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LIBRO OTTAVO — 1815. 175

il carico di governare l’esercito; ed essi per mostra d’imparzialità, se della parte borbenica erano sempre avversi a’ borbonici, e se della murattista, a’ murattisti; e per dare pruova di animo elevato e benigno, ora gli uni, ora gli altri difendevano gli oppressi della opposta setta. Si scambiarono le veci, non mutarono le cose, vi furono fazioni, favori, oltraggi, scandalo, irritamento.

Tal cra il consiglio; discorriamone le opere. Radunarono in Salero i resti dell’esercito di Murat, tutte le milizie venute di Sicilia furono guardie reali. Dipoi composero alcuni reggimenti mescolando soldati ed uffiziali delle due parti, ma dando a quelli del decennio stipendio più scarso, a quelli di Sicilia più largo; i generali rimpatriati col re furono promossi di uno o due gradi; fu decretato che a grado uguale nel 23 maggio 1815 (giorno della restaurazione borbonica) gli uffiziali dell’esercito siciliano si preferissero ai Napoletani, qualunque fosse l’anzianità de’ servigi; nè ancora satollo di favori, il re alle posteriori promozioni de’ favoriti da lui pone l’antidata del 23 maggio a fine di aggiungere al maggiore grado il benefizio della preferenza. Negli eserciti l’anzianità è verità, materiale, immutabile come il tempo; può l’affetto o la intemperanza de’ potenti cumulare gradi a gradi, ma non far più lenti gli anni dell’uno, più celeri quelli dell’altro.

Dell’ordine cavalleresco delle due Sicilie, mantenuto per trattati e promesse, furono cangiati colori, stemma, epigrafe, e così trasformato nemmeno piacque al governo; il corpo di marina dovè nasconderlo; degli altri uffiziali dell’esercito, i timidi lo deposero, gli animosi erano malvisti; nei circoli di corte bisognava celare que’ fregi allo sguardo del re, o soffrirlo austero; nel nuovo scudo della monarchia quell’ordine non aveva segno. Le due parti dell’esercito erano dunque separate più che non mai, e ne derivava debolezza allo stato, onta al supremo consiglio, pericolo al governo.

Si rinnovarono le ordinanze militari, e tutto essendo nuovo, fu generale la inesperienza e ’l fastidio. La stessa tattica mutò, nata da Gustavo, perfezionata da Federico, usata da tutta Europa guerriera, rispettata da Bonaparte, sperimentata in tante guerre, coronata di successi e di gloria, parve imperfetta, e la riformavano quattro generali, due di un esercito non mai guerriero, e due di un’altro mai sempre vinto.

IX. Così la milizia. Nell’amministrazione civile, confermati gli ordini municipali e provinciali ma rivocato il consiglio di stato, restarono i consigli alle comunità, a’ distretti, alle province, mancò al regno; e poichè ad esso annodavansi le fila della economia generale, restò la catena interrotta e lo stato senza unità di amministrazione. Il nome gli fu cagione di morte; il consiglio di stato borbonico, benchè ozioso, era in mente del re Ferdinando il più alto