Pagina:Delle cinque piaghe della Santa Chiesa (Rosmini).djvu/63: differenze tra le versioni

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propria ambizione ed orgoglio, quando essi operavano, necessitati dalla giustizia, per la guarentigia del deposito loro affidato, e per isfuggire la sentenza di Cristo, che dee un giorno domandar loro un rigoroso conto di quel deposito.
propria ambizione ed orgoglio, quando essi operavano, necessitati dalla giustizia, per la guarentigia del deposito loro affidato, e per isfuggire la sentenza di Cristo, che dee un giorno domandar loro un rigoroso conto di quel deposito.


78. Uno di questi generosi prelati della Chiesa, che in sulla fine del nono secolo difese in Francia con nobiltà e rettitudine episcopale la libertà delle elezioni vescovili, fu il celebre arcivescovo di Reims {{W|Incmaro di Reims|Incmaro}}. Basterà raccontare qui ciò che gli avvenne col Re {{W|Luigi III di Francia|Luigi {{Sc|iii}}}}.
78. Uno di questi generosi prelati della Chiesa, che in sulla fine del nono secolo difese in Francia con nobiltà e rettitudine episcopale la libertà delle elezioni vescovili, fu il celebre arcivescovo di Reims {{Ac|Incmaro di Reims|Incmaro}}. Basterà raccontare qui ciò che gli avvenne col Re {{W|Luigi III di Francia|Luigi {{Sc|iii}}}}.


Si teneva il Concilio di Fismes l’anno 881, a cui presiedeva l’arcivescovo Incmaro. Venuta a vacare la {{W|Diocesi di Beauvais|sede di Beauvais}}, per la morte del vescovo Odone, un cherico chiamato Odoacre si presentò al concilio con decreto di elezione del Clero e popolo di Beauvais ottenuto per favore della Corte. Il Concilio aveva il diritto di esaminare questo chierico, innanzi confirmarlo, ed avendol fatto, il trovò indegno. Fu stesa allora una lettera al re, nella quale i Padri esponevano i motivi pe’ quali non potevano, secondo i canoni, procedere alla consecrazione di Odoacre, e la si mandò al sovrano con una deputazione di Vescovi. In corte tosto ne fu grande rumorio: vi si diceva: «che quando il re permetteva di fare una elezione, dovea essere eletto quello che voleva egli<ref>Ecco il progresso delle usurpazioni: 1. il potere laico impedisce alla Chiesa di fare le elezioni senza averne ottenuto prima da lui ''il permesso''; 2. poi questo permesso diventa una pura ''grazia sovrana'', che si nega o si concede ad arbitrio; 3. questa ''grazia'' non si vuol più dare gratuitamente, ma si fa pagare da chicchessia; 4. finalmente questa ''grazia sovrana'' venduta, colla quale si permette di far l’''elezione'', si accorda colla condizione di eleggersi però quel soggetto che vuole il re!!!</ref>. Che i beni ecclesiastici erano in suo potere, e che li dava a chi gli piaceva<ref>Si noti la solita confusione d’idee che facevano questi cortigiani. I beni ecclesiastici che non sono che l’accessorio, si fanno il principale; anzi il tutto dell’episcopato!</ref>.» Il re scrisse una lettera ad Incmaro collo stile solito, incerto, contraddittorio. Protestavasi di «voler seguire i suoi consigli sì negli affari dello Stato come di quelli della Chiesa, pregandolo di aver per lui la premura stessa che avea avuto per gli altri re suoi predecessori:» poscia aggiungeva, in prova certamente di voler seguire i suoi consigli: «Io vi prego che col vostro assenso e col vostro ministerio io possa dare il vescovato di Beauvais a Odoacre vostro caro figliuolo, e mio fidato servo. Se avete per me questa compiacenza, io onorerò in tutto quelli che avete voi per più cari (Hincm. ep. 12, t. {{Sc|ii}}, p. 188).»
Si teneva il Concilio di Fismes l’anno 881, a cui presiedeva l’arcivescovo Incmaro. Venuta a vacare la {{W|Diocesi di Beauvais|sede di Beauvais}}, per la morte del vescovo Odone, un cherico chiamato Odoacre si presentò al concilio con decreto di elezione del Clero e popolo di Beauvais ottenuto per favore della Corte. Il Concilio aveva il diritto di esaminare questo chierico, innanzi confirmarlo, ed avendol fatto, il trovò indegno. Fu stesa allora una lettera al re, nella quale i Padri esponevano i motivi pe’ quali non potevano, secondo i canoni, procedere alla consecrazione di Odoacre, e la si mandò al sovrano con una deputazione di Vescovi. In corte tosto ne fu grande rumorio: vi si diceva: «che quando il re permetteva di fare una elezione, dovea essere eletto quello che voleva egli<ref>Ecco il progresso delle usurpazioni: 1. il potere laico impedisce alla Chiesa di fare le elezioni senza averne ottenuto prima da lui ''il permesso''; 2. poi questo permesso diventa una pura ''grazia sovrana'', che si nega o si concede ad arbitrio; 3. questa ''grazia'' non si vuol più dare gratuitamente, ma si fa pagare da chicchessia; 4. finalmente questa ''grazia sovrana'' venduta, colla quale si permette di far l’''elezione'', si accorda colla condizione di eleggersi però quel soggetto che vuole il re!!!</ref>. Che i beni ecclesiastici erano in suo potere, e che li dava a chi gli piaceva<ref>Si noti la solita confusione d’idee che facevano questi cortigiani. I beni ecclesiastici che non sono che l’accessorio, si fanno il principale; anzi il tutto dell’episcopato!</ref>.» Il re scrisse una lettera ad Incmaro collo stile solito, incerto, contraddittorio. Protestavasi di «voler seguire i suoi consigli sì negli affari dello Stato come di quelli della Chiesa, pregandolo di aver per lui la premura stessa che avea avuto per gli altri re suoi predecessori:» poscia aggiungeva, in prova certamente di voler seguire i suoi consigli: «Io vi prego che col vostro assenso e col vostro ministerio io possa dare il vescovato di Beauvais a Odoacre vostro caro figliuolo, e mio fidato servo. Se avete per me questa compiacenza, io onorerò in tutto quelli che avete voi per più cari (Hincm. ep. 12, t. {{Sc|ii}}, p. 188).»