Pagina:La fine di un regno (Napoli e Sicilia) I.djvu/96: differenze tra le versioni

BrolloBot (discussione | contributi)
m BrolloBot ha spostato la pagina Pagina:La fine di un regno (Napoli e Sicilia).djvu/96 a Pagina:La fine di un regno (Napoli e Sicilia) I.djvu/96 senza lasciare redirect: Spostramento per modifica nome Indice
Mizardellorsa (discussione | contributi)
Nessun oggetto della modifica
Corpo della pagina (da includere):Corpo della pagina (da includere):
Riga 1: Riga 1:
essere il morbo alimentato dal luridume, ma da contagi mi- steriosi. Ferdinando II aveva comuni con la parte infima del suo popolo i pregiudizii e le paure. In tempo di epidemie, egli colla Corte si rifugiava a Caserta, o si chiudeva a Gaeta, avendo un vivace sentimento di disprezzo per Napoli, che chiamava ''casalone'' ed abbandonava a se stessa.
essere il morbo alimentato dal luridume, ma da contagi misteriosi. Ferdinando II aveva comuni con la parte infima del suo popolo i pregiudizii e le paure. In tempo di epidemie, egli colla Corte si rifugiava a Caserta, o si chiudeva a Gaeta, avendo un vivace sentimento di disprezzo per Napoli, che chiamava ''casalone'' ed abbandonava a se stessa.


Ricordo fra i Decurioni di quegli anni: {{Wl|Q3750690|Francesco Spinelli}}, che poi fu sindaco nei nuovi tempi e senatore del Regno; {{Wl|Q63953156|Michele Praus}}, che fa deputato di sinistra; il barone Carlo Tortora Brayda, insigne magistrato; il principe di Castagneta, Nicola Caracciolo, padre di {{Wl|Q3756929|Gaetano}}, senatore del Regno; i celebri medici Rosati e Ramaglia; l’ingegnere Maiuri, uomo di molto valore tecnico; don Antonio Fabiani, avvocato, professore di procedura civile e suocero di {{Wl|Q139839|Agostino Magliani}}. Era Eletto a San Ferdinando Michele Gaetani d’Aragona, il quale più tardi fu sottointendente, e nel 1860 era a Formia, non essendo raro il caso che gli Eletti fossero chiamati a più alti ufficii amministrativi. Il sindaco e gli Eletti, non il sindaco e i Decurioni, formavano l’"Eccellentissimo Corpo della città di Napoli„. Anche Francesco Dentice d’Accadia, Eletto al quartiere Stella, divenne più tardi sottointendente, e lo era divenuto qualche anno prima il principe di Acquaviva, che nel 1856 successe a Giuseppe Colucci a Città Ducale.<ref>Nella prima edizione riportai i nomi di tutti gli Eletti ed Aggiunti di quegli anni.</ref>
Ricordo fra i Decurioni di quegli anni: {{Wl|Q3750690|Francesco Spinelli}}, che poi fu sindaco nei nuovi tempi e senatore del Regno; {{Wl|Q63953156|Michele Praus}}, che fa deputato di sinistra; il barone Carlo Tortora Brayda, insigne magistrato; il principe di Castagneta, Nicola Caracciolo, padre di {{Wl|Q3756929|Gaetano}}, senatore del Regno; i celebri medici Rosati e Ramaglia; l’ingegnere Maiuri, uomo di molto valore tecnico; don Antonio Fabiani, avvocato, professore di procedura civile e suocero di {{Wl|Q139839|Agostino Magliani}}. Era Eletto a San Ferdinando Michele Gaetani d’Aragona, il quale più tardi fu sottointendente, e nel 1860 era a Formia, non essendo raro il caso che gli Eletti fossero chiamati a più alti ufficii amministrativi. Il sindaco e gli Eletti, non il sindaco e i Decurioni, formavano l’"Eccellentissimo Corpo della città di Napoli„. Anche Francesco Dentice d’Accadia, Eletto al quartiere Stella, divenne più tardi sottointendente, e lo era divenuto qualche anno prima il principe di Acquaviva, che nel 1856 successe a Giuseppe Colucci a Città Ducale.<ref>Nella prima edizione riportai i nomi di tutti gli Eletti ed Aggiunti di quegli anni.</ref>
Riga 5: Riga 5:
Sindaco, Decurioni, Eletti ed Aggiunti venivano nominati dal Re ed erano persone di molta probità e nobili quasi tutti; oggi sono invece innalzati dal suffragio popolare, coadiuvato dalle trappolerie dell’urna. Allora, sia detto per la verità, in essi non c’era secondo fine, ma facevano anche meno; o meglio, non prestavano quasi altra opera, che quella di ufficiali dello stato civile.
Sindaco, Decurioni, Eletti ed Aggiunti venivano nominati dal Re ed erano persone di molta probità e nobili quasi tutti; oggi sono invece innalzati dal suffragio popolare, coadiuvato dalle trappolerie dell’urna. Allora, sia detto per la verità, in essi non c’era secondo fine, ma facevano anche meno; o meglio, non prestavano quasi altra opera, che quella di ufficiali dello stato civile.


Intendente della provincia di Napoli era don Carlo Cianciulli, che il Re soprannominava '''o trommone dell’acquaiuolo'',<ref>Il recipiente di latta, rivestito di legno, nel quale gli aoquafrescai di Napoli raccolgono l’acqua colla neve, e per iscioglierla, lo mandano su e giù, è detto nel linguaggio dialettale: ''trommone'' ({{Sc|trombone}}).</ref>
Intendente della provincia di Napoli era don Carlo Cianciulli, che il Re soprannominava '''o trommone dell’acquaiuolo'',<ref>Il recipiente di latta, rivestito di legno, nel quale gli acquafrescai di Napoli raccolgono l’acqua colla neve, e per iscioglierla, lo mandano su e giù, è detto nel linguaggio dialettale: ''trommone'' ({{Sc|trombone}}).</ref>
perchè dondolava costantemente la testa. L’Intendenza, ora Prefettura, aveva sede a Monteoliveto. Era segretario generale
perchè dondolava costantemente la testa. L’Intendenza, ora Prefettura, aveva sede a Monteoliveto. Era segretario generale