Pagina:Settembrini, Luigi – Ricordanze della mia vita, Vol. I, 1934 – BEIC 1926061.djvu/115: differenze tra le versioni

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Aiutate una famiglia sventurata». «Ma io non sono ricco, e non posso darvi danari». «Non voglio danari». «E che volete da me che son carcerato?» «Voi potete tutto». «Io non v’intendo: dite». «Io vi serberÒ il segreto, non dirò niente a nessuno». «Ma che cosa volete?» «Tre numeri». «Poh! e credete che io sappia i numeri dei lotto?» «Quando leggete questa sorte di libri, voi li sapete tutti cinque i numeri». «O via, Liguoro, cotesta È una pazzia». «Non è pazzia: perché son carceriere non volete darmeli, ma sono uno sventurato galantuomo, e discendo da sant’Alfonso. Mi feci passare al carcere di San Francesco dove è arrestato padre Gaetano, lo sapete certamente, il monaco di San Pietro ad Aram, che sta in carcere perché daá i numeri. Se vedeste che gente va a visitarlo, che donne e belle donne, e che bene di Dio gli mandano ogni giorno, ed egli sciala! Oh, ei li sa i numeri, perché come andrebbe tanta gente da lui? Ma a me non me li ha voluto dare, e l’ho pregato come si prega un santo. Voi anche li sapete, e non siete monaco voi, e potete sollevarmi». Io sorrisi e cercai di levargli di capo quella fantasia: ma fu niente: ogni volta che entrava nella mia stanza, mi guardava fiso un pezzo, poi chiudeva gli occhi e sospirava.
Aiutate una famiglia sventurata». «Ma io non sono ricco, e non posso darvi danari». «Non voglio danari». «E che volete da me che son carcerato?» «Voi potete tutto». «Io non v’intendo: dite». «Io vi serberò il segreto, non dirò niente a nessuno». «Ma che cosa volete?» «Tre numeri». «Poh! e credete che io sappia i numeri dei lotto?» «Quando leggete questa sorte di libri, voi li sapete tutti cinque i numeri». «O via, Liguoro, cotesta è una pazzia». «Non è pazzia: perché son carceriere non volete darmeli, ma sono uno sventurato galantuomo, e discendo da sant’Alfonso. Mi feci passare al carcere di San Francesco dove è arrestato padre Gaetano, lo sapete certamente, il monaco di San Pietro ad Aram, che sta in carcere perché i numeri. Se vedeste che gente va a visitarlo, che donne e belle donne, e che bene di Dio gli mandano ogni giorno, ed egli sciala! Oh, ei li sa i numeri, perché come andrebbe tanta gente da lui? Ma a me non me li ha voluto dare, e l’ho pregato come si prega un santo. Voi anche li sapete, e non siete monaco voi, e potete sollevarmi». Io sorrisi e cercai di levargli di capo quella fantasia: ma fu niente: ogni volta che entrava nella mia stanza, mi guardava fiso un pezzo, poi chiudeva gli occhi e sospirava.


Costui non era un tristo uomo, e volentieri si intratteneva meco a parlare per quella sua sciocca speranza. E un altro giorno mi disse: «Ieri s’e aperta la strada ferrata sino a Portici. C’era il re, c’era una compagnia di lancieri con le banderuole spiegate fuori i vagoni. Quanta gente di qua e di lá! In quindici minuti si è volati a Portici. Che bellezza! quindici minuti! e si andrá sino a Castellammare in un’ora! Signore mio, il mondo è mutato. Se vedeste la via Toledo che la sera e illuminata a gas, vi parrebbe una galleria, una sala da ballo. Ma io spero di vedervi presto passeggiare per Toledo, e salutarvi, e allora vi ricorderete di me».
Costui non era un tristo uomo, e volentieri si intratteneva meco a parlare per quella sua sciocca speranza. E un altro giorno mi disse: «Ieri s’è aperta la strada ferrata sino a Portici. C’era il re, c’era una compagnia di lancieri con le banderuole spiegate fuori i vagoni. Quanta gente di qua e di lá! In quindici minuti si è volati a Portici. Che bellezza! quindici minuti! e si andrá sino a Castellammare in un’ora! Signore mio, il mondo è mutato. Se vedeste la via Toledo che la sera e illuminata a gas, vi parrebbe una galleria, una sala da ballo. Ma io spero di vedervi presto passeggiare per Toledo, e salutarvi, e allora vi ricorderete di me».


Nel 1839 fu fatta, prima in Italia, la ferrovia tra Napoli e Castellammare dov’e la regia casina di {{Spaziato|Quisisana}} ed un ramo fu prolungato sino a Nocera, dov’e un quartiere di
Nel 1839 fu fatta, prima in Italia, la ferrovia tra Napoli e Castellammare dov’è la regia casina di {{Spaziato|Quisisana}} ed un ramo fu prolungato sino a Nocera, dov’e un quartiere di