Pagina:Storia del reame di Napoli dal 1734 sino al 1825 II.pdf/177: differenze tra le versioni

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francavano i censi, si alienavano i beni delle fondazioni pubbliche; ed in tanti modi ricercate quelle rendite, e salite in maggior pregio, la finanza creando nuove cedole, accumulò ricche somme. Ma il debito dello stato cresceva; era di ducati ottocentomila al cadere di Murat, fu indi a poco doppiato. E maggiore pericolo derivava da quegli artifizii perchè tutte le fondazioni di universale giovamento, monti di pietà, ospedali, case, di arti, di scienze, di educazione, perderono il patrimonio de’ loro beni, spacciati dal governo e mutati in rendite sul gran libro dello stato. E perciò tutti i mezzi di civiltà trovandosi legali alle sorti della finanza, un imperioso bisogno, una spietata conquista, il cuore empio di un re poteva, negando o sospendendo quegl’impegni, respingere sino alla miseria tutta la napoletana società.
LIBRO
francavano


Tra le compre de’ suddetti beni, una che ne fece un ministro diede onta a lui, discredito al governo, e ragion vuole che io qui la narri; che a figurare il quinquennio (disegno con questo nome della sua durata il tempo del quale scrivo; come ho chiamato decennio i due regni uniti della stirpe Napoleonica), si richieggono molti fatti, ognuno de’ quali sembrerebbe non degno di ricordanza. Non aspetti il lettore le consuete cause delle rivoluzioni, tirannide attiva, decaduta finanza, depredate proprietà, vite spente o minacciate; ma più falli che colpe, leggere insidie, odii oscuri, rivoli quasi inosservati per cinque anni del politico torrente che inondò il regno nell’anno 20. È grave lo scrivere, tedioso il leggere di particolarità e di persone; ma sarà frutto della comune fatica la spiegazione di un fenomeno forse nuovo nel inondo. Fu visto emergere la rivoluzione dal seno di monarchia moderata, ricca finanza, quasi non macchiata giustizia civile; fu visto abbattere un reggimento che pure aveva partigiani ed amici, ed altro formarsene che di molti offendeva le opinioni e l’interesse; e quella novità, non appena mossa da pochi, seguita dai più, da tutti applaudito. Paradossi che diligente istoria spiegherà, descrivendo i vizii di ogni parte dello stato, e dando nome al morbo che lo spense.
ed


Si vendeva la ricca dote dell’accademia reale, assegnata da due ultimi re per sostegno delle scienze e degli scienziati, e n’era tenue l’affitto come addiviene de beni pubblici. Il marchese Tommaso la comperò contro rendite inscritte, il guadagno fu grande, la già prodigiosa di lui fortuna fu doppiata, l’accademia perdè per sempre la speranza di miglior patto. I modi furono turpi: la legge che poneva in vendita i beni dello stato fu tenuta occulta dal ministro cancelliere per dar tempo al marchese di fare acquisto delle rendite, prima che l’effetto necessario di quella legge ne crescesse il valore; dipoi pubblicata, il ministro della giustizia per autorità e preghiere allontanò i concorrenti dalla compra; ed infine il ministro
censi

i

modi

in tanti

si

,

alienavano

i

1815.

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beni delle fondazioni pufcbliche

nuove cedole, accumulò ricche somme.

debito dello stato cresceva

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maggior pre-

ricercate quelle rendile, e salite in

gio, la finanza creando
il


OTTAVO

Ma

era di ducati oltocentomila al cadere

poco doppiato. E maggiore pericolo derivava da
perchè tutte le fondazioni di universale giovamento
monti di pietà, ospedali, case. di arti, di scienze, di educazione,
perderono il patrimonio de' loro beni spacciati dal governo e mutali in rendite sul gran libro dello stato. E perciò tulli i mezzi di
civiltà trovandosi legati alle sorli della finanza , un imperioso bisogno, una spietata conquista, il cuore empio di un re poteva, nedi

Murat,

quegli

fu indi a

arlifizii

,

gando o sospendendo quegr impegni

Tra

respingere sino

,

alla

miseria

napoletana società.

tutta la

le

compre

de' suddetti beni

una che ne

,

fece

un ministro

diede onta a lui, discredilo al governo, e ragion vuole che io qui

quinquennio (disegno con questo nome
come ho chiamalo de;
cennio i due regni uniti della stirpe Napoleonica) si richieggono
molli fatti ognuno de' quali sembrerebbe non degno di ricordanza.
la

narri; che a figurare

della sua durata

il

il

tempo del quale scrivo

,

Non

aspetti

il

lettore le

consuete cause delle rivoluzioni

tirannide

,

depredate proprietà, vite spente o minacche colpe , leggere insidie , odii oscuri , rivoli

attiva, decaduta finanza,
ciate

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ma

più

falli

quasi inosservati per cinque anni del politico torrente che inondò

il

regno nell'anno 20. È grave lo scrivere, tedioso il leggere di particolarità e di persone
ma sarà frutto della comune fatica la spiegazione di un fenomeno forse nuovo nel mondo. Fu visto emergere
la rivoluzione dal seno di monarchia moderala
ricca finanza quasi
non macchiata giustizia civile; fu visto abbattere un reggimento
che pure aveva partigiani ed amici ed altro formarsene che di
molti offendeva le opinioni e l'interesse; e quella novità, non appena mossa da pochi seguita dai più da tutti applaudita. Paradossi
che diligente istoria spiegherà descrivendo i vizii di ogni parie
dello slato, e dando nome al morbo che lo spense.
Si vendeva la ricca dote dell' accademia reale assegnata da due
;

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ultimi re per sostegno delle scienze e degli scienziati

,

e n' era tenue

come addiviene de' beni pubblici. 11 marchese Tommaso la
comperò contro rendile inscritte, il guadagno fu grande, la già
rafiìtto

prodigiosa di lui fortuna fu doppiala
la

speranza di miglior patto.

poneva

in vendita

cancelliere per dar

prima che
lore

;

l'

i

tempo

dipoi pubblicata
i

l'

accademia perde per sempre
turpi

:

la

legge che

beni dello stalo fu tenuta occulta dal ministro
al

marchese

effetto necessario

ghiere allontanò

,

modi furono

I

,

il

di fare acquisto delle rendile,

di quella legge

ne crescesse

il

va-

ministro della giustizia per autorità e pre-

concorrenti dalla compra; ed infine

il

ministro