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di vittorio alfieri 29


Festi già sovra ogni altre un dí beate:
Tu, cui piú mai non vide, e in van sen lagna,
L’Italia, che in catene
6Abborrite e sofferte indi mertate1
Tragge sua lunga etate:
Tu, che (colpa di noi) tanti anni e tanti
Del globo fuor, forse in miglior pianeta,
Stanza avevi piú lieta;
11Quindi fra il sangue e le discordie e i pianti
Di plebe appressa, e i canti
Degli oppressori, e gli aspri
Tra’ re pel regno tradimenti infami,
In Albïon scendevi: or fa’ ch’io innaspri
Sí il dir, che vero e libero si chiami.2

III.


Angli, a voi nulla il vostro onor piú cale?
Voi che a sí lunga prova
Già intendeste che fosse libertate,
Di voglie ingiuste ed assolute a prova3
Schiavi or vi fate? E quale
6Tuonar tra voi potría piú in securtade,
Di piú timor s’invade;
E di regio oro e d’onor vili il veggio
Pingue piú ch’altri, e piú assetato e carco,
E di virtú piú scarco. — 4
11Ma donde mai, donde virtude io chieggio?
Tra’ grandi ebbe mai seggio? —
Voi di men nobil schiera,
Scelti orator da liberi suffragi,
Deh! fate almen che libertà non pèra:
Per voi sien chiare or le regali ambagi.5


  1. 6. Intendasi: gli Italiani odiano le loro catene, ma le tollerano e quindi le meritano.
  2. 11-16. L’A. allude alla Rivoluzione inglese cominciatasi nel 1603, terminata nel 1668 e che ebbe il suo culmine nel «Lungo Parlamento» durato dal 1640 al 1660; in esso, come è noto, la Corona fu spogliata delle sue prerogative piú importanti, che la Camera democratica avocò a sé, come proprii diritti. — Gli aspri Tra’ re pel regno tradimenti infami, brutti versi che significano: per gli aspri e infami tradimenti compiuti da’ re a danno di altri re per l’acquisto e la conservazione del regno. — Albione è l’Inghilterra. Inaspri: Dante, in una delle Canzoni pietrose:
    Cosí nel mio parlar voglio esser aspro.
  3. III. 4. A prora, a gara.
  4. 5-10. L’A. allude ai Lords, che, per la loro condizione, avrebbero potuto con maggior libertà sostenere la causa della giustizia.
  5. 13-16. I componenti la Camera dei Pari, di elezione popolare. — Le regali ambagi, le tortuosità della politica di Giorgio III.