Pagina:Alighieri, Dante – La Divina Commedia, 1933 – BEIC 1730903.djvu/347: differenze tra le versioni

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La divina bontá, che da sé speme
La divina bontá, che da sé speme
ogni livore, ardendo in sé, sfavilla
ogni livore, ardendo in sé, sfavilla
{{R|66}}si che dispiega le bellezze eterne.
{{R|66}} che dispiega le bellezze eterne.
Ciò che da lei senza mezzo distilla
Ciò che da lei senza mezzo distilla
non ha poi fine, perché non si move
non ha poi fine, perché non si move
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Di tutte queste dote s’avvantaggia
Di tutte queste dote s’avvantaggia
l’umana creatura; e s’una manca,
l’umana creatura; e s’una manca,
{{R|78}}di sua nobilita convien che caggia.
{{R|78}}di sua nobilitá convien che caggia.
Solo il peccato è quel che la disfranca,
Solo il peccato è quel che la disfranca,
e falla dissimile al sommo bene,
e falla dissimile al sommo bene,