Pagina:Guerrini - Brani di vita.djvu/25: differenze tra le versioni

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alla pila. Ritta in un angolo buio, con un gran mantello nero addosso, stava sempre la macchina fotografica come uno spettro immobile che ci sorvegliasse. Il Rettore infatti s’ingegnava con quella macchina, che allora, da noi, era una novità, e spesso ci regalava le prove mal riuscite.
scopio alla pila. Ritta in un angolo buio, con un gran mantello nero addosso, stava sempre la macchina fotografica come uno spettro immobile che ci sorvegliasse. Il Rettore infatti s’ingegnava con quella macchina, che allora, da noi, era una novità, e spesso ci regalava le prove mal riuscite.


Sul camino erano ammucchiate le prove fotografiche con altre fotografie venute di fuori, e noi passavamo spesso in rivista quei fogli e quei cartoncini col permesso del Rettore. Una sera mi capitò in mano un ritratto, in formato piccino, e dietro c’era stampato ''Venezia'' e l’indirizzo del fotografo. Non era della fabbrica del reverendo, e rappresentava una giovinetta in piedi, appoggiata ad una colonnina, coi capelli chiari che dovevano essere biondi e con quel sorriso interrotto dalla paura di muoversi che imbruttisce gli uomini, ma spesso giova alle donne. Naturalmente allora non sapevo chi fosse, ma in seguito, dopo molto cercare, lo seppi.
Sul camino erano ammucchiate le prove fotografiche con altre fotografie venute di fuori, e noi passavamo spesso in rivista quei fogli e quei cartoncini col permesso del Rettore. Una sera mi capitò in mano un ritratto, in formato piccino, e dietro c’era stampato ''Venezia'' e l’indirizzo del fotografo. Non era della fabbrica del reverendo, e rappresentava una giovinetta in piedi, appoggiata ad una colonnina, coi capelli chiari che dovevano essere biondi e con quel sorriso interrotto dalla paura di muoversi che imbruttisce gli uomini, ma spesso giova alle donne. Naturalmente allora non sapevo chi fosse, ma in seguito, dopo molto cercare, lo seppi.