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bianca - era tanto che desideravo una scimmia ammaestrata!... così ti offro di restare al mio palazzo in qualità di buffone...
Ciuffettino, lusingato dalla generosa offerta, ringraziò commosso e baciò le mani del buon re dei Fannulloni. Poi chiese:
— E che cosa debbo fare per fare il buffone, maestà?
— Nulla, mio caro: nel mio regno non si fa mai nulla... Non lo sai? il codice parla chiaro...
— Capisco... - mormorò il nostro eroe, tirandosi la punta del naso con aria grave e riflessiva.
— Ti va, scimiottino? - aggiunse carezzevolmente il monarca.
— Si figuri, maestà! Bisognerà dormire dalla mattina alla sera... nevvero?
— Certo!
— E non si dovrà mai prendere un libro in mano....?
— Eh! diamine!
— E nè pure una penna...
— L’uso della penna è facoltativo nel mio regno.
— Oh! maestà... come sono felice... - voleva cominciare, entusiasmato, Ciuffettino; ma il re, còlto da un impeto di sonno - sfido, pover’omo! non chiudeva mai occhio! - si era raggomitolato nel suo seggio, aveva curvato il capo fin su le ginocchia, attaccando un bafarellino...
Il ragazzo si tacque, e aspettando il risveglio di Pipino il losco, si divertì a far delle oche di carta con un trattato di commercio che era scivolato dalle mani del grande monarca di Sbadigliopolis.