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P. Meyer e il franco-provenzale. 395

volta1, pur dichiarandosi contento del lavoro, trova in qualche modo che non c’era bisogno che la scoverta fosse rifatta, poiché il mio territorio ’franco-provenzale’ non abbia confini diversi da quelli che avesse il reame borgognone ’in sino alla fine della prima dinastia’, come a colpo d’occhio si vedrebbe da una carta che Alberto Jahn ha inserito nella sua storia di quel reame; al quale Jahn non sarebbe pure sfuggita la coesione idiomatologica dell’antico territorio borgognone in sino a’ nostri giorni.

Ora io prometto al signor Boehmer, che mi studierò di rintracciare il libro del Jahn; ma intanto mi farò lecito di avvertirlo, che ov’io dicessi, come a lui parrebbe, ’borgognone’ anziché ’francoprovenzale’, mi confonderei stranamente coi dialetti ’borgognoni’ di Francia, cioè della provincia di Borgogna, i quali appunto non entrano nel gruppo franco-provenzale, comeché lo rasentino e nell’ordine geografico e nel dialettologico (cfr. III 73). Lo Schuchardt, finalmente, che era preparato, in così mirabil modo, a farla lui la scoverta, si compiace, da buon collega, che l’abbia fatta io2, come già se ne eran compiaciuti i confratelli italiani.

G. I. A.




RICORDI BIBLIOGRAFICI.

1. Giovanni Flechia, in quanto è un romanista, si trovava, pochi anni or sono, nella condizione difficile, e talvolta fatale, di un valentuomo che abbia suscitato grandi aspettazioni prima di dare alcun pubblico saggio dell’opera sua. Ma, come d’improvviso, egli troncò gl’indugi; e senz’alcun apparato, senz’alcuna smania d’abbagliare, e quasi nascondendo il grosso delle forze che sempre e in ogni direzione tiene in serbo, mostrò agli intelligenti, con una rapida serie di pubblicazioni, che la fama, anziché esagerare come spesso fa, era rimasta bene al di sotto del vero nel decantar gli studj del primo

  1. Romanische studien, I 629.
  2. Centralblatt, 1875 (6 nov.), col. 1462.