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magistrato della monarchia; ed un consigliere, assai maggiore di un ministro; però che ministri avea spesso nominati per necessità, non mai consiglieri se non per affetto; distinzione potentissima nell’animo regio avvezzo a misurare l’autorità e ’l merito dei soggetti dalle concessioni del suo favore. Se dunque il consiglio di stato del decennio si chiamava altrimenti, era forse mantenuto.
LIBRO


Gioacchino lasciò imperfetta l’amministrazione: sebbene avesse il pensiero di migliorarla, gli mancò il tempo; preparava nuova legge allorchè per Bonaparte uscito dall’Elba, e lui stesso mosso alla guerra d’Italia, restò interrotto il lavoro, che indi a poco perì affatto per la celere caduta di questo ardito monarca. Era gloria serbata al successore; ma questi, dando suo nome alle leggi di Giuseppe e Gioacchino, le confermò ciecamente; e maggiore odio gli nacque, avvegnachè i popoli attendono da’ vecchi governi quiete, parsimonia, abbondanza, come da nuovi gloria, imprese, grandezza. Volgevano sempre in peggio le cose amministrative, non importando al re il ministero dell’interno, che per venti mesi restò abbietto e quasi dimenticato nelle mani del ministro di giustizia; indi fu commesso ad un tal Parise siciliano, settuagenario, inesperto e nemico delle nuove cose, schernitore delle belle arti e delle scienze; e, lui morto, al ministro di marina general Naselli, meno nuovo del Parise alle cose nuove ma più ignorante; nelle quali scelte svelavasi la timida ambizione de’ ministri Medici e Tommasi, i quali volevano accerchiare il re e se stessi d’uomini inetti, acciocchè la propria mediocrità risplendesse.
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X. A riformare i codici dello stato furono eletti parecchi magistrati di buona fama e dottrina; duravano intanto i codici del decennio, abolito solamente il divorzio e mutate in peggio le leggi di successione: altre adunanze riformavano il codice militare. Il governo era sollecito di {{Ec|fardi sparire|far disparire}} dagli atti pubblici i nomi e i tempi di Giuseppe e Gioacchino, sperando, superbo e stolto, cancellare que’ due re da’ fasti della istoria e dalla memoria degli uomini.
OTTAVO —
un


Ho riferito ne precedenti libri che a’ primi tempi del decennio furono composte molte commissioni militari, tribunali atroci, nella novità di regni necessarie rigidezze, diminuite sotto Gioacchino, abolite affatto verso ii fine del suo regno. Tornarono pochi mesi dopo il ritorno dei Borboni, essendo turbata la quiete pubblica da gran numero di malfattori. Nè quel rigore bastando, usci decreto, del quale i modi e gli effetti io qui discorro per tracciare le vicende di civiltà e di barbarie tra cui vacillavano gli ordinamenti dello stato. Una giunta composta dell’intendente, del comandante della provincia e del presidente della corte criminale, formava e pubblicava la lista de’ fuorbanditi; la vita degli inseritti era messa a prezzo, e dato a tutti la facolià di spegnerla; premiavasi nel
magislrato della monarchia; od

1815.

consigliere, assai maggiore di

un ministro^ però che ministri avea spesso nominali per necessità,
non mai consiglieri se non per afTetto distinzione potentissima neir
animo regio avvezzo a misurare l' autorità e '1 merito dei soggetti
dalle concessioni del suo favore. Se dunque il consigUo di stato del
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si chiamava altrimenti , era forse mantenuto.
Gioacchino lasciò imperfetta l'amministrazione sebbene avesse
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il pensiero di migliorarla ,
preparava nuova
legge allorché per Bonaparte uscito dall' Elba, e lui stesso mosso alla

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guerra d'Itaha, restò interrotto il lavoro, che indi a poco peri
per la celere caduta di questo ardito monarca. Era gloria serbata al successore-, ma questi, dando suo nome alle leggi di Giu-

affatto

seppe e Gioacchino, le confermò ciecamente: e maggiore odio gli
nacque , avvegnaché i popoli attendono da' vecchi governi quiete
parsimonia, abbondanza, come da nuovi gloria imprese, gran,

dezza. Volgevano

sempre

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ministero

in

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,

che per venti mesi restò
abbietto e quasi dimenticato nelle mani del ministro di giustizia
indi fu commesso ad un tal Parise siciliano, settuagenario, inesal re

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dell'

interno

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;

perto e nemico delle nuove cose

morto

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del Parise alle cose

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schernitore delle belle

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ministro di marina general Naselli

scienze

nuove

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meno

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ambizione de' ministri siedici e Tommasi,
il re e se stessi d'uomini inetti
accioc-

quali volevano accerchiare

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ché la propria mediocrità risplendesse.
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X. A riformare i codici dello stato furono eletti parecchi magistrati di buona fama e dottrina ; duravano intanto i codici del de'cennio , abohto solamente il divorzio e mutate in peggio le leggi di
altre adunanze riformavano il codice militare. Il gosuccessione
verno era sollecito di fardi sparire dagli atti pubblici i nomi e i tempi
di Giuseppe e Gioacchino, sperando, superbo e stolto, cancellare
cjue" due re da' fasti della istoria e dalla memoria degU uomini.
Ho riferito ne' precedenti libri che a' primi tempi del decennio
furono composte molte commissioni militari, tribunali atroci,
diminuite sotto Gioacnella novità di regni necessarie rigidezze
chino, aboUte affatto verso il fine del suo regno. Tornarono pochi
mesi dopo il ritorno dei Borboni , essendo turbata la quiete pubWica
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da gran numero
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del quale

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i

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Una

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quel rigore bastando, usci de-

e gli effetti io qui discorrò

barbarie tra cui vacillavano

giunta composta

dell'

per tracciare le
ordinamenti

gli

intendente, del comandante

formava e
messa
premiavasi nel

della provincia e del presidente della corte criminale

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