Pagina:Guerrini - Brani di vita.djvu/295: differenze tra le versioni

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Dov’è l’affetto umile e profondo del Benivieni? È possibile passare i confini del buon giudizio in modo da accostarsi a questo madrigale del Petrucci?
Dov’è l’affetto umile e profondo del Benivieni? È possibile passare i confini del buon giudizio in modo da accostarsi a questo madrigale del Petrucci?
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Qual maraviglia che sì chiara splenda

Questa notte beata,
::Qual maraviglia che sì chiara splenda
Se dall’alba e dal sole è illuminata!
:::Questa notte beata,
Altre volte l’aurora
:::Se dall’alba e dal sole è illuminata!
Fugge quando il sol nasce e si scolora;
:::Altre volte l’aurora
Ma in questa che n’uscìo l’eterna prole,
:::Fugge quando il sol nasce e si scolora;
Tiensi in braccio l’Aurora il suo bel Sole.
:::Ma in questa che n’uscìo l’eterna prole,
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:::Tiensi in braccio l’Aurora il suo bel Sole.


No, non si può esser più ebete di così!
No, non si può esser più ebete di così!


Il settecento, il secolo dell’Arcadia inzuccherata, ci dà il {{Ac|Iacopo Vittorelli|Vittorelli}} che canta Maria come l’Irene delle sue anacreontiche, vale a dire con un sensualismo incipriato, mezzo mondano e mezzo biblico. E queste due quartine di un sonetto a Maria, ricordano, dice il Carducci, una madonna della pittura veneziana in una chiesa del Sacro Cuore:
Il settecento, il secolo dell’Arcadia inzuccherata, ci dà il {{AutoreCitato|Iacopo Vittorelli|Vittorelli}} che canta Maria come l’Irene delle sue anacreontiche, vale a dire con un sensualismo incipriato, mezzo mondano e mezzo biblico. E queste due quartine di un sonetto a Maria, ricordano, dice il Carducci, una madonna della pittura veneziana in una chiesa del Sacro Cuore:
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Io t’amo; e il giuro per que’ tuoi sì begli

Di tortora idumea purissim’occhi,
::Io t’amo; e il giuro per que’ tuoi sì begli
I quai mi stanno innanzi, o che si svegli,
:::Di tortora idumea purissim’occhi,
O che nell’onda esperia il sol trabocchi.
:::I quai mi stanno innanzi, o che si svegli,
:::O che nell’onda esperia il sol trabocchi.

::Oh, fossi un angiol tuo! fossi un di quegli
:::Che coll’ondoso manto inombri e tocchi,
:::O destini a velare i tuoi capegli
:::Lucidi più che della lana i fiocchi!



Oh, fossi un angiol tuo! fossi un di quegli
Che coll’ondoso manto inombri e tocchi,
O destini a velare i tuoi capegli
Lucidi più che della lana i fiocchi!
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Ma se costui mette un po’ di sensualismo gesuitico nella ''dolce Maria'' di Dante, pure in questi versi c’è
Ma se costui mette un po’ di sensualismo gesuitico nella ''dolce Maria'' di Dante, pure in questi versi c’è