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Un sussulto più profondo che l’abisso dei miei stessi mali, più cupo di tutta la mia sostanza e di tutta la mia doglia. |
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Un sussulto più profondo che l’abisso dei miei stessi mali, più cupo di tutta la mia sostanza e di tutta la mia doglia. |
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Uno squasso atroce che sradica me da me, e mi scaglia in un orrore incognito di sangue e di spirito, dove non so se io rinasca o rimuoia. |
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Uno schianto senza urlo, che è come uno sforzo sanguinoso di generare, che è come il talione della madre sopra il figlio del suo strazio. |
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Uno squasso atroce che sradica me da me, e mi scaglia in un orrore incognito di sangue e di spirito, dove non so se io rinasca o rimuoia. |
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È mia madre! È mia madre! È mia madre, che s’appiglia alle mie ossa, si rivoltola nel mio buio, si rifà carne della mia carne, peso del mio calvario. |
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Era in me, dentro me, nel tempo della lotta e della furia. La portavo dentro me, com’ella mi portò, vivente in polso e in respiro. |
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Uno schianto senza urlo, che è come uno sforzo sanguinoso di generare, che è come il talione della madre sopra il figlio del suo strazio. |
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È mia madre! È mia madre! È mia madre, che s’appiglia alle mie ossa, si rivoltola nel mio buio, si rifà carne della mia carne, peso del mio calvario. |
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Era in me, dentro me, nel tempo della lotta e della furia. La portavo dentro me, com’ella mi portò, vivente in polso e in respiro. |
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