Pagina:Catullo e Lesbia.djvu/141: differenze tra le versioni
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{{Pt|tullo| Catullo}} ci sta così poco ad agio in quella prosa come un povero matto dentro ad una camicia di forza. |
{{Pt|tullo| Catullo}} ci sta così poco ad agio in quella prosa come un povero matto dentro ad una camicia di forza. |
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Oltre a queste due traduzioni e a quella dell’{{Ac|Michel de Marolles|abate de Marolles}} e del {{AutoreCitato|Ferdinand Collet|Collet}}, che io non ho potuto vedere, i Francesi hanno un romanzo ''sugli amori di Catullo'' di un tal {{Ac|Jean de La Chapelle|de la Chapelle}}<ref>Paris, 1680.</ref> da non confondere, com’egli scrupolosamente ci avverte nella prefazione, con {{Ac|Claude-Emmanuel Luillier|La Chapelle}}, amico dell’amabile {{Ac|François Le Coigneux de Bachaumont|Bachaumont}}. |
Oltre a queste due traduzioni e a quella dell’{{Ac|Michel de Marolles|abate de Marolles}} e del {{AutoreCitato|Ferdinand Collet|Collet}}, che io non ho potuto vedere, i Francesi hanno un romanzo ''sugli amori di Catullo'' di un tal {{Ac|Jean de La Chapelle|de la Chapelle}}<ref>Paris, 1680.</ref> da non confondere, com’egli scrupolosamente ci avverte nella prefazione, con {{Ac|Claude-Emmanuel Luillier|La Chapelle}}, amico dell’amabile {{Ac|François Le Coigneux de Bachaumont|Bachaumont}}. Benchè il fondo del racconto sia storico, pure le circostanze e gli avvenimenti sono così alterati, falsati o guastati in guisa tanti aneddoti della vita del poeta, accozzato il tutto ed abborracciato con si poca bravura, che se il libro riesce fino ad un certo punto saporito, gli è perchè ritien metà del pasticcio. |
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L’autore ciò non ostante vuol sostenere, che l’opera sua è un’epopea bella e buona, e fatta sulle ricette di {{Ac|Aristotele|Aristotile}} e di {{Ac|Jean Racine|Racine}}, i quali, secondo me, si troveranno impacciati a sentirsi citare a proposito di Catullo. Ci avverte oltre a ciò, che egli regala al pubblico codesto suo poema epico, non per altro che per mera carità cristiana verso quegli uomini pervertiti di gusto, a cui la lettura dell’Evangelo non è una distrazione sufficente; ei vuole, com’egli stesso s’esprime, trattarli come ''des malades faibles, dégoûtés et affamés, à qui l’on permet les appétits les moins nuisibles, de peur qu’ils ne s’abandonnent à de plus dangereux.'' Dopo ciò, conclude il Pezay, mi sembra che il signor de la Chapelle meriti meglio un posto alle missioni straniere, che all’Accademia francese. |
L’autore ciò non ostante vuol sostenere, che l’opera sua è un’epopea bella e buona, e fatta sulle ricette di {{Ac|Aristotele|Aristotile}} e di {{Ac|Jean Racine|Racine}}, i quali, secondo me, si troveranno impacciati a sentirsi citare a proposito di Catullo. Ci avverte oltre a ciò, che egli regala al pubblico codesto suo poema epico, non per altro che per mera carità cristiana verso quegli uomini pervertiti di gusto, a cui la lettura dell’Evangelo non è una distrazione sufficente; ei vuole, com’egli stesso s’esprime, trattarli come ''des malades faibles, dégoûtés et affamés, à qui l’on permet les appétits les moins nuisibles, de peur qu’ils ne s’abandonnent à de plus dangereux.'' Dopo ciò, conclude il {{AutoreCitato|Alexandre Masson de Pezay|Pezay}}, mi sembra che il signor de la Chapelle meriti meglio un posto alle missioni straniere, che all’Accademia francese. |
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Chi volesse poi formarsi un’idea delle versioni che |
Chi volesse poi formarsi un’idea delle versioni che |