Pagina:De Amicis - La vita militare.djvu/167: differenze tra le versioni

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cosa d’umido e di molle..; ma che monta? La voluttà del sonno è così cara, così dolce, così potente, che non si può badare ad altro che a goderla intera e ad abbandonarvisi anima e corpo. Oh la dolcezza d’un lungo e tormentoso bisogno finalmente appagato! In tutte le membra si insinua e si spande un senso di piacer languido, uno sfinimento soave... Oh che delizia! dormiamo.
cosa d’umido e di molle...; ma che monta? La voluttà
del sonno è così cara, così dolce, così potente, che non si
può badare ad altro che a goderla intera e ad abbandonarvisi
anima e corpo. Oh la dolcezza d’un lungo e tormentoso
bisogno finalmente appagato! In tutte le membra
si insinua e si spande un senso di piacer languido,
uno sfinimento soave.... Oh che delizia! dormiamo.


Se su quel punto della strada battesse per un momento il raggio della luna, oh che quadro bizzarro ci si offrirebbe allo sguardo! Gli è come un mucchio di cadaveri buttati là alla rinfusa: altri supino, altri bocconi, altri disteso, altri rannicchiato, e qua e là braccia e gambe e piedi e fucili che spuntano di mezzo alle gambe e alle braccia d’altrui; una mescolanza che, a distinguervi membro per membro cui appartenga, ci sarebbe un gran da fare. Sulle prime, in quel mucchio di corpi, succede un po’ di movimento, un po’ di rimescolìo; ciascuno cerca, dimenandosi lievemente, la più comoda positura, e ne nasce un po’ di litigio. — Fatti in là, sangue di Bacco! — Via quel piede! — Tira in là cotesta gamba; o non vedi che me la dai sul muso? — Ma gli è l’affar d’un momento, e poi tutti zitti. Un sonno pieno e profondo s’insignorisce di tutti. Dapprima si sente un respirar grosso e frequente; poi come un sospirar fievole ed interrotto; poi un gemere sordo e arrantolato; infine un russar generale su tutti i tuoni, bassi, baritoni, soprani, consonanti e dissonanti, striduli e sonori, una musica d’inferno.
Se su quel punto della strada battesse per un momento
il raggio della luna, oh che quadro bizzarro ci
si offrirebbe allo sguardo! Gli è come un mucchio di
cadaveri buttati là alla rinfusa: altri supino, altri bocconi,
altri disteso, altri rannicchiato, e qua e là braccia
e gambe e piedi e fucili che spuntano di mezzo alle
gambe e alle braccia d’altrui; una mescolanza che, a
distinguervi membro per membro cui appartenga, ci sarebbe
un gran da fare. Sulle prime, in quel mucchio di
corpi, succede un po’ di movimento, un po’ di rimescolìo;
ciascuno cerca, dimenandosi lievemente, la più comoda
positura, e ne nasce un po’ di litigio. — Fatti in là, sangue
di Bacco! — Via quel piede! — Tira in là cotesta
gamba; o non vedi che me la dai sul muso? — Ma gli è
l’affar d’un momento, e poi tutti zitti. Un sonno pieno
e profondo s’insignorisce di tutti. Dapprima si sente
un respirar grosso e frequente; poi come un sospirar fievole
ed interrotto; poi un gemere sordo e arrantolato;
infine un russar generale su tutti i tuoni, bassi, baritoni,
soprani, consonanti e dissonanti, striduli e sonori,
una musica d’inferno.


Uno squillo di tromba; è l’''attenti''.
Uno squillo di tromba; è l’''attenti''.


Di quel mucchio nessuno l’intende, nessuno si muove; tutti quieti, immobili, come corpi morti. Un altro squillo; e niente; immobili come prima. — Vi farò alzar io, adesso! — tuona sui dormenti una voce minacciosa. A quella voce, ecco là una gamba si stira, qui si
Di quel mucchio nessuno l’intende, nessuno si muove;
tutti quieti, immobili, come corpi morti. Un altro
squillo; e niente; immobili come prima. — Vi farò alzar
io, adesso! — tuona sui dormenti una voce minacciosa.
A quella voce, ecco là una gamba si stira, qui si