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26 rime varie


XXX [l].1

Dinanzi al Mosé di Michelangelo.

Oh! chi se’ tu, che maestoso tanto
Marmoreo siedi; ed hai scolpito in volto
Triplice onor, ch’uom nullo2 ha in se raccolto;
4Legislator, guerrier, ministro santo?
Tu del popol d’Iddio, che in lungo pianto
Servo è sul Nilo, i ferrei lacci hai sciolto;
Il tiranno d’Egitto in mar sepolto;
8Gl’idoli in un con gl’idolatri infranto.3
Quant’eri in terra, in questo sasso or spiri;
Che il divin Michelangelo non tacque
11Niuno in te de’ tuoi caldi alti desiri.
Michelangel, che a te minor non nacque;
E che, intricato in tuoi raminghi giri
14Avría fatt’egli scaturir pur l’acque.4


XXXI [li].5

La cupola di San Pietro.

Immensa mole, che nel ciel torreggi,6
E tutto ingombri il vaticano suolo,
Curva e lieve, che par t’innalzi a volo;
4E piú dall’occhio sfuggi, e piú grandeggi:7


  1. Questo bel sonetto fu composto il 13 luglio 1781 a Roma, dove l’A. era ritornato da Napoli, «quasi senza saperlo», il dodici maggio, e dove rimase, come abbiam veduto, a proposito del sonetto Vuota, insalubre region che stato, fino al 4 maggio 1783.
  2. 3. Nullo, nessuno.
  3. 5-8. Allude l’A. alla liberazione del popolo israelita dalla cattività d’Egitto, alla sommersione dell’esercito faraonico nel Mar Rosso, alla punizione inflitta agli Ebrei perché adoravano il vitello d’oro.
  4. 14. Il popolo israelita era assetato e Mosè fece scaturire le acque dai sassi del deserto. — Non sarà inutile citare qui, per gli opportuni raffronti, il sonetto di G. B. Felice Zappi (1667-1719) sullo stesso argomento:
    Chi è colui, che in sí gran pietra scolto
    Siede gigante, e le piú illustri e conte
    Opre dell’arte avanza, e ha vive e pronte
    Le labbra sí, che le parole ascolto?
    Quest’è Mosè. Ben mel diceva il folto
    Onor del mento e ’l doppio raggio in fronte,
    Quest’è Mosè, quando scendea dal monte,
    e gran parte del nume avea nel volto.
    Tal’era allor, che le sonanti e vaste
    Acque ei sospese a sé d’intorno, e tale
    Quand’il mar chiuse, e ne fe’ tomba altrui.
    E voi sue turbe un rio vitello alzaste?
    Alzato aveste immago a questa eguale,
    Ch’era men fallo l’adorar costui.
  5. Nel ms.: «19 novembre 1781».
  6. 1. Torreggi, detto di una cupola, mi sembra improprio.
  7. 4-8. L’uomo (intendasi) non dice cosa inverosimile, allorché afferma che la cupola di San Pietro fu portata in terra