giacomo Leopardi}}, fecero sí che mia moglie stette sei giorni, e partí il 4 luglio.


Come volarono presto quei sei giorni, e che immenso desiderio m’hanno lasciato nell’anima! Io ho innanzi agli occhi quella povera afflitta, e sento ancora il suono della sua voce carissima. Non parlammo di altro che dei nostri figliuoli, del nostro Raffaele che ora è sulla flotta sarda in Crimea, e della nostra Giulia, giá fatta donzella di sedici anni. Povera figliuola! gentil fiorellino di candidezza e di freschezza. Io la vidi bambina, ora l’ho riveduta donzella, e non mi par vero. Quanta mestizia ha nei begli occhi, e nel volto! Cosí tenera, cosí afflitta! O Giulia mia, o colomba mia innocente e cara, dove sei ora? perché io non ti vedo? Ella è stata richiesta da un buono e bravo e colto giovane, che non teme d’avvicinarsi alla famiglia d’un ergastolano politico. Qual dote io posso dare alla diletta figliuola mia? Mi venne un pensiero: farle dono della mia traduzione di Luciano, cederne a lei la proprietá: e questo pensiero mi ha riaccesa la vita, rischiarata la mente, cresciute le forze. Io non penso, non leggo, non iscrivo altro: mi pare cosí bello e dolce il lavorare, che prima mi stancava e mi noiava: sento una baldanza allegra che io posso anche nell’ergastolo lavorando giovare alla mia creatura: sento la dolce compiacenza che sentivo una volta quando lavorava, e del frutto del mio lavoro sostentava la mia famiglia! Non trovo piú difficoltá, non sento piú stanchezza, lavoro facilmente, tutto mi riesce secondo il mio concetto: le carte che
Come volarono presto quei sei giorni, e che immenso desiderio m’hanno lasciato nell’anima! Io ho innanzi agli occhi quella povera afflitta, e sento ancora il suono della sua voce carissima. Non parlammo di altro che dei nostri figliuoli, del nostro Raffaele che ora è sulla flotta sarda in Crimea, e della nostra Giulia, giá fatta donzella di sedici anni. Povera figliuola! gentil fiorellino di candidezza e di freschezza. Io la vidi bambina, ora l’ho riveduta donzella, e non mi par vero. Quanta mestizia ha nei begli occhi, e nel volto! Cosí tenera, cosí afflitta! O Giulia mia, o colomba mia innocente e cara, dove sei ora? perché io non ti vedo? Ella è stata richiesta da un buono e bravo e colto giovane, che non teme d’avvicinarsi alla famiglia d’un ergastolano politico. Qual dote io posso dare alla diletta figliuola mia? Mi venne un pensiero: farle dono della mia traduzione di {{AutoreCitato|Luciano di Samosata|Luciano}}, cederne a lei la proprietá: e questo pensiero mi ha riaccesa la vita, rischiarata la mente, cresciute le forze. Io non penso, non leggo, non iscrivo altro: mi pare cosí bello e dolce il lavorare, che prima mi stancava e mi noiava: sento una baldanza allegra che io posso anche nell’ergastolo lavorando giovare alla mia creatura: sento la dolce compiacenza che sentivo una volta quando lavorava, e del frutto del mio lavoro sostentava la mia famiglia! Non trovo piú difficoltá, non sento piú stanchezza, lavoro facilmente, tutto mi riesce secondo il mio concetto: le carte che