Pagina:Yambo, Ciuffettino.djvu/232: differenze tra le versioni

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Versione attuale delle 16:17, 13 giu 2021


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vano lampi multicolori, come se fossero stati fatti di brillanti e di smeraldi. Che delizia degli occhi!... Ciuffettino, sbalordito e contento, continuò a ballare e a far capriòle finchè non si sentì stanco. Allora cavò di tasca il cartoccio di mandorle, e si pose a mangiare, sempre balbettando, fra un boccone e l’altro:

— Che bell’isola... che bella città...!

Quando ebbe finito tutte le mandorle, si precipitò giù dalla rupe, e si mise a correre verso la città misteriosa. Aveva preso un sentiero largo e pulito, e trottava come un ciuchino, a testa bassa... E per poco non dava del capo nel timone di un carro che veniva innanzi pian piano, tirato da due buoi pigri e sonnolenti.

Colui che guidava il carro, stando seduto su di un mucchio di fieno, si mise a ridere sommessamente, a piccoli scatti: e poi, dopo un lungo sbadiglio, mormorò:

— Che cosa fai, piccolo imbecille? non ti vergogni di andare a piedi a quel modo? Vedi, tra poco ti rompevi la zucca...

Ciuffettino, stupefatto, guardò prima l’uomo che sonnecchiava, e poi i buoi che sembravano lì lì per chiudere gli occhi e dormire... e poi il cane che taceva un pisolino in cima al carro... In ultimo gridò con voce squillante:

— Io non mi vergogno di andare a piedi: voi, piuttosto, dovreste guidare un po’ meglio i vostri buoi... — O se no, perchè non correte a mettervi a letto?

L’uomo fece un piccolo gesto di disgusto, e si tappò le orecchie, sbadigliando ancora.

— Uh! come strilli! Mi sono alzato adesso - sospirò. - Non sai, poverino, che in questo paese è proibito di correre? Ti compatisco perchè devi essere un forestiero...