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376 capitolo xx.

sente la data dell’allocuzione: 20 giugno, quattro giorni prima di Solferino. Benchè la guerra non fosse finita, la Lombardia era perduta per l’Austria, dopo Magenta.


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Le protesto del Pontefice cadevano nel vuoto. L’Austria, battuta anche a Solferino, accettava l’armistizio, la pace, e il principio del non intervento nelle cose d’Italia. E quando il 6 settembre si riuniva a Bologna l’assemblea delle Legazioni; e dichiarando decaduto il governo pontificio, deliberava l’annessione di quelle provincie al regno di Vittorio Emanuele, il Papa, radunato il Sacro Collegio il giorno 16 dello stesso mese, pronunziò un’altra allocuzione, non meno violenta della prima. Ricordata quella del 20 giugno, Pio IX espose e censurò gli atti posteriori, compiuti nell’Emilia, dove «innalzato il vessillo della ribellione e della defezione, e abolito il governo pontificio, in prima si stabilirono dittatori del regno subalpino... Mossi poi apertissimamente dall’odio verso quest’Apostolica Sede, i rappresentanti ardirono riunirsi in Bologna il giorno sei di questo mese, in assemblea da loro detta nazionale dei popoli dell’Emilia, ed in essa promulgare un decreto pieno di false accuse e falsi protesti, in cui mendacemente asserendo l’unanimità dei popoli contro i diritti della Chiesa, dichiararono di non voler più oltre sottostare al governo pontificio; e nel giorno seguente dichiararono parimente, siccome ora è la moda, di volersi unire ai dominii ed all’obbedienza del re di Sardegna». Continua il documento pontificio, lodando i fedeli e il clero, dichiarando «irriti e nulli gli atti dei ribelli» col richiamo delle censure ecclesiastiche, e conclude col pregare Dio, ricco di misericordia, perchè, coll’onnipotente sua virtù, riduca a migliori consigli ed alle vie della giustizia, della religione e della salute, tutti gli erranti, dei quali alcuni, forse miseramente ingannati, non sanno quello che si fanno».

Fin qui, come può vedersi, il Papa non comminava la scomunica, ma ammoniva, che nella scomunica eran caduti quanti col consiglio, con l’opera e col consenso contribuirono, per qualsiasi modo, a violare, perturbare e usurpare la potestà e la giu-