Brani di vita/Libro primo/Il centenario del Liceo Rossini in Bologna: differenze tra le versioni

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Bologna nel settecento, riguardo alla musica, occupava il posto che occupa oggi Milano. Produceva ed educava artisti, specialmente donne, le cui caricature s’incontrano nelle commedie del {{Ac|Carlo Goldoni|Goldoni}}, nel ''Teatro alla Moda'' del Marcello e nella tradizione personificata in ''Mamma Agata'', come ora, in Milano, nella figura comica di Gigione. Gli insegnanti erano celebri e il gusto del pubblico raffinato, benchè alquanto restìo alle novità, come accade spesso nei centri dove c’è una tradizione gloriosa e una rete fitta di interessi meno gloriosi.
Lo studio teorico della musica vi era spinto ad un eccesso che diventava astruseria.
Il Padre Martini, ingegno aperto, reagì contro questo arido scolasticismo, lasciò libero il passo alla musica classica tedesca, odiata allora come fu odiata poi quella del Wagner. E non minimo vanto di Bologna è quello di aver aperto le porte al Bach e all’Handel allora, come le aperse poi al ''Lohengrin'' altrove deriso e consacrò il ''Mefistofele'' altrove miseramente caduto. Certo, errori di gusto se ne commisero anche qui, ma di questi meriti va tenuto buon conto.
Comunque, alla fine del settecento, il centro musicale cominciò a spostarsi. Milano, divenuta capitale della Repubblica, poi del Regno, più atta per indole al commercio ed all’industria, favorita dalla posizione e dalle comunicazioni e dalla fama dei suoi spettacoli, assorbì gli artisti migliori, vide prosperare case editrici e formicolò di impresari e di intermediari.
Tuttavia Bologna era stata e rimaneva illustre per l’insegnamento. Nel regno della teoria teneva ancora facilmente il primato e, sul principio del secolo nuovo, nacque e prese forma l’idea di farne una Università musicale, un tranquillo asilo di studi superiori, non più frammentati e divisi in lezioni private, o quasi, di vari maestri, ma coordinati e disposti ad un fine supremo; quello di fornire agli allievi tutto quel sapere che è necessario ai maestri, l’istrumento insomma sul quale il genio avrebbe dovuto poi cantare le proprie glorie. Il solo istrumento, poichè, purtroppo, il genio non è dato dalla scuola.
Ordinato tutto, uscì questo laconico avviso:
 
 
<div align="center">REPUBBLICA ITALIANA<br/>ANNO III</div>
 
Nel giorno prossimo venerdì 30 cadente novembre alle ore 11 ant. si terrà la funzione dell’apertura solenne del Liceo filarmonico già indicata nel Proclama prec. pubbl.
24 novembre 1804.
 
Il primo direttore fu il padre Mattei, il migliore allievo del Martini, che però dovette deporre la tonaca e rivestirsi da galantuomo. L’instituzione era e rimase municipale e i frutti che se ne ebbero furono eccellenti. Basti solo il dire che da questo Liceo uscì Gioacchino Rossini.
E l’instituzione vive ancora florida e fertile, lieta di aver compiuto i suoi cent’anni da poco e lietissima poi di averli compiuti facendo bene quel che le era stato commesso di fare.
La piazzetta Rossini, sulla quale si apre la porta del Liceo, vede passare i giovani e le ragazze, affrettati, cogli scartafacci e gli strumenti sotto il braccio. Poi, come da un operoso alveare, esce dall’antico convento un ronzìo di suoni confusi, di strepiti senza figura, di cacofonie senza forma. Sono gli allievi che studiano nelle varie scuole e i suoni si mescolano e si confondono tanto da far dubitare che ivi sia proprio l’albergo dell’armonia.
Studiano e sono molti. Solo le scuole di pianoforte sono tre e dirette da tre maestri il cui nome è celebre; e studiano davvero.
Il pianoforte! Quanti facili epigrammi sulle ragazze che studiano il pianoforte! (anch’io ne son reo!) Solo contro le suocere se ne aguzzarono altrettanti! Ma se una vicina che ripete cento volte uno studio è poco simpatica, non bisogna essere poi troppo egoisti.
Pensate alla somma di coltura musicale che quelle ingenue strimpellatrici hanno introdotto in tante case serrate ad ogni alito d’arte, sia pure primitiva. L’educazione del gusto di cui fanno prova i pubblici odierni, credetemi, è in gran parte opera di queste vilipese laceratrici di ben costrutti orecchi.
Esercitano un apostolato del quale non è generoso rimproverarle.
E il Liceo musicale di Bologna ha pure, oltre il merito dell’utile lavoro, un merito eminente: la ricchezza e la cura della sua Biblioteca.
Pochi la conoscono e molti cittadini sanno appena che ci sia: eppure è una delle più preziose e ricche in Europa!
Cento anni! Auguriamone cento volte tanti nell’interesse dell’arte e della civiltà!