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ne doveva invidiare l’ingegno altissimo, non poteva che prendere sotto le ali della sua protezione i detrattori di quella mente elevatissima, magari se codesti detrattori militassero in un campo diverso del proprio. Le nostre congetture, intanto, non sembrino ardite agli ammiratori del Giusti; chè, noi, nel proseguimento di questo capitolo, le documenteremo.

Frattanto le poesie del Giusti — quelle più rivoluzionariamente ardite — erano pubblicate nell’Apostolato Popolare, giornale che nel 1842 cominciò a veder la luce a Londra sotto la direzione di Giuseppe Mazzini. Cosi il Brindisi di Girella, col titolo — Ai liberali del 1821 (sic) oggi Avvocati del Fisco, fu stampato nel numero del 15 agosto; l’Incoronazione, in quello del 25 settembre, ed infine Lo Stivale, col titolo: La Cronaca dello Stivale, in quello del 25 novembre. Il 20 dello stesso mese di novembre, l’ispettore di Polizia di Firenze trasmetteva alla Presidenza del Buon Governo un esemplare manoscritto della risposta a Lamartine (veramente il Giusti aveva aspettato quasi diciotto anni per rispondere al poeta francese) e conosciuta in seguito col titolo: La Terra dei Morti, ma che allora sotto il titolo di: Mummie Italiche era stata posta in giro. Le satire naturalmente non portavano il nome dell’autore; ma questo non era un mistero per alcuno, specie per la Polizia che ne faceva delle copie in magnifico corsivo inglese per l’uso della Corte, dei ministri e della Presidenza del Buon Governo. Si capisce che i ministri non ci dormivano sopra, sopratutto dopo che le poesie fecero rumorosamente la loro comparsa nel giornale del Mazzini. A Firenze, peraltro, anche prima che quel periodico si assumesse l’incarico di spargerle per l’Italia, erano state gustatissime ed avevano procurato al loro autore una celebrità per così dire mezzo clandestina. Lo spirito satirico è una delle caratteristiche