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gli uomini, appena serbano vestigi della loro indole generosa. Ardiremo noi far soggetto di poema quella religione e quelle storie se il solo dubbio che l’autore viva nell’età nostra, scema gran parte della maraviglia? La poesia non aspira ad accendere soltanto gl'ingegni che hanno l’esca in sè stessi, ma a cangiare in fervidi anche i più riposati, al che non giunge se non toccando gli stati della società nei quali gli uomini vivono, e tutte le passioni come sono modificate da’ costnmi.

VII. Ma (pur troppo!) la nostra poesia non può avere nè lo scopo nè i mezzi de’ Greci e delle nazioni magnanime; perocchè non potendole conferire le moderne religioni, nè il sistema algebraico de’ presenti governi, poco può ella conferire alla politica. Massimi fatti estraordinari destano la poesia storica, face illuminatrice dell'antichilà. La navigazione degli argonauti e la confederazione di tutta la Grecia sotto Troia hanno dato luce a’ lor secoli per avere eccitati i poeti a cantar quella impresa. Che se non a nazioni vere, ma a regali famiglie, ed a grandi volghi tende il canto del poeta, allora pare giusto l’esilio che decretava Platone. Il decadimento della poesia storica si incomincia a travedere sino da’tempi di Virgilio.