Pagina:Leopardi, Giacomo – Canti, 1938 – BEIC 1857225.djvu/196: differenze tra le versioni

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Di questa fama anticamente divulgata, che in Ispagna e in Portogallo, quando il sole tramontava, s’udisse a stridere di mezzo al mare a guisa che fa un carbone o un ferro rovente che sia tuffato nell’acqua, sono da vedere il secondo libro di {{AutoreCitato|Cleomede|Cleomede}}<ref>''Circular. Doctrin. de Sublimibus'', l. {{Sc|ii}}, cap. I. Edit. Bake, Lugd. Bat. 1820, p. 109 et seq.</ref>), il terzo di {{AutoreCitato|Strabone|Strabone}}<ref>Amstel. 1707, p. 202 B.</ref>, la quartadecima Satira di {{AutoreCitato|Decimo Giunio Giovenale|Giovenale}}<ref>V. 279</ref>, il secondo libro delle ''Selve'' di {{Sc|Stazio}}<ref>''Genethliac. Lucani'', v. 24 et sequent.</ref> e l’Epistola decimottava d’{{AutoreCitato|Decimo Magno Ausonio|Ausonio}}<ref>V. 2.</ref> (5). E non tralascerò in questo proposito quello che dice {{AutoreCitato|Floro|Floro}}<ref>L. {{Sc|ii}}, c. {{Sc|xvii}}, sect. 12.</ref>, laddove accenna le imprese fatte da Decimo Bruto in Portogallo: «''Peragratoque victor Oceani litore, non prius signa convertit, quam cadentem in maria solem, obrutumque aquis ignem, non sine quodam sacrilegii meta, et horrore, deprehendit''». Vedi altresí le annotazioni degli eruditi sopra il quarantesimoquinto capo di {{AutoreCitato|Publio Cornelio Tacito|Tacito}} delle ''Cose germaniche''.
Di questa fama anticamente divulgata, che in Ispagna e in Portogallo, quando il sole tramontava, s’udisse a stridere di mezzo al mare a guisa che fa un carbone o un ferro rovente che sia tuffato nell’acqua, sono da vedere il secondo libro di {{AutoreCitato|Cleomede|Cleomede}}<ref>''Circular. Doctrin. de Sublimibus'', l. {{Sc|ii}}, cap. I. Edit. Bake, Lugd. Bat. 1820, p. 109 et seq.</ref>, il terzo di {{AutoreCitato|Strabone|Strabone}}<ref>Amstel. 1707, p. 202 B.</ref>, la quartadecima Satira di {{AutoreCitato|Decimo Giunio Giovenale|Giovenale}}<ref>V. 279</ref>, il secondo libro delle ''Selve'' di {{Sc|Stazio}}<ref>''Genethliac. Lucani'', v. 24 et sequent.</ref> e l’Epistola decimottava d’{{AutoreCitato|Decimo Magno Ausonio|Ausonio}}<ref>V. 2.</ref> (5). E non tralascerò in questo proposito quello che dice {{AutoreCitato|Floro|Floro}}<ref>L. {{Sc|ii}}, c. {{Sc|xvii}}, sect. 12.</ref>, laddove accenna le imprese fatte da Decimo Bruto in Portogallo: «''Peragratoque victor Oceani litore, non prius signa convertit, quam cadentem in maria solem, obrutumque aquis ignem, non sine quodam sacrilegii metu, et horrore, deprehendit''». Vedi altresí le annotazioni degli eruditi sopra il quarantesimoquinto capo di {{AutoreCitato|Publio Cornelio Tacito|Tacito}} delle ''Cose germaniche''.
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|width=70px|VII, 5.||E del notturno
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