Pagina:Catullo e Lesbia.djvu/132: differenze tra le versioni

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1684 con eruditissimo comento di {{Ac|Isaac Vossius|Isacco Vossio}}. Oltre a parecchi altri codici si valse questi del Mediolanense, antichissimo e correttissimo sovra tutti gli altri; ma egli mostra nell’emendare e nel sostituire cotale disinvolto ardimento, che sa molto d’arbitrario e presuntuoso; ed esce spesso in sì fatte congetture, che se hanno talvolta il merito dell’acume, hanno tal’altra una così maligna stranezza da rendere il povero Catullo un poeta oscenamente vulgare, e d’indole molto simile a chi lo comenta.
1684 con eruditissimo comento di {{Ac|Isaac Vossius|Isacco Vossio}}. Oltre a parecchi altri codici si valse questi del Mediolanense, antichissimo e correttissimo sovra tutti gli altri; ma egli mostra nell’emendare e nel sostituire cotale disinvolto ardimento, che sa molto d’arbitrario e presuntuoso; ed esce spesso in sì fatte congetture, che se hanno talvolta il merito dell’acume, hanno tal’altra una così maligna stranezza da rendere il povero Catullo un poeta oscenamente vulgare, e d’indole molto simile a chi lo comenta.


Del copiosissimo comento del {{AutoreIgnoto|Volpi}} ripetiamo ciò che il {{Ac|Ugo Foscolo|Foscolo}} ne scrisse: «Non ha lezione nuova, nè arcana dottrina che non sia tutta del Vossio; nè le virtù sole, ma i vizi adottò del precettore. Lussureggia la mole del suo comento di citazioni importune che prendono occasione non dalle viscere del soggetto, ma da nude parole.»<ref>''{{Tc|La chioma di Berenice|Chiom. di Beren.}},'' I, 3, 5.</ref>
Del copiosissimo comento del {{AutoreCitato|Giovanni Antonio Volpi|Volpi}} ripetiamo ciò che il {{Ac|Ugo Foscolo|Foscolo}} ne scrisse: «Non ha lezione nuova, nè arcana dottrina che non sia tutta del Vossio; nè le virtù sole, ma i vizi adottò del precettore. Lussureggia la mole del suo comento di citazioni importune che prendono occasione non dalle viscere del soggetto, ma da nude parole.»<ref>''{{Tc|La chioma di Berenice|Chiom. di Beren.}},'' I, 3, 5.</ref>


L’edizione di Venezia del 1738, annunziata col fastoso titolo di: ''Catullus in integrum restitutus ex ms. nuper Romæ reperto, et ex gallicano, patavino, Mediolanense, romano, Zanchi, Maffei, Scaligeri, Achillis, Vossii et aliorum; critice Joh. Franc. Corradini de Allio in interpretes veteres, recentioresq. grammaticos, chronologos, etymologos, lexicographos, cum vita poetæ nondum edita,'' non poteva essere altro che una ciarlatanerìa: basta leggere il titolo.
L’edizione di Venezia del 1738, annunziata col fastoso titolo di: ''Catullus in integrum restitutus ex ms. nuper Romæ reperto, et ex gallicano, patavino, Mediolanense, romano, Zanchi, Maffei, Scaligeri, Achillis, Vossii et aliorum; critice Joh. Franc. Corradini de Allio in interpretes veteres, recentioresq. grammaticos, chronologos, etymologos, lexicographos, cum vita poetæ nondum edita,'' non poteva essere altro che una ciarlatanerìa: basta leggere il titolo.