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di Sicilia, in Napoli, cui toccava il diritto e l’obbligo di esaminarli e farne relazione alla presidenza dei ministri e al re.

Con simile ordinamento non era umano, tenuto conto delle facili suscettibilità dell’indole meridionale e dei precedenti dell’ultimo mezzo secolo, che fra il luogotenente e il ministro di Sicilia a Napoli non sorgessero gelosie e attriti. Filangieri, prevedendo queste difficoltà, rifiutò in sulle prime l’ardua missione, e in data degli 8 ottobre 1849, scriveva al re: "l’unica mia ambizione, il solo mio desiderio, il più ardente dei miei voti, essendo quello di meritare la Sua sovrana approvazione, io La scongiuro, per quanto ha di più caro al mondo, di restituirmi al mio impiego militare, ove spenderò tatto me stesso per contentare di nuovo V. M., com’ebbi la bella sorte di farlo altra volta. Giammai ho esercitato funzioni civili; e giunto come io sono al verno dell’età mia, un tardo noviziato potrebbe forse non tornare utile quanto durevole alla M. V.„.1 Ma Ferdinando, il quale aveva fatto annunziare ai siciliani che avrebbe loro dato per vicerè l’erede della corona, giovinetto a dodici anni, e poi non mantenne la promessa, scelse il principe di Satriano, reputandolo l’uomo più adatto a governare la Sicilia, da lui riconquistata alla monarchia. E questi illudendosi che, nell’interesse della dinastia, il re gli avrebbe lasciate le mani libere, non solo rispetto all’ordinario governo locale, ma rispetto a quelle riforme amministrative ed economiche, delle quali aveva riconosciuta l’urgenza durante la lunga campagna, accettò il bastone luogotenenziale e si mise all’opera.

Il principe di Satriano e duca di Taormina, era stato accolto dalle popolazioni dell’Isola, ma soprattutto dalle classi benestanti, come il restauratore dell’ordine sociale, profondamente turbato dorante il governo della rivoluzione. Nei sedici mesi di quel governo la pubblica sicurezza fa un mito; la vecchia polizia venne distrutta, ma la nuova non si creò; si cambiarono sette ministri di polizia; nelle Camere si adirono frequenti proteste per la scarsa sicurezza nelle campagne e nelle città, per le prepotenze delle squadre e delle compagnie d’arme, come per l’impotenza della guardia nazionale: impotenza superata solo dall’ar-

  1. Archivio Filangieri.