Pagina:Bois - Sui confini della scienza della natura,1928.djvu/23: differenze tra le versioni

Cruccone (discussione | contributi)
 
(Nessuna differenza)

Versione attuale delle 22:42, 12 apr 2021


— 25 —


Un atomo filosofico invece, vale a dire una supposta indivisibile massa di un substrato inattivo o senza alcuna efficacia, dal quale emanano in lontananza nello spazio vuoto forze operanti, è, secondo una più minuta osservazione, una assurdità.

Poichè, a fine che questo substrato, indivisibile, inattivo e per sè senza efficacia, abbia un’esistenza reale, deve pur occupare uno spazio, per quanto piccolo. Non si capisce poi perchè non debba esser più oltre divisibile. E non può occupare lo spazio altro che se è perfettamente solido, vale a dire se si rifiuta alla penetrazione nello stesso spazio di altri corpi, mediante una forza repulsiva operante ai suoi confini, ma non oltre, la quale diventa subito più grande che qualsiasi data forza. Lasciando da parte altre difficoltà che nascono da ciò, il substrato in tal caso non è più inattivo. Se si suppone invece coi dinamisti che il substrato sia soltanto il punto di mezzo geometrico delle forze centrali, in tal caso questo substrato non occupa più lo spazio, poichè il punto rappresenta nello spazio la negazione dello spazio. Allora non c’è più nulla da cui emanino le forze centrali, e ciò che può essere inattivo è uguale alla materia.

Le forze operanti a distanza nello spazio vuoto, sono per sè stesse incomprensibili, anzi assurde, e soltanto dal tempo di Newton in poi, intendendo male il suo insegnamento e contro sua espressa ammonizione, son diventate un concetto comune ai naturalisti12. Se si immagina con Descartes e Leibniz tutto lo spazio pieno,