Pagina:Pavese - Romanzi Vol. 2, Einaudi, 1961.djvu/19: differenze tra le versioni
Corpo della pagina (da includere): | Corpo della pagina (da includere): | ||
Riga 7: | Riga 7: | ||
- Non vuole mica mangiarmi, - mi disse in faccia. |
- Non vuole mica mangiarmi, - mi disse in faccia. |
||
In quel momento si |
In quel momento si sentì il cessato allarme. Per un istante tutti tacquero increduli, poi scoppiò un gran baccano, e i ragazzi saltavano, le vecchie benedicevano, gli uomini diedero mano ai bicchieri e battevano il tempo. - Per stanotte è passata. - Verranno più tardi. - Italiani, l’ho fatta per voi. |
||
Lei non s’era scomposta. Abbandonava sempre il capo oontro il muro, e quando le balbettai: - Lei è Cate. Sei Cate, - non mi dava più risposta. Credo che avesse chiuso gli occhi. |
Lei non s’era scomposta. Abbandonava sempre il capo oontro il muro, e quando le balbettai: - Lei è Cate. Sei Cate, - non mi dava più risposta. Credo che avesse chiuso gli occhi. |
||
Riga 14: | Riga 14: | ||
Poco più tardi, ero rientrato nella villa. Ma intanto era notte, notte fonda e l’Elvira aspettava, quasi sugli scalini, con le mani in mano e le labbra cucite. Disse soltanto: - Stasera, l’ha preso l’allarme. |
Poco più tardi, ero rientrato nella villa. Ma intanto era notte, notte fonda e l’Elvira aspettava, quasi sugli scalini, con le mani in mano e le labbra cucite. Disse soltanto: - Stasera, l’ha preso l’allarme. |
||
Si stava in pensiero -. Scossi il capo e sorridendo nel piatto mi misi a mangiare. Lei mi girava intorno al lume, silenziosa, spariva in cucina, chiudeva gli armadi. - Fosse così tutte le sere, borbottai. |
Si stava in pensiero -. Scossi il capo e sorridendo nel piatto mi misi a mangiare. Lei mi girava intorno al lume, silenziosa, spariva in cucina, chiudeva gli armadi. - Fosse così tutte le sere, borbottai. |
||
Non disse nulla. |
Non disse nulla. |
||
Riga 20: | Riga 19: | ||
Masticando pensavo all’incontro, alla cosa accaduta. Più che di Cate m’importava del tempo, degli anni. Era incredibile. Otto, dieci? Mi pareva di avere riaperto una stanza, un armadio dimenticati, e d’averci trovata dentro la vita di un altro, una vita futile, piena di rischi. Era questo che avevo scordato. Non tanto Cate, non i poveri piaceri di un tempo. Ma il giovane che viveva quei giorni, il giovane temerario che sfuggiva alle cose credendo che dovessero ancora accadere, ch’era già uomo e si guardava sempre intorno se la vita giungesse davvero, questo giovane mi sbalordiva. |
Masticando pensavo all’incontro, alla cosa accaduta. Più che di Cate m’importava del tempo, degli anni. Era incredibile. Otto, dieci? Mi pareva di avere riaperto una stanza, un armadio dimenticati, e d’averci trovata dentro la vita di un altro, una vita futile, piena di rischi. Era questo che avevo scordato. Non tanto Cate, non i poveri piaceri di un tempo. Ma il giovane che viveva quei giorni, il giovane temerario che sfuggiva alle cose credendo che dovessero ancora accadere, ch’era già uomo e si guardava sempre intorno se la vita giungesse davvero, questo giovane mi sbalordiva. |
||
Che cosa c’era di |
Che cosa c’era di comune tra me e lui? Che cosa avevo fatto per lui? Quelle sere banali e focose, quei rischi casuali, quelle speranze familiari come un letto o una finestra - tutto pareva il {{Pt|ri-|}} |